Stato di Palestina

L’appello di Moni Ovadia per una scelta di giustizia e di rispetto del diritto internazionale

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/09/Marco_Besana.jpg[/author_image] [author_info]di Marco Besana, classe 1983. Gran sognatore. Gran viaggiatore. Giornalista perché è più facile raccontare gli altri che se stesso[/author_info] [/author]

19 dicembre 2014 – Un Paese isolato è un Paese debole, un Paese in cui i diritti possono essere calpestati senza alcuna conseguenza. Un Paese isolato è un Paese in cui perfino esplicite risoluzioni dell’ONU – approvate a tutela di quegli stessi diritti calpestati – possono essere violate nella totale impunità.

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Il Diritto al ritorno dei Profughi Palestinesi espulsi con la Nakba e dei loro discendenti, il Diritto a potersi spostare e muovere liberamente entro i propri confini senza dover attraversare una barriera, il Diritto a poter sviluppare una propria economia e di poter crescere utilizzando le proprie risorse naturali non dovendo dipendere dalle colonie. Sono solo alcuni dei Diritti di cui la Palestina viene privata e che le Nazioni Unite hanno piùvolte riconosciuto come violati (con le risoluzioni 194, ES-10/15 e 465, solo per citarne alcune).

Proprio per questo, per togliere la Palestina ed il suo popolo dall’isolamento, è fondamentale che l’intera comunità internazionale, a cominciare dall’Italia, riconosca lo Stato di Palestina. Per dare valore a quelle risoluzioni che, ad oggi, sono purtroppo spesso state svuotate di significato. Per ridare alla Palestina ciò che Moni Ovadia, sostenitore del riconoscimento italiano dello Stato Palestinese, identifica come la madre di tutti i Diritti e che, al pari dei suoi figli, viene oggi negata ai palestinesi tutti: la dignità.

“I governi europei, nel parlare di Palestina, si muovono entro la retorica predeterminata di chi èsotto ricatto” ha spiegato l’attore durante la Giornata Internazionale di Solidarietàcon il Popolo Palestinese dello scorso 30 novembre a Lucca. “Il ricatto èquello della Shoa: in Europa non si argomenta, ci sia affida a una litania retorica per evitare di essere accusati di antisemitismo.

Si tratta di un ricatto costante e violento e i politici, per muoversi a livello internazionale, devono costantemente dimostrare di essere amici di Israele. Credo invece che si dovrebbe cominciare a parlare di quello che il governo di Israele fa, che con l’antisemitismo non c’entra nulla, e sostenere il passo fatto dal governo svedese.

Il compito dell’Unione Europea è quello di rompere il muro di gomma, di costruire una nuova “lotta culturale” per separare la critica alla politica israeliana dall’antisemitismo una volta per tutte. La critica fa parte della democrazia. Non poterla fare perchéculturalmente ricattati dalla Shoa significa far parte di democrazie non particolarmente avanzate, o comunque ‘bloccate’. Riconoscere lo Stato di Palestina significa ridare dignitàal popolo Palestinese, ridare alla Palestina quella è che la madre di tutti i Diritti”.

 

 

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