Elezioni, Uruguay in festa

Il giorno delle elezioni, Montevideo è una città in sospeso, quasi in attesa. Alla chiusura dei seggi tantissima gente si è radunata nelle piazze a festeggiare. Tutti insieme, ballando, parlando, sognando e aspettando le prime proiezioni del voto

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di  Luca Marazzini, Stefano Pesce, Chiara Colangelo e Tobia Ghiraldini
un gruppo di amici e videomaker, viaggiatori e artisti che in Uruguay sta girando un turbo-documentario che potete guardare qui

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5 novembre 2014 – Il nostro racconto inizia a Melo, cittadina del dipartimento di Cerro Largo, nell’est dell’Uruguay. Un posto che molti ci hanno descritto come la Macondo dei “Cento anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. Una cittadina tranquilla, che ci ha accolto a braccia aperte qualche giorno prima delle elezioni generali e che ci ha svelato un luogo storico: ‘Il bar del Tuna’.

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Ci siamo arrivati per fare un’intervista a Sergio Botana Arancet, intendente del Dipartimento e candidato del partito ‘Blanco’. All’inizio pensavamo che ci avrebbero portando nella sede del movimento, descritto da loro come un “club” dove le donne non sono ammesse. Una precisazione che non ci faceva ben sperare. Arrivati al Bar del Tuna invece, siamo stati accolti da un gruppo di uomini che guardavano una partita di calcio bevendo whisky. Il nostro ospite è arrivato una decina di minuti dopo e ha iniziato a raccontarci la storia del posto e l’importanza che rivestono le elezioni in Uruguay.

Sì, perché in questo angolo di Sud America, le elezioni sono un affare molto serio. Dietro a tante bandiere e a tante idee abbiamo trovato persone unite, semplici ma rispettose delle diversità e degli altri. Condividevano felicità e obiettivi, in un’atmosfera calda e serena. Una sorta di conferma di quanto avevamo già potuto intuire qualche giorno prima, inoltrandoci in un manifestazione alle soglie di un mercatino delle pulci a Montevideo: ai lati di una delle principali strade della città sventolavano bandiere di ogni partito, ovunque volantini di colori diversi e tutti i partecipanti ballavano.

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La politica ci sembra essere vissuta intensamente dalla popolazione, molto partecipata e quasi “festeggiata” come abbiamo potuto vedere domenica 19 ottobre alla chiusura campagna elettorale del Fronte Amplio, il partito del presidente Pepe Mujica.
A questa festa, piena di giovani e bambini, bandiere e palloncini colorati, abbiamo potuto vedere quanto l’energia e il sentimento che ruotano attorno alle elezioni siano costruttivi e importanti, orientati al bene comune, provenienti da tutta la gente.
Al processo elettorale viene riservata grande attenzione. Quarantotto ore prima delle elezioni, oltre alla campagna elettorale, si ferma anche la distribuzione di alcolici, e si intensificano i controlli delle forze dell’ordine.

Gli uruguaiani, anche quelli che si dichiarano lontani o disinteressati alla politica, parlano del momento del voto come un diritto importante che gli offre la possibilità migliorare il Paese e cambiare il futuro. Forse per questi motivi la città, il giorno delle elezioni, ci è sembrata come in sospeso, quasi in attesa, e alla chiusura dei seggi tantissima gente si è radunata nelle piazze a festeggiare. Tutti insieme, ballando, parlando, sognando e aspettando le prime proiezioni del voto.

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Nell’immaginario collettivo in Sud America, come nei Paesi latini, ogni scusa è buona per scendere in strada e fare una festa. E le elezioni sono l’occasione perfetta: nessuno si vergogna del proprio stato personale né dei sentimenti, tanto meno della propria fede politica. Qui tutto quello che è passione viene trasmesso come se piovesse, è sorprendente, ti trascina dentro ed è difficile evitare di essere coinvolto, di rimanerne affascinato.

Niente di questo sposta l’attenzione dal dovere elettorale. Anzi, il voto per ogni uruguaiano è un occasione, un diritto e un dovere. E la festa nasce da questo, dal diritto acquisito di essere un popolo che sceglie.

 

 

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