Tremilaquattrocentodiciannove migranti morti senza alcun colpevole
di Alessandro Ingaria
23 dicembre 2014 – È del 5 dicembre la strage di benvenuto: 17 migranti non ce l’hanno fatta, probabilmente a causa del freddo e della sete. La transizione tra la fine di Mare nostrum e l’inizio dell’operazione Triton, nell’ambito di Frontex Plus, comincia con i peggiori auspici.
Questa è la notizia ripresa da molti quotidiani a seguito dell’ultima strage di migranti, ma altrettanto importante è una segnalazione riportata in una nota Adnkronos del 9 dicembre 2014.
«Frontex è “preoccupata” per i ripetuti interventi “fuori area” di queste settimane nel Mediterraneo, oltre le 30 miglia marine dalle coste italiane (ed europee), vale a dire in un raggio d’azione che nei mesi scorsi è stato coperto dalle navi dell’operazione italiana Mare Nostrum impegnate nei soccorsi dei migranti. Lo mette nero su bianco, apprende l’Adnkronos, il Direttore della divisione operativa di Frontex, Klaus Rosler, in una lettera al Direttore dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Viminale, Giovanni Pinto, in cui fa il punto sulla prima fase di attuazione della missione europea Triton. Dall’agenzia europea per la cooperazione alle frontiere esterne della Ue giunge un fermo richiamo sul fatto che le attivazioni impartite alle navi di portarsi “in zone poste fuori dall’area di operazioni di Triton” per prestare soccorso a imbarcazioni in difficoltà “non sono coerenti con il piano operativo e purtroppo non saranno prese in considerazione in futuro”. Nella lettera si fa riferimento ad una serie di interventi di soccorso compiuti nelle scorse settimane».
Vorrei concentrare l’attenzione sulla solerzia di Klaus Rosler (di seguito sig. R.) e unirla con una notiziola di qualche settimana fa. I funzionari dipendenti di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea, si difendevano dai ripetuti attacchi subiti dalla stampa e dalla società civile, rifiutando ogni responsabilità diretta nella gestione dei flussi migratori e nei casi di naufragio di migranti nel Mediterraneo e dichiarando che loro applicavano regole e leggi decise in altra sede.
Verrebbe da chiedersi se lo zelo con cui lavorano includa il rammarico che qualche migrante venga salvato da naufragio oltre le 30 miglia marine, sottraendosi ad una morte sicuramente lenta. Non è dato sapere.
Non conosco il sig. R., tuttavia mi premerebbe chiedergli cosa direbbe a fronte di un evento per lui inatteso: passata questa generazione ne subentrerà un’altra con un senso etico superiore. Questo potrebbe comportare che in luogo delle miopi politiche di chiusura e pseudo-accoglienza, si ponga al centro dell’interesse comune l’essere umano in quanto tale. Un’Europa faro di civiltà che inizi ad applicare il principio per cui «il diritto degli stati non può essere superiore ai diritti dell’essere umano». In questa situazione potrebbe insediarsi un tribunale internazionale che aprirà un processo per la strage di migranti avvenuta all’inizio del secolo XXI.
Inverosimile? Forse. Ma in fondo, chi nel 1934 immaginava che solo 11 anni dopo una corte avrebbe giudicato i funzionari dei regimi sconfitti nella seconda guerra mondiale?
Immaginiamo che il sig. R. venga accusato di crimini contro i richiedenti asilo (o crimini contro l’umanità) in una sorta di processo di Norimberga su una delle più grandi stragi di questi anni. In questo ipotetico caso, cioè se la generazione successiva lo incriminerà per aver permesso la morte di decine di esseri umani, quale sarà la sua linea difensiva? Probabilmente il suo avvocato cercherà di dimostrare l’innocenza del cliente sulla circostanza che egli, da funzionario solerte, applicava semplicemente le leggi e i trattati internazionali in vigore in quel momento. E all’avvocato potrebbero anche sfuggire parole del tipo «la solerzia del sig. R. era quella di un comune postino».
E, all’argomentazione del giudice che nei paesi civili la legge presuppone che la voce della coscienza dica a tutti «non uccidere (o non omettere soccorso causando la morte)», potrà rispondere che le regole dell’operazione Triton prevedevano che la voce della coscienza dicesse a tutti: «lasciateli morire», anche se gli attori in gioco erano consapevoli che ciò è contrario agli istinti e alle tendenze normali della maggior parte della popolazione.
Così come recentemente è emerso che nella Guardia Civil spagnola, pur costituita da persone consapevoli dell’abominio di lasciar morire delle persone senza intervenire per la loro salvezza, è più forte la resistenza alla tentazione di rispondere alla propria coscienza, rifugiandosi dietro ordini superiori o presunti pericoli che mettono a repentaglio la propria incolumità.
Ma vorrei tornare al sig. R., sarebbe facile accusare il suo ufficio di Varsavia di inefficienza e spreco di soldi: 40 mila euro spesi ogni anno in fiori per addobbare la sede, 20mila euro per le bandiere, 30mila euro per la cena di natale. Ma sarebbe solo superficiale.
Quel che si può fare è dare un volto a quei burocrati che permettono la morte di migliaia di persone in mare. Chi applica senza coscienza le regole, chi non rilascia un visto che costringe ad una rischiosissima traversata in mare (ad esempio le ambasciate italiane hanno preciso ordine di non rilasciare visti “regolari” ai cittadini siriani), o chi semplicemente comunica l’ordine di lasciar morire le persone a 30,01 miglia marine, facendo dipendere la vita e la morte da una questione di centimetri.
«Il suddito di un governo buono è fortunato, il suddito di un governo cattivo è sfortunato: io non ho avuto fortuna». Sono le parole di Adolf Eichmann pronunciate a propria difesa durante il processo di Gerusalemme, che l’avrebbe condotto all’impiccagione per crimini contro il popolo ebraico compiuti durante il terzo reich. Chissà se al proprio processo il sig. R. pronuncerà le stesse parole, magari inconsapevolmente, per difendersi dall’accusa che gli addebiterà quell’eccesso di zelo applicato da funzionari più o meno consapevoli. Funzionari che altro non sono che piccoli e grigi burocrati. È il burocrate senza volto che può uccidere migliaia di persone.
«Gli assassini di questo secolo non hanno la grandezza dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano» (“La Banalità del male” di Hannah Arendt).
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