Abitare a Londra /4 – L’East End che non ti aspetti

Il quartiere londinese raccontato dagli italiani che lo abitano nell’ultima puntata del progetto Doorothy

30 novembre 2014 – Se la regina può essere considerata il simbolo del West End, il personaggio più popolare dell’East End è Jack lo Squartatore, che qui ha compiuto in una manciata di mesi del 1888 le sue arcinote imprese delittuose. Nell’immaginario collettivo l’East End è sinonimo di bassifondi, povertà e criminalità.

Peter Ackroyd, il biografo di Londra per eccellenza , dedica all’East End un capitolo del suo librone sulla storia della città che intitola “l’agglomerato puzzolente”, ricordando come la zona a fine Ottocento era chiamata “l’abisso” e che fin dal Tardo Medioevo era identificata con il marchio della miseria: l’East End è la zona di Londra dove si sono da sempre concentrate le persone più povere e le industrie più inquinanti, un’area con case piccole e strade strette, il quartiere della sporcizia e del proibito, in netta contrapposizione all’eleganza e alla ricchezza del West End.

 

Una strada di Dalston vista dall'autobus

 

Nonostante la ricostruzione massiccia del dopoguerra che in parte ne ha modificato l’aspetto, l’East End mantiene una sua identità caratteristica, grazie alla presenza di una fertile tessuto di micro imprese e a una popolazione spiccatamente multietnica: ai laboratori artigianali ottocenteschi si sono sostituiti gli studi dei creativi digitali, agli ugonotti e agli irlandesi che colonizzarono la zona nel Seicento e Settecento sono subentrati gli indiani e i pachistani, ma il rumore e il senso di “lavori in corso” che – complici anche le trasformazioni avviate per le Olimpiadi – caratterizzano l’East End rimangono intatti.

Per tutti questi motivi e nonostante la fama crescente come area di tendenza, le guide turistiche dedicano poco spazio a questa parte di Londra che occupa l’enorme quadrante che si estende subito a est della City fino a costeggiare il Tamigi, senza mai attraversarlo.

Doorothy, col suo viaggio, ne ha incontrati diversi di italiani che a Londra hanno scelto di vivere nell’East End, attirati dal suo fascino alternativo dal retrogusto industrial come nel caso di Paolo, rilegatore artistico di libri che, dopo essere andato a bottega dai migliori artigiani della città, ha scelto Clapton per vivere e Stoke Newington per aprire il suo laboratorio, al piano terra di una wharehouse dove a piano terra lavorano anche un tipografo, un tappezziere e un paio di grafici, e al piano di sopra ci sono i ragazzi di una radio.

Poco distante dalla casetta vittoriana di Paolo, sul Regent canal di fianco all’ingresso del Victoria Park abita Giulia, in una colorata houseboat che condivide con un’amica, e il canale lo percorre in bicicletta tutti i giorni, per andare a lavorare nella galleria d’arte di Brik Lane.

 

Effettivamente, anche guardando la mappa della cool London realizzata attraverso il filtro delle professioni creative, si vede che la massima concentrazione di artisti, grafici, creativi digitali  vive proprio a Hackney central, nel cuore dell’East End. Francesca non fa eccezione: di formazione architetto, insegna nella famosa scuola Marangoni – non a caso in Fashion street – cultura della moda a una platea internazionale di studenti radical chic e quando è libera va a caccia di tazzine e specchi ossidati nei mercatini di antiquariato intorno a Spitalfields.

Abita a Dalston con il suo gatto, in un piccolo appartamento che aveva comprato sua mamma quando Dalston non era un quartiere modaiolo come oggi, in una casa in stile georgiano con tre piccoli appartamenti uno sopra l’altro, con scale ripidissime e moquette per terra, come nella migliore tradizione londinese.

Da casa di Francesca, in non più di cinque minuti a piedi, si possono fare alcune delle esperienze più formative per entrare nello spirito della gente dell’East End. Una di queste è alzarsi presto la mattina e andare a farsi un giro al Ridley Road Market, pieno di bancarelle di frutta e verdura proveniente da tutto il mondo, carne e pesce e vestiti africani e indiani; oppure verso sera andare a bersi una birra al Talbot, uno di quei tipici pub inglesi con le luci basse e le pareti scure, frequentati da uomini e donne di tutte le età cresciuti con una pinta in mano e lo sguardo fisso sul menù scritto alla lavagna sulla parete di fronte al bancone.

Un gasometro sul Regent Canal

Sedersi con un piatto di pork belly fumante in uno dei tavoloni di legno grezzo o fermarsi a chiacchierare su una delle vecchie poltrone sfondate del locale è una buona iniziazione all’East End, la cui conoscenza può essere approfondita decidendo di andare un mercoledì sera a ballare lo swing al Passing Clouds, un localino molto colorato con un pavimento di assi di legno scricchiolanti dove si alternano musicisti di prim’ordine e ballerini imperdibili.

