La giornalista sportiva

Si chiama Khetam ed è una della più importanti giornaliste calcistiche del Medio Oriente. La sua forza è l’indipendenza dagli stereotipi

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/FacebookHomescreenImage.jpg[/author_image] [author_info]di Susanna Allegra Azzaro. Amo definirmi “cittadina del Mediterraneo”. Le mie origini si perdono tra Sardegna, Genova, Sicilia e Nord Africa, ma è a Roma che sono (casualmente) nata. Lavorare nella cooperazione internazionale mi ha dato la possibilità di vivere un po’ in giro nel mondo; la curiosità, invece, mi ha spinta a cercare di imparare il più possibile dalle culture con cui sono venuta a contatto. Tra il 2008 e il 2009 il lavoro mi porta in Medio Oriente e da allora esso continua ad essere una presenza costante nella mia vita. Recentemente vi sono tornata per approfondire i miei studi della lingua araba colloquiale “levantina”.[/author_info] [/author]

13 dicembre 2014 – Ci sono mondi cui si accede chiudendo una porta e dove tutti i veli, soprattutto quelli invisibili, svaniscono.
In una calda serata estiva giordana, una porta si chiude e un gruppo di giovani donne si adagia comodamente su un divano sorseggiando un the caldo speziato.
Gli uomini se ne sono andati, c’è chi può finalmente fumarsi una sigaretta in santa pace o parlare a ruota libera senza paura di essere giudicata. Una in particolare tiene banco, racconta divertenti aneddoti su un suo viaggio in Spagna e si lascia andare a commenti piuttosto coloriti.

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Indossa scarpe col tacco altissimo e un hejab bianco che incornicia il viso leggermente truccato; in lei convivono tradizione e modernità, dolcezza e forza, serietà e leggerezza.
Khetam, questo il suo nome, nasce 37 anni fa vicino il confine con la Siria, e cresce in una famiglia che definisce “tradizionale” e rispettosa delle convenzioni sociali, ma che la sprona a studiare e a diventare una donna indipendente.

È grazie al loro sostegno che si iscrive alla facoltà di letteratura inglese di Irbid ed è quasi per caso che entra nel mondo del giornalismo una volta laureata col massimo dei voti, e non diventa una giornalista qualunque Khetam, a lei il merito di divenire una delle prime giornaliste sportive della Giordania, ruolo fino ad allora ricoperto esclusivamente da uomini.
Lo sport che predilige? Non di certo uno sport per donne, o almeno così dicono: il calcio.
Sì, perché puoi essere stata allo stadio un milione di volte , puoi sapere tutto di Liga, Premier League e Campionato, ma il tuo doppio cromosoma X, agli occhi di molti, ti rende assolutamente incapace di intendere una partita di calcio. In Giordania, e non è poi così diverso in Italia, il calcio è ancora una questione seria, da uomini.
Khetam ai libri per bambini ha sempre preferito le riviste sportive specializzate, guarda le partite di calcio in tv da tempo immemore e fin dalla tenera età si diverte ad analizzare tecnicamente gli incontri, ne individua i punti deboli e fa previsioni sui risultati.

Quando nel 2000 dice alla radio per cui lavora di volersi occupare di sport, sono in molti a strabuzzare gli occhi, ma alla fine riesce a farla franca tra lo stupore generale e quello dei suoi colleghi uomini. All’epoca ci sono solo altre due giornaliste sportive donne in Giordania e nessuna ha osato mai cimentarsi nelle cronache calcistiche.
Comincia così a seguire le squadre straniere più conosciute in Giordania, in particolare del Real Madrid di cui è fan accanita da più di vent’anni, imparando presto a convivere con il sorrisetto sarcastico dei colleghi uomini.

Ma i riconoscimenti non si fanno mancare e dopo un anno viene contattata da SportUp Jordan, rivista specializzata del settore, per la quale lavorerà finché, con il proliferarsi dei canali satellitari, verrà sempre meno l’esigenza di scrivere le cronache calcistiche.
È a questo punto della sua carriera che a Khetam viene proposta un’ulteriore sfida: diventare la prima corrispondente donna ad occuparsi di politica interna giordana, sorprendente per un paese che tuttora, secondo un recente studio del World Economic Forum, è tra i 10 pegggiori al mondo in quanto a uguaglianza di accesso al mondo del lavoro per uomini e donne.
Perché se in Giordania il tasso di istruzione femminile supera il 90 per cento, solo un misero 19 per cento delle donne è impiegato e, in quanto a remunerazione, la differenza con i colleghi uomini è davvero abissale.
Khetam afferma che la situazione è migliorata notevolmente rispetto al passato. Nel parlamento il numero di donne è ancora esiguo così come scarsa è la percentuale di donne manager, ma dal punto di vista legislativo molto è stato fatto per equiparare i diritti di uomini e donne.

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Anche il contesto sociale si è evoluto in questo senso e alle figlie femmine viene riconosciuto sempre più il diritto di poter scegliere del proprio futuro lavorativo senza nessun condizionamento familiare.
Quando le chiedo perché ha deciso di indossare l’hejab nonostante non sia costretta né dalla legge e tantomeno dalla sua famiglia, mi risponde che per lei si tratta di un’ulteriore sfida.

In molti ritengono che l’indipendenza della donna in Medio Oriente vada a braccetto con occidentalizzazione e rottura rispetto alla cultura locale, ma per Khetam è fondamentale difendere le proprie scelte religiose e dimostrare che queste non le impediscono di essere una donna indipendente e “in carriera”.
A tale proposito, visti gli ultimi eventi tragici che si stanno consumando tra Siria e Iraq ai danni di alcune minoranze etniche, Khetam ha deciso di voler dare il suo contributo.
Oggi mette la sua umanità e professionalità al servizio degli altri; lavora nei campi profughi sparsi nel nord dell’Iraq, raccoglie le testimonianze delle donne vittime di ogni sorta di abuso, cerca di dar voce a chi qualcuno vuole mettere a tacere per sempre.



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