Il lato oscuro di Lombroso

Il 6 novembre è la data di nascita di Cesare Lombroso, che viene ricordato con un documentario – “Cesare Lombroso il lato oscuro” – di Alessandro Rocca, sviluppato assieme a Gianluca de Angelis. Andrà in onda stasera, 6 novembre, alle ore 22.50  su DeASapere HD (Sky, 415). I motivi di questo lavoro nell’intervento di uno dei registi


di Alessandro Rocca

 

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6 novembre 2014 – Su Cesare Lombroso si sta scrivendo molto. Per via delle polemiche che circolano intorno al Museo che porta il suo nome. Polemiche messe in piedi da un movimento neoborbonico che vorrebbe la chiusura dello stesso e la restituzione dei reperti e dei resti dei briganti o presunti tali, per dare loro degna sepoltura. Secondo il movimento il padre dell’antropologia criminale (perché così è conosciuto a livello internazionale lo studioso) creò pericolosi preconcetti contro i meridionali, giudicati «geneticamente inferiori». Tutto nasce dal cranio di Giuseppe Villella, presunto brigante di un paesino della Calabria, nel cranio del quale Lombroso scoprì la fossetta occipitale mediana, la prova dell’atavismo e del fatto che delinquenti si nasce. Per scoprire chi era costui bisogna leggere “Lombroso e il brigante”  di Maria Teresa Milicia, professore aggregato di Antropologia culturale a Padova. Durante una presentazione del suo libro dice: «Ero stanca, anche da calabrese, di sentire assurdità come quella che Lombroso fosse l’unico razzista della storia, ma soprattutto si fosse accanito contro i meridionali. Mi sono messa a leggere i documenti, a fare una ricerca vera sia su Lombroso sia su quel Villella, che i media hanno trasformato in totem della lotta contro il razzismo meridionale».

Di Lombroso e dei briganti avevo già sentito parlare durante gli anni del liceo, poi, mi è capitato di soggiornare spesso nei luoghi frequentati dall’illustre antropologo. Cesare Lombroso è sicuramente figlio del suo tempo, di quel positivismo che tanto seguito ha avuto tra metà ottocento e i primi del novecento. Ma il suo fascino va oltre gli studi e le ricerche da lui compiute. E dalle molte collezioni che ci ha lasciato, oggi preziosamente custodite nel museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino che da lui prende appunto il nome, che abbiamo cercato di tracciare un profilo, sicuramente non esaustivo, dell’uomo e dello scienziato Cesare Lombroso, attraverso anche una docufiction. Il museo è oggi una testimonianza importante su molti aspetti dell’essere umano: dal carcere, al diritto, dalla follia, al crimine, dalla questione razziale, a quella femminile.

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Lombroso ritiene che nel criminale, e talvolta anche nel folle, riaffiorino caratteri ancestrali scomparsi nell’uomo moderno. È la teoria dell’atavismo, che ebbe ampia circolazione tra criminologi e medici dell’epoca. E conferì al Lombroso stesso un’enorme notorietà.

Dice il Lombroso:

“Sono vissuto in un tempo di forte fiducia nella scienza. Da buon positivista ho creduto nelle misure, nei numeri, nella statistica, nell’osservazione di casi molteplici per trarne classificazioni, tipi e regole. “

E aggiunge:

“In una grigia e fredda mattina del dicembre 1871, analizzando un cranio mi apparve tutto ad un tratto, come una larga pianura sotto un infiammato orizzonte, risolto il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre così ai nostri tempi i caratteri dell’uomo primitivo giù giù fino ai carnivori”.

 Su questi temi sono intervenuti molti studiosi ed esperti che a vario titolo si occupano di Cesare Lombroso. Il professor Giacomo Giacobini, responsabile del progetto museo dell’Uomo dell’Università di Torino dice: “L’idea dell’atavismo secondo cui il crimine e forse anche il folle sarebbero stati un ritorno a una condizione più primitiva più aggressiva, una sorta di evoluzione al contrario e un’idea che ha avuto un consenso molto ampio nella comunità scientifica ai tempi di Lombroso, ma la scienza con il suo metodo ha fatto capire che era un’idea sbagliata. Quindi il museo Lombroso in questo modo, con gli oggetti che testimoniano questa nascita di questa teoria, la sua diffusione, invita a riflettere sulla sicurezza scientifica. Cioè sul fatto che non esiste una sicurezza scientifica, che quando c’è è del tutto provvisoria, e che il metodo scientifico ha questo vantaggio, cioè che continuamente mette in discussione le proprie convinzioni”.

Su questo tema anche il Prof. Silvano Montaldo, direttore del Museo “Cesare Lombroso” di Antropologia Criminale aggiunge: “I positivisti erano in buona misura razzisti come la stragrande maggioranza degli occidentali dell’epoca. Cioè credevano che le differenza di sviluppo delle varie società avessero una spiegazione all’interno delle cosiddette razze e Lombroso partecipa alla cultura del suo tempo. Ma anche gli antirazzisti cioè colore che, e sono pochissimi, hanno un atteggiamento critico nei confronti di questa spiegazione, ragionano comunque per categorie razziali, cioè comunque credono che le razze esistano veramente”.

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In questo contesto Lombroso scrive un primo libro “L’uomo bianco, l’uomo di colore” piuttosto duro da questo punto di vista.. Ma poi con il tempo rivede queste posizioni deterministiche, ha poi una visione progressista della società, del mondo e quindi non pensa insomma come i positivisti francesi che l’umanità sia degradata sia destinata a peggiorare in continuazione a causa appunto dell’intreccio razziale. Al contrario vede nell’intreccio razziale la possibilità di elevazione delle cosiddette razze inferiori. E quindi ha una visione in realtà ottimistica, progressista”

Il pensiero e le teorie del Lombroso vanno inquadrate nel suo tempo. La sua idea dell’atavismo, la sua idea di identificare delle caratteristiche morfologiche che potessero denunciare delle attitudini comportamentali nel male, è frutto di questo tessuto culturale, di questa voglia di trovare delle spiegazioni razionali e quanto più possibile scientifiche con i metodi dell’epoca, per qualcosa che si osserva. E con anche direi un’intenzione molto positiva in chiave sociale, dare significato e metodo a problemi che investono la società. Gli scienziati dell’epoca avevano proprio questo obiettivo, dare delle risposte ai problemi della società attraverso la scienza.

 

“Devo dire però che dagli errori si impara. Se c’è una lezione che ho appreso, è questa: la scienza è sempre provvisoria. Non c’è verità definitiva, ma soltanto lo sforzo costante per avvicinarla”.

 

” Cesare Lombroso- Il lato oscuro” DeASapere HD giovedì 6 ottobre alle 22.50 e domenica 9 ottobre alle 21.45.

 

 

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