Sempre a piedi si può andare attraversare la silenziosissima De Beauvoir Square – un piccolo parco pubblico con cancelli in ferro battuto contornato da una strada circolare su cui si affacciano splendide abitazioni vittoriane, e proseguire fino al Regent canal, una piacevole sorpresa acquatica su cui si affacciano moderne case con le pareti di vetro, qualche vecchio gasometro, magazzini riconvertiti in loft o trasformati in ristoranti alla moda e una fila ordinata di houseboat, che arriva fino a Victoria park, il primo parco pubblico della città, inaugurato nel 1845 in “opposizione ideologica” ai parchi reali.

Da Victoria park, seguendo Giulia in bicicletta, si possono visitare il mercato di Brick Lane della domenica mattina, diventato famoso per il vintage, tanto che adesso tutto intorno è pieno di negozietti che vendono abiti usati per poche sterline accanto a vere e proprie boutique del vingage, come The Vintage Emporium, dove ci si può anche fermare a bere un caffé, dopo aver curiosato tra i bellissimi e costosissimi abiti e accessori degli anni Venti e Trenta in mostra al piano terra.

E sempre la domenica mattina ci si possono rifare gli occhi nel coloratissimo mercato dei fiori di Columbia road. Oppure, invece di passare il sabato imbottigliati tra i banchi del Broadway market, considerato oggi il mercato più cool di Londra, si può optare per farsi un giro al Netil market, affollato di designer, artisti e altri tipi creativi che da un paio di anni si ritrovano ai bordi del London Field, per commercializzare i loro pezzi unici.

Il Ridley Road Market

Oppure ancora, pedalando verso nord, si può seguire Giulia fino a Stoke Newington, per visitare il mercatino delle pulci della Princess May School, dove ogni fine settimana si possono trovare dischi, vestiti e piccoli oggetti di arredamento a prezzi stracciati.

Per gli appassionati di musica dal vivo, i “Doorothy people” dell’East End consigliano un giro all’Haggerston, un pub sempre molto affollato dove la domenica sera suonano jazz o al Jamboree in zona Limehouse; a Broadway market si può scegliere tra lo Stories che alterna concerti a performance artistiche o qualcosa di più tradizionale come L’eau à La Bouche, perfetto per fare una pausa e fermarsi a mangiare qualcosa. Ancora per riempire lo stomaco, non si può non assaggiare il “Sunday roast” servito dal Crooked Billet, e, sempre a Clapton, fermarsi a bere un caffé da Cooper and Wolf, immersi in un’atmosfera scandinava.

Nonostante stiano aprendo molti locali e sia diventato un quartiere vivace anche la sera, Clapton è ancora una zona popolare, abitata da molti immigrati, dove gli affitti sono ancora economici, come in tutte le zone in cui non arriva la metropolitana.

Ci abita Paolo, che è facile vedere in giro con la sua bambina in uno dei parchi della zona: quello più vicino a casa sua è il Millfields Park, con il sole uno posto perfetto per organizzare una grigliata con gli amici, sempre a portata di passeggino c’è anche il London Fields, il parco più trendy della città, dove rilassarsi dopo un pomeriggio pin giro per il Broadway market, o fermandosi nel verdissimo pub del parco, o nel forno super fornito poco distante  o ancora meglio a fare una nuotata nella piscina olimpionica all’aperto, riscaldata tutto l’anno, al centro del parco.

A passeggio per Clapton

Per gli appassionati di libri artistici, seguendo i consigli di Paolo vale la pena uscire dall’ingresso sud del parco e fare un salto in due librerie molto particolari: Donlon books e Artword bookshop. E da lì, per chi ha dei bimbi, è molto vicino anche la zona più benglese della città, dove ha aperto la succursale del V&A Museum pensata per i più piccoli, un vero paradiso per i bambini con l’angolo con la sabbia, quello delle costruzioni, una ricca esposizione di giochi antichi e laboratori sempre diversi.

Ultimo consiglio: portarsi in valigia un paio di scarpette da ginnastica e andare alla scoperta dell’East End di corsa, respirando gli odori dei mercati, schivando i ciclisti super attrezzati che sfrecciano lungo il canale, attraversando parchi meravigliosi, sbirciando dentro le finestre delle case che costeggiano le stradine della zona, osservando i vestiti dei passanti di tutte le fogge e di tutti i colori e riempiendosi i polmoni di una atmosfera unica, che va assaporata facendo fatica, perché la fatica fa parte della storia dell’East End. [Colonna sonora: A Foggy Day (In London Town), Ella Fitzgerald e Lous Armstrong.]

 [FINE]

Silvia Sitton. Convinta che per spiegare l’economia sia più utile raccontare storie piuttosto che disegnare grafici e risolvere equazioni, sta lavorando a un progetto per raccontare l’economia dell’abitare partendo dalle storie degli abitanti. Il suo blog è irughegia.

 

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