Disabili e società

Cosa possono dare i disabili alla società? Una riflessione

di Max Cignarelli

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1 dicembre 2014 – “La vera rivoluzione ci sarà quando ci si chiederà cosa possono fare i disabili per la società e non viceversa”. Così commenta un uomo sulla mia pagina Facebook in merito ad un post in cui auspicavo un abbattimento delle barriere culturali ed invitavo le persone a lavorare su loro stesse.

Ho già ringraziato questa persona per la sua riflessione che mi ha dato anche l’ispirazione per scrivere questo articolo cercando di proporvi qualche inevitabile e doverosa precisazione onde evitare che quell’opinione, pur nel suo buon senso e saggezza, rischi però di semplificare troppo la realtà e rimanere una frase ad effetto, che fa anche riflettere, ma che nel contempo trascura la complessità che la questione impone.

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Disabili che danno alla società ce ne sono già. Ci sono disabili che fanno, sport, politica, studiano, lavorano (ancora troppo pochi come abbiamo visto), insegnano all’università. Tra loro anche disabili fisicamente molto gravi che, però, grazie a tecnologie molto sofisticate, riescono ad organizzare e far fruttare il loro lavoro.

Ma accanto a queste realtà positive, ci sono anche punti critici. È difficile capire quanto e come un disabile possa dare alla società se tagliano gli insegnanti di sostegno, se le politiche di inserimento lavorativo in Italia sono cosi scarse, improduttive e disattente trascinando con se servizi scadenti, costringendo un disabile a rinunciare al lavoro per ripiegare su un centro diurno, pur di far qualcosa e non rimanere troppo a casa a far niente, come, con gran dolore mio ed i miei cari, è successo a me.

È difficile valutare quanto e come un disabile può dare alla società quando, aggiungo, tagliano i servizi sociali, i fondi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, le cure fisioterapiche, o quando ancora muoversi per la città, per il paese Italia, o per il mondo, è ancora cosi difficile per una persona con disabilità.

Aggiungo poi un altro elemento determinante anche prescindendo dal fatto che la politica è ancora troppo disattenta nei nostri confronti. Cosa che, palese dirlo, andrebbe subito corretta: non va mai dimenticato che la disabilita è un mondo molto complesso ed articolato.

Non ci sono, purtroppo, solo disabili che possono studiare, che possono o potrebbero lavorare, che fanno sport. Ci sono anche disabili che capiscono, ma che non parlano o l’inverso, che parlano, ma a causa del loro ritardo mentale capiscono come bambini o poco e poi ci sono disabili, ne conosco anche io, che non parlano e non capiscono, per niente.

E qui vengo al dunque. Ci sono, quindi anche disabili, questi ultimi citati, che, loro malgrado, non possono dare niente alla società, né in termini pratici, né in termini di offrire alle persone la loro intelligenza, la loro simpatia e compagnia. Ovviamente non lo fanno perché non parlano né capiscono, non certo per colpa loro. Sono prigionieri e prime vittime del loro handicap. Alcuni direbbero: “Parlano con gli occhi e comunque capiscono”. Altra illusione, credetemi. Ci sono anche disabili che non parlano, né capiscono. Sono lì come bambole di pezza.

Se queste persone non possono dar niente alla società, è solo la società che deve dare a loro, non solo, prima di tutto, in termini di umanità e rispetto della persona, ma anche in termini di diritti. Perfino loro la politica glieli ha negati tagliando servizi irrinunciabili, ovviamente. Io conosco ed incontro disabili che non parlano né capiscono, ma non nego mai a loro un saluto, un “come stai” ed una pacca affettuosa sulla spalla.

Il calore umano non si nega a nessuno. In caso di disabilità così grave, devo andare io e solo io verso di loro. Non devono essere ignorati perché tanto non capiscono niente. L’importante è dare calore, anche se sono nel loro mondo buio di demenza e di mancanza di parola.

E allora, quado diciamo “chiediamoci cosa può fare un disabile per la società e non viceversa”, non trascuriamo però i diritti negati né le barriere culturali, ancora troppe, né, inoltre, l’esistenza di disabilità gravissime, dove il soggetto, anche volendo, non potrebbe offrire niente agli altri. Se abbiamo in mente solo i disabili che possono dare qualcosa alla società, sia in termini umani, che più pragmatici, abbandoneremmo fasce di popolazione che, invece, hanno bisogno di attenzione, diritti, e sensibilità, anche se non possono ricambiare ed interagire con noi.

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