Belgrado, cultura in crisi

Il cinema, ma anche i musei. Nella capitale serba non si investe più in cultura

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/08/IMG_4409.jpg[/author_image] [author_info]di Samuel Bregolin, @Samuelbregolin. Diplomato come perito agrario, ha seguito letteratura contemporanea a Bologna. Si occupa di agricoltura biologica, reportage, poesia, giornalismo e viaggio. Ha viaggiato in Francia, Italia, Inghilterra, Spagna, Ex-Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Turchia, Tunisia e Marocco. Ama raccogliere e raccontare storie dal basso e dalla strada. Ha collaborato con Il Reporter, Colonnarotta, Lindro e Turisti non a Caso. Collabora con Viaggiare i Balcani, OggiViaggi, Il circolo del Manifesto di Bologna, Articolo3, Il Reportage, Qcode Mag. [/author_info] [/author]

17 dicembre 2014 – L’occupazione il 20 novembre scorso del cinema Zvezda a Belgrado riapre la tematica delle grandi carenze culturali della capitale serba. Mentre il governo espone i plastici e i progetti per il Belgrade Water Front e si impegna in un contratto di costruzione decennale in collaborazione con gli Emirati Arabi praticamente tutte le strutture e i servizi culturali della capitale sono in crisi. Emblematica la situazione della cinematografia.

Luka, 24 anni, studente di architettura a Belgrado, non è un professionista dell’attivismo politico. Non era neppure tra quelli che hanno pensato e organizzato l’occupazione notturna del cinema Zvezda, eppure si è sentito subito coinvolto dall’iniziativa al punto di volervi partecipare. Luka è arrivato allo Zvezda la mattina seguente ed è uno dei primi a essersi unito al collettivo: “Ho saputo dell’occupazione attraverso internet, ho deciso di andare a vedere cosa succedeva, l’idea mi piaceva. Sono un appassionato di cinema e a Belgrado è difficile trovare una programmazione culturale degna di questo nome”.

Belgrado è una città che ama il cinema, lo dimostrano i tre festival cinematografici d’autore che si svolgono ogni anno nella capitale: il FAF (Festival del cinema d’autore), il FEST (Festival internazionale del cinema) e Slobodna zona (Festival internazionale del documentario) che richiamano ogni anno numerosi spettatori. A Belgrado nel periodo dei festival è frequente che i giovani decidano di passare la serata al cinema, a volte andando a vedere anche più di un film al giorno e non è raro incontrare ragazzi che hanno una solida conoscenza cinematografica. Oltre ai festival però le alternative sono solo i multiplex commerciali e agli appassionati non resta che scaricare i film da internet. Eppure a Belgrado il cinema e la cinematografia hanno un passato glorioso.

 

 

Lo Zvezda è uno dei cinema storici di Belgrado, fu tra quelli che componevano la Beograd Film: società pubblica nata pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. La storia della Beograd Film cambia nel febbraio 2007 quando il business man serbo trapiantato nella city londinese Nikola  Đivanović acquista il 70% della società, pagandola inspiegabilmente solo 9,2 milioni di euro. All’epoca la Beograd Film possedeva quattordici cinema: Zvzda, Kozara, Jadran, Balkan, Odeon, 20 oktobar, Kosmaj, Central, Slavica, Avala, Jedinstvo, Drina, Partizan e Voždovac.

All’inaugurazione del primo proiettore digitale allo Jadran Đivanović presenta sé stesso come un visionario, si autodefinisce il Don Chisciotte del cinema serbo e promette che riporterà la gente nelle sale cinematografiche. Invece basta aspettare qualche mese perché cinque cinema siano venduti a delle società off-shore cipriote per 19,7 milioni di euro mentre altri cinque vanno alla croata Agrokor. Gli azionisti di minoranza hanno presentato una denuncia penale contro Đivanović per falsificazione di documenti ufficiali, abuso d’ufficio ed evasione fiscale e sarà condannato dalla Procura della Repubblica a 20 mesi di reclusione e a una multa di 3,1 milioni di euro.

Se la giustizia ha fatto il suo corso, cosa rimane oggi dei 14 cinema che componevano la Beograd Film? La maggior parte sono diventati supermercati, bar o ristoranti, come nel caso dell’Odeon, in pienissimo centro. Uno si è addirittura trasformato in un night club mentre il Balkans Film, con le sue ricche decorazioni interne, è l’ultimo a venir chiuso nell’aprile 2010, oggi attende di essere dichiarato pericolante. Il Kozara è andato a fuoco qualche anno fa in un incendio misterioso di cui sono sospettati per dolo alcuni imprenditori che avevano manifestato l’interesse di trasformarlo in un hotel casinò di lusso.

