Le milizie di Is cingono d’assedio i guerriglieri curdi, mentre la Turchia resta a guardare e le menzogne restano l’unica linea di politica internazionale dell’Occidente
di Christian Elia
@eliachr
16 ottobre 2014 – Stalingrado e Iwo Jima, Fort Alamo e la cavalleria che non arriva, Troia e Sarajevo. Kobane, ormai, è un prisma che riflette mille storie, ombre di icone incerte e mutevoli. Gaza no, perché per Gaza nessuno ha mosso un dito.
Siamo tutti curdi. Lo dicono anche coloro che un Kurdistan indipendente non lo hanno voluto mai. Con le Ypg (Unità di difesa del Popolo) dei curdi-siriani si schierano in molti, nonostante siano le stesse milizie che per anni si sono battute ignorate dai media mainstream contro la macchina di morte del regime del presidente siriano Bashar al-Assad.
L’Is ha questo potere: mettere tutti d’accordo sull’obiettivo da raggiungere: fermare le armate delle tenebre. In questo senso, ogni dubbio sui mezzi, ogni riflessione sulla genesi di questa situazione è un ostacolo fastidioso, buono per i pacifisti, materiale per tediose analisi che non interessano l’asse del bene.
Questa, come tutte le altre, è guerra di bugiardi. Lo sono i venti stati che si sono dati appuntamento alla base militare di Andrews, negli Stati Uniti d’America. Perché il premio Nobel per la Pace Barack Hussein Obama chiede di non dover rimangiarsi la sua strategia di controllo globale: mai più fanteria, si usano aerei e droni, più qualche milizia locale per il lavoro sporco.
Solo che negli Usa nessuno affronta la matrice del problema: l’Is è l’ennesima, mostruosa, creatura sfuggita di mano. Oggi i raid aerei che consentono, con fatica, ai miliziani curdi di Kobane di respirare, sono condotti proprio da Arabia Saudita e Usa, che meglio di tutti potrebbero spiegare la forza militare e gli armamenti dell’Is.
Solo che Riad e Washington mentono e non spiegano, come mente il governo turco, che di curdi ne ha uccisi a decine di migliaia fin dagli anni Ottanta. La Turchia mente, perché l’Is non è troppo gradito, ma certo che fino a quando attacca l’Iraq sciita e i curdi, piuttosto che combattere Assad, non è poi così male.
Anche l’Italia, su questa guerra, mente. Il leader storico di questi, Abdullah Ocalan, è stato consegnato alla Turchia da Roma, che oggi si affretta a mandare patetiche carabine ai curdi, lanciando proclami di guerra giusta contro l’Is.
Come ogni volta si ascolteranno le voci dei prodi pronti alla guerra con le vite degli altri che chiederanno “cosa altro si può fare”. E tanti, troppi, cadranno per l’ennesima volta nell’inganno dei bugiardi.
Quelli per cui adesso i curdi sono un baluardo di laicità ed emancipazione femminile, ma che sono stati massacrati da quattro governi per anni nell’indifferenza generale. Quelli che Assad e Saddam sono due elementi di stabilità in Medio Oriente, anche se si tratta di macellai senza onore. Quelli che l’Arabia Saudita ci ha regalato al-Qaeda e compagnia, ma ha il petrolio, anche se tiene le donne nel Medioevo e esegue feroci esecuzioni ogni giorno.
Il coro dei bugiardi trova sempre il palco della realpolitik dove esibirsi, cantando sempre lo stesso brano, quello delle spalle al muro, delle irrevocabili decisioni.
I curdi sono utili, adesso. A loro la possibilità di chiedere il massimo da questa situazione. Combattono al posto di altri, tentando di mettere una pezza agli errori degli stessi che oggi li chiamano alle armi. Mentre la Turchia bombarda i curdi turchi e blocca gli aiuti che i curdi iracheni tentano di mandare ai loro fratelli.
L’equilibrio stabilito durante la Prima Guerra mondiale, che ha segnato i destini del Medio Oriente negli ultimi cento anni, è esploso. Coloro che in questo momento guidano la ‘comunità internazionale’ non hanno alcuna credibilità, sul campo la situazione è lacerata da venti anni di errori grossolani.
I curdi, come gli yazidi, tra un po’ spariranno dai media, appena avranno assolto al loro ruolo di baluardo. L’Is continuerà a comunicare, traendo un immenso vantaggio da un gorgo mediatico che conoscono bene. Sanno cosa debbono dargli in pasto per ‘piacere’. Usano l’orientalismo dal quale non siamo mai guariti per farci paura, come l’uomo nero.
Tanta paura, sempre di più. Esattamente quel che serve per non far porre domande, proprio come fa comodo a chi dell’Is è il padre e la madre. In modo che nessuno si fermi a domandare conto dei regimi infami ai quali è stato consegnato il mondo arabo e islamico per anni, senza chiedere conto delle disuguaglianze sociali che spingono ragazzi nati a Londra o a Bruxelles a combattere in Siria.
Perché, alla fine, dell’idea malata di una lotta alle disuguaglianze sociali delle quali si è appropriato l’Is non parla nessuno. Come nessuno parla della loro retorica di lotta alla corruzione, che ogni arabo capisce al volo, perché l’ha pagata sulla sua pelle per tutta la vita. Si continua a mentire sapendo di mentire, affidando alla paura il ruolo di arma di distrazione di massa.
Kobane e la strenua resistenza dei curdi avrà un senso solo se sarà l’inizio di un nuovo modo di guardare alla politica internazionale, smettendo per sempre di credere a quei bugiardi che usano le popolazioni come pedine di una dama insanguinata. Avrà un senso se a ciascuno, in ogni parte del mondo, verrà data la possibilità di sentirsi libero e uguale, in dignità e diritti. Se non sarà così, vedremo mille Kobane e ascolteremo mille volte ancora le stesse, insanguinate, bugie.
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