Tortura di Stato

Intervista a Chris Edelson, professore dell’American University di Washington, sul rapporto sull’uso della tortura da parte della CIA redatto dalla Commissione sui Servizi Segreti del Senato degli Stati Uniti

 

di Antonio Marafioti
@AMarafioti

 

10 dicembre 2014 – Il rapporto presentato dalla Commissione sui Servizi Segreti del Senato rivela a livello ufficiale quanto denunciato da fonti giornalistiche e d’inchiesta fin subito dopo l’11 settembre 2001: la CIA ha fatto un uso “brutale e inefficace” della tortura nei confronti dei prigionieri politici degli USA. Presunti membri di Al Qaeda interrogati con metodi come il waterboarding, la privazione del sonno, pene fisiche e psicologiche al solo scopo di ottenere una confessione utile. L’ex presidente George W. Bush ha definito gli agenti di Langley “patrioti”, il presidente Barack Obama ha condannato le pratiche e i suoi esecutori. Oggi, dopo un’indagine da 40 milioni di dollari, che ha portato il team capeggiato dalla senatrice democratica Dianne Feinstein a visionare oltre sei milioni di documenti ufficiali, c’è chi si oppone alla pubblicazione delle conclusioni dei rappresentanti del popolo. Attualmente sono state divulgate solo 480 pagine delle oltre 6.500 costituenti il rapporto. Dal giorno della loro presentazione sono stati posti una serie di interrogativi: il contenuto rischia di pesare sulla credibilità diplomatica degli Stati Uniti? La separazione dei poteri prevista dai padri fondatori è ancora un principio effettivo? Può la CIA agire all’oscuro del capo supremo delle forze armate?
Q Code Magazine ne ha parlato con Chris Edelson, professore al Department of Government dell’American University di Washington.
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Professor Edelson, questo report rischia di incrinare il principio della separazione dei poteri negli Stati Uniti. Se da una parte l’esecutivo Obama condanna i metodi della CIA, dall’altra l’ex presidente Bush parla di “patrioti”. Qual è la sua opinione a riguardo?

«Penso che questo rapporto sia un promemoria del fatto che gli Stati Uniti abbiano preso una piega molto buia dopo l’11 settembre. Il loro governo (l’amministrazione Bush-Cheney) ha autorizzato metodi di tortura che sono illegali e che ricordano quelli dell’Inquisizione spagnola. A mio parere il vero patriottismo non richiede di violare le leggi penali o di applicare metodi di interrogatorio tipici di regimi autoritari. La stessa amministrazione Obama dal canto suo non ha fatto abbastanza per affrontare questo problema e, anche se è un bene che l’attuale presidente abbia condannato tali pratiche, gli Stati Uniti continuano ad avere l’obbligo, imposto dal diritto internazionale, di indagare sulle accuse di tortura e perseguire i responsabili al momento opportuno. L’amministrazione Obama non ha fatto questo».

È verosimile che a Washington non si conoscessero i metodi di interrogatorio decisi a Langley?

«Non posso dire con certezza se la Casa Bianca fosse al corrente di tutto ciò che la CIA stava facendo, ma è chiaro ed è noto da tempo che la CIA avesse ottenuto da parte dell’amministrazione Bush-Cheney (attraverso l’ufficio del consulente legale al Dipartimento Giustizia) una particolare autorizzazione a impiegare metodi come il waterboarding, la privazione del sonno, e l’isolamento del detenuto in una scatola a forma di bara. Rimando i vostri lettori a questo memorandum».

È stato accertato che la maggior parte di questi metodi non siano serviti allo scopo prefissato e che dentro le prigioni statunitensi siano finiti almeno 39 innocenti. È stato un abbaglio delle forze di sicurezza o un programma deciso a tavolino per combattere un nemico non meglio specificato?

«Ci sono seri dubbi sull’efficacia di questi metodi di interrogatorio e penso che coloro che si dicono a favore del waterboarding e di altre forme di tortura sostengano un pesante onere della prova per giustificare che questi metodi funzionino realmente. Tale onere non è stato assolto. Tuttavia, sono sicuro che non farebbe la differenza, anche qualora si arrivasse a dimostrare che questi sistemi “funzionano” nel fornire informazioni preziose. Il problema è la tortura che, per definizione, è illegale. Ammesso e non concesso che con l’impiego di questi metodi si riescano a ottenere informazioni utili, ciò non cambierebbe ovviamente il fatto che sono metodi illegali».

Uno dei pochi repubblicani a essersi detto favorevole alla pubblicazione del rapporto è il veterano John McCain. Perché il Gop continua ad opporsi a che si conoscano le conclusioni della Commissione?

«Non so perché gli altri repubblicani si siano opposti alla pubblicazione del rapporto. Sono contento che il senatore McCain, lui stesso vittima di torture, continui a condannare questi metodi. La sua voce aiuta a dimostrare che non si tratta di una questione partitica. Anche altri repubblicani hanno sostenuto il lavoro della Commissione, mi viene in mente Lawrence Wilkerson, ex consigliere del Segretario di Stato Colin Powell».

Secondo lei, le nuove rivelazioni rischiano di compromettere la posizione diplomatica degli Stati Uniti?

«Questo io non lo so. Ho sentito molti dirsi preoccupati del fatto che la relazione potrebbe essere dannosa, a livello internazionale, per gli Stati Uniti. Ciò potrebbe essere vero, ma ciò che è più dannoso è che siano state compiute delle torture. Bloccare il rapporto del Senato non cambierebbe la triste realtà dei fatti».

Oltre la violazione dei diritti umani, c’è quella della privacy dei membri della Commissione senatoriale. La Cia ha controllato i loro computer per capire fin dove erano arrivate le indagini.

«Sì, ho letto di tali accuse. È molto preoccupante, per non dire altro. Mi piacerebbe che ci fosse un’indagine su questo aspetto, ma non ne so abbastanza per dire che cosa sia realmente accaduto. Si tratta certamente di un’accusa preoccupante».

Il direttore della CIA, John Brennan, ha chiesto scusa ai vertici della Commissione sui Servizi Segreti del Senato. È una rara ammissione da parte dell’Agenzia. Crede che questa volta il danno sia irreparabile?

«Vorrei sperare di no, ma non credo che siano sufficienti delle semplici scuse alla Commissione del Senato. È necessario chiedere scusa a coloro che sono stati torturati. È necessario che chi ha autorizzato le torture sia chiamato a rispondere delle proprie responsabilità. Queste non erano solamente degli agenti della CIA che hanno torturato materialmente i detenuti, o dei funzionari che li hanno protetti, ma anche di Bush, Cheney, John Yoo, Jay Bybee (Yoo e Bybee erano avvocati del Dipartimento di Giustizia), e altri (probabilmente David Addington, un avvocato di Cheney) che hanno autorizzato torture. Ho anche notato che John Brennan sembra difendere l’uso di questi metodi di interrogatorio. Così le sue scuse sembrano prive di valore».

Basterà rendere note 480 pagine su oltre 6.500 per accertare le responsabilità di queste torture?

«Non riesco a vedere una sola buona ragione per bloccare la pubblicazione di tutte le parti del rapporto o di altre parti che compromettono la sicurezza nazionale come, ad esempio, quelle che rivelano le fonti di intelligence. Tuttavia, ovviamente, non so che cosa contengano le pagine redatte e non pubblicate».

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