È questo lo stato di degrado che ha portato all’occupazione dello Zvezda: “Eravamo nel cinema da quattro giorni quando siamo riusciti ad avere una conferenza Skype con Nikola Đivanović” continua Luka “adesso è tornato a vivere a Londra. Dopo aver fatto un lungo monologo sul suo amore per la Serbia e l’onore per la patria, dopo aver sottolineato l’importanza della cultura e il suo sostegno morale alla nostra causa ha semplicemente proposto al collettivo di acquistare il cinema per 400’000 euro. Confermando che non ci sarebbero problemi per il passaggio di proprietà, che si occuperebbe di tutto lui e che poi nel cinema potremo fare quello che vogliamo. È inutile sottolineare che il nostro collettivo non riuscirà mai a raccogliere una simile somma”. Oltre al problema economico c’è quello di carattere giudiziario: Đivanović ad oggi non ha ancora pagato stipendi e dividendi dell’operazione, fino a quando non lo farà il tribunale gli impedirà di vendere altri cinema.

Anche volendo quindi, per lo Zvezda non esistono alternative.
La situazione è resa ancora più grottesca dal complicato gioco di scatole cinesi e società off-shore legato alla svendita illegale dei cinema della Beograd Film, per cui oggi è difficile risalire a tutti i proprietari e ai soci azionari di minoranza. Senza dimenticare che Đivanović, anche se proprietario ufficiale del cinema, ha ancora dei pendenti con la giustizia serba. In un garbuglio come questo neanche le forze dell’ordine serbe si muovono, infatti il cinema non è stato sgomberato come temevano i ragazzi del collettivo.

Il problema non sono solo i cinema della Beograd Film ma tutti i numerosi enti e istituzioni culturali della capitale che negli ultimi vent’anni sono stati svenduti in maniera poco chiara ai privati. Un altro esempio lampante è quello di Avala Film, la società di produzione cinematografica aperta fin dal 1946 su volere del Maresciallo Tito e che diventò la casa di produzione cinematografica più importante della Jugoslavia. Negli anni la Avala film fu il set di produzioni italiane e di Hollywood, pellicole interpretate da attori del calibro di Sofia Loren, Antony Quinn, Orson Wells, Yul Brynner e Kirk Douglas.

A inizio anni novanta la città del cinema con i suoi teatri di posa, i magazzini e 33 ettari di terreno sono venduti alla società Jugoexport, che fallisce qualche anno dopo. In corso di privatizzazione il patrimonio culturale cinematografico jugoslavo andrà molto probabilmente ai primi costruttori edili interessati all’affare. Nei magazzini ristagnano addirittura le pizze e le pellicole originali di molti dei film girati in quattro decenni di cinema, i costumi e gli oggetti di scena prendono l’umidità o sono mangiati dai topi. I set in legno marciscono e cadono a pezzi. La fine ingloriosa della Cinecittà jugoslava.

La crisi culturale serba non è solo cinematografica, l’esempio più lampante è sicuramente il Museo nazionale di Serbia in Trg Republike. Il museo contiene più di 400’000 opere pittoriche di arte italiana, francese, jugoslava, cubista, giapponese e fiamminga. Tra i nomi più conosciuti ci sono Tintoretto, Caravaggio, Canaletto, Van Gogh, Rembrandt, Gauguin, Renoir, Monet, Picasso, Cezanne e Klimt. Il museo nazionale di Serbia è chiuso dal 2003 per dei lavori di ristrutturazione che non sembrano essere avanzati molto in questi anni e i cui tempi di conclusione sono indefinibili.

L’occupazione dello Zvezda quindi continua, ma con quali scopi? L’inverno è alle porte e fa già troppo freddo per dormire nel teatro. “Le temperature si stanno abbassando velocemente” sottolinea Luka “portare avanti un’occupazione è faticoso e impegnativo, sopratutto quando c’è l’impossibilità di vedere la situazione evolvere. Si avvicinano le vacanze di natale, gli studenti torneranno a casa per le festività e dello Zvezda chissà se sentiremo ancora parlare”. Senza l’intervento della popolazione il cinema è destinato a richiudere nuovamente i battenti, a riempirsi di polvere e piccioni, in attesa che diventi pericolante e vada all’asta.
Mentre il governo sfugge al fantasma della crisi economica stringendo patti commerciali con la Eagle Hills e progetta una Belgrado pensata per ricchi e turisti, la cultura serba cade in tutti i sensi a pezzi.

 

 


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