Pride

di Matthew Warchus. Con Bill Nighy, Imelda Staunton, Paddy Considine, Andrew Scott, Dominic West, joseph Gilgun, Ben Schnetzer, Chris Overton, Faye Marsay

Miglior film, miglior attore e migliore attrice non protagonisti ai British Indipendent Film Awards 2014

 

di Irene Merli

14 dicembre 2014 – Una storia che ha aspettato più di 20 anni per poter essere girata. Un storia ormai dimenticata, anche in Inghilterra dove è avvenuta, ma davvero incredibile: un inno alla solidarietà, merce rara di questi tempi, e all’apertura tra persone diverse, merce ancora più rara. Nel Regno Unito e ovunque.

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Siamo nel 1984 della buia era Thatcher, anno terribile per i minatori gallesi e le loro famiglie. Per 12 mesi di fila i miners scioperarono contro la politica della Lady di ferro. E combatterono con tutte le loro forze per conservare un lavoro a condizioni francamente disumane, perché era tutto quello che avevano. Nella loro lunga ( e infruttuosa) lotta, ci fu chi gli ignorò, anche tra i loro concittadini, e chi li sostenne.
Tra loro, un piccolo gruppo di attivisti gay londinesi, che crearono un gruppo ad hoc, il Lesbians and Gays Support the Miners, e grazie a marce, eventi e fondi riuscirono a dimostrare la maggiore solidarietà a favore della causa. Anche loro lottavano contro il perbenismo borghese e il governo conservatore: il tipo di società propugnato dalla signora Thatcher li consideravano la feccia anche prima della comparsa dell’Aids.
Ma erano gli anni Ottanta. Se le cose sono difficilissime ancora oggi per i gay, figuriamoci allora… appare logico, quindi, che all’inizio il sindacato nazionale dei minatori si mostrasse a dir poco titubante ad accettare il sostegno di quegli strani tipi: non voleva vedere associato pubblicamente il loro nome a un movimento apertamente omosex. Così il gruppetto di attivisti identifica un villaggio nel più profondo Galles, noleggia un minibus e si presenta a scioperanti e sindacalisti. Dopo un primo incontro difficoltoso (specie da parte degli uomini) tra i due bersagliati gruppi nasce un rapporto speciale, fatto di solidarietà e di complicità.
Dalla diffidenza si passa letteralmente all’accoglienza gioiosa e allo scambio di esperienze. Una delle scene più divertenti del film è quella in cui le attempate casalinghe si chiacchierano delle novità’ erotiche imparate dalle ragazze lesbiche, e quando poi vanno a Londra si scaraventano nei locali gay più’ chiusi e gaudenti con enorme entusiasmo. tutti insieme, infatti, parteciperanno alla serata Pits and Perverts, uno dei più’ grandi eventi condivisi da gay ed etero.

PRIDE
Nel plot si intrecciano storie personali, da outing familiari a decisioni sul proprio destino sessual-sentimentale. E qui la sceneggiatura ha un po’ ridotto i numeri delle persone coinvolte, che in realtà furono più numerose in entrambe le comunità apparentemente aliene. “Ma non ho dovuto rimpolpare niente della storia” ha spiegato Stephen Beresford, lo sceneggiatore” e l’ho capito quando ho iniziato a incontrare i protagonisti e a parlare con loro. la ricerca non è stata semplice: all’epoca non c’era internet. Però mi è bastato trovarne uno e mi ha presentato gli altri. Sembra incredibile, ma dopo 30 anni sono ancora in contatto.” Il giorno prima di portare il film a Cannes il regista (attualmente direttore dell’Old Vic e in passato il più giovane direttore della Royal Shakespeare Company), il suo staff e gli attori hanno organizzato una proiezione per i veri protagonisti della storia. Alla fine del film tutti si sono tenuti per mano: ve lo immaginate? Cosa può’ esserci di più’ lontano di un gruppo di gay londinesi trasgressivi e politicizzati da i semplici abitanti proletari di un piccolo villaggio gallese? Eppure…

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