Lo sceicco bianco

Lo sceicco Amer al Azzawi, guida della terza tribù più numerosa dell’Iraq, vive in Italia dal 1984. Dal cuore dell’Europa, sta lavorando ad una soluzione politica alla crisi in Medio Oriente, auspicando un ruolo attivo dell’Italia per la pace

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/03/Sara.jpeg[/author_image] [author_info]di Sara Lucaroni, @LucaroniS. Nata ad Arezzo nel 1980, giornalista professionista, si è laureata con una tesi sulla metafisica cartesiana. Si occupa di sociale, lavoro, politica, storie di sport. Ha collaborato con Italia7, TV2000 e Globalist. È coautrice di un romanzo sulla disabilità e autrice di due documentari: sull’immigrazione, “Chi siamo noi” e sulla Resistenza, “Diari di Guerra”.[/author_info] [/author]

29 ottobre 2014 – “Stiamo cercando di coinvolgere anche Papa Francesco, vorremmo ci aiutasse nel nostro progetto: organizzare una conferenza di pace, qui in Italia, in cui far incontrare i capi tribù iracheni e i partiti storici del paese per concordare una soluzione pacifica per contrastare l’avanzata dell’Isis, scongiurare altri bombardamenti e violenze, tentare una riorganizzare politica del paese”.

al azzawi

È l’appello dello sceicco Amer al Azzawi, guida della terza tribù più numerosa dell’Iraq, circa 400.000 persone radicate nell’area centro-sud del paese. Nato a Baghdad, in Italia dal 1984, sposato con una cristiana cattolica, Amer è appena stato investito della carica di portavoce da oltre 50 capi tribù sia sunniti che sciiti. Il suo primo urgente compito: lavorare, dal cuore dell’Europa, ad una soluzione politica alla crisi, nonostante i raid americani e degli alleati colpiscano orami da settimane gli obiettivi sensibili nell’area.

“Vogliamo farci conoscere, dire al mondo che siamo un popolo civile e che soffre. Già nel 2003 non ho visto né vincitori né vinti. La guerra fa male a tutti. Che si bombardi l’Isis, la Siria o Saddam Hussein, è sempre la gente normale quella che muore. In Iraq sono morti milioni di bambini. Lo stesso è accaduto per il popolo siriano. La soluzione non è sempre il bombardamento. In Iraq come in Siria”- spiega Amer, che auspica si ascoltino adesso proprio quei leader che, seppur non eletti o votati, storicamente guidano l’80% della popolazione irachena. E anche i partiti storici, la cui esistenza è da rivendicare, messi in ombra da governi ritenuti “non regolari”, i cui membri “non si conoscono e non si parlano per le divisioni etniche e che non escono mai dalla zona verde”. “Abbiamo votato tre volte e le facce sono sempre le stesse – dice. La nostra gente vuole votare i propri rappresentati, non politici da fuori, venditori di tappeti ruba galline, a cui viene concesso il potere di corrompere, rubare e tenersi cara la poltrona. Siamo tornati indietro di cento anni”.

La descrizione che i capi tribù fanno sulle condizioni dei civili è drammatica: manca luce, acqua, elettricità in ampie zone. Nonostante in 10 anni l’Iraq abbia incassato cifre come 800 miliardi di dollari dalla vendita di petrolio, la popolazione è povera. Colpa, sostengono, delle lacune di un popolo esausto, privo di industria, colpevole di scelte sbagliate nel passato specie in politica estera. E dilaniato oggi più che mai, delle lotte tra curdi, sunniti e sciiti, strumentalizzate da chi, da Saddam in poi, ha avuto interesse ala divisione. Oltre agli attentati nei quartieri più popolosi e nei mercati, quasi ogni famiglia ha subito un rapimento da parte di bande che si presentano nelle case vestite da poliziotti: “Con una scusa prelevano qualcuno e poi chiedono riscatti di 50mila dollari e oltre. La famiglia organizza una colletta tra i membri della tribù. Un mio familiare lo avevano già ucciso, succede quasi sempre così”- racconta lo sceicco.

Tra le bande criminali e i gruppi integralisti nati all’ombra di un governo “inesistente”, spicca l’Isis: “Ci stupiamo della loro ribalta, in tre giorni si sono dichiarati ‘Stato’. Spiccano per violenza e perché sono usciti dal loro territorio, a differenza di altri gruppi. Hanno chi compra loro il petrolio”. E poi strumentalizzano la religione. Ma è corretto discutere di ruolo e voce dell’ Islam moderato? “Non esiste un Islam moderno, o vecchio o moderato,..abbiamo un libro, scritto in arabo, ed è difficile che si possa interpretare in altre maniere: l’Islam è una religione di misericordia e di pace. Se parli di Cristo a casa mia, parli di un mio antenato. Siamo stati i primi a condannare le persecuzioni dei cristiani, e mesi fa avevamo già denunciato i rischi che i gruppi integralisti avrebbero significato in assenza di un governo centrale. Non ci ha ascoltato nessuno. Quello che fanno è politica, non c’entra la religione.”.

Intervenire con urgenza per risolvere la crisi, più paesi e più forze insieme, può avere efficacia solo scegliendo lo strumento della pace. La principale protagonista della mediazione deve essere l’Italia, paese che gli iracheni continuano a vedere con simpatia e che “deve riconquistare la sua centralità diplomatica e politica come cuore del Mediterraneo”, spiega Al Azzawi. “Ci lega la civiltà e l’arte, i nostri artisti qui sono venuti a studiare. Io all’Italia suggerisco di non fare l’ultimo paese dell’Euro, ma guardare più attivamente a noi e al Medio Oriente e curare affari e contatti per il proprio futuro, perché la pace porta sempre lavoro e ricchezza per tutti”.

 

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