La colonna destra dei siti mainstream italiani è il trionfo dei click e la morte del contenuto in rete. Dai castori che ballano alle anatomie dei corpi esibiti in finti servizi rubati.
Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale
di Alessandro Ingaria
28 dicembre 2014 – «Il problema è che il mondo è un problema e certo non saremo noi a risolverlo, avrebbe voluto dire Pereira». Avvio al fulmicotone, prima seconda terza, come una vecchia Trabant, per rimanere grosso modo fermi al solito punto. Antonio Tabucchi in Italia se lo filavano in pochi, forse perché viveva all’estero o forse perché era un fine polemista. Di fatto ci ha lasciato quasi tre anni fa uno dei più grandi scrittori contemporanei in lingua italiana.
«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità» scriveva Tabucchi in Sostiene Pereira. Di filosofia tratta anche Matteo Nucci con il suo Lacrime degli Eroi in cui Platone, passeggiando per il Pireo, è alla ricerca di suggestioni per l’incipit di una delle sue opere più celebre, la Repubblica.
Con una sceneggiatura che spazia dal teatro alla filosofia passando per la solitudine e l’egoismo, uno dei migliori film dell’anno è senza dubbio Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan. Il regista turco si avvicina al sommo maestro Bergman nel trattare le nevrosi e le debolezze umane, in un’opera magistrale che ammalia lo spettatore.
Ceylan pesca a piene mani da Shakespeare, omaggiandolo con un paio di citazioni (Othello il nome dell’Hotel in cui è spesso visibile il manifesto di Antonio e Cleopatra), ma riferisce direttamente all’opera di Cechov, in cui la Mosca tanto desiderata è ora la Istanbul verso cui anelano i protagonisti. Un’opera in cui la relazione uomo donna è al centro della narrazione, con il protagonista, rifugiatosi dietro un buonismo socialmente accettato, in realtà fa emergere l’idea che un essere umano possa possederne un altro, così come possiede edifici e cultura e che con i soldi ai possa comprare la felicità altrui.
Una felicità impossibile in quest’epoca di narcisismo narrata con crudeltà da David Cronenberg in Map to the stars: una cartografia del genere umano impietosa e reale dove solo la ricerca della verità seppur condannando a un destino di sangue è in grado di liberare per sempre.
[…] Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Io scrivo il tuo nomeSui vetri degli stupori
Sulle labbra intente
Al di sopra del silenzio
Io scrivo il tuo nomeSu ogni mio infranto rifugio
Su ogni mio crollato faro
Sui muri della mia noia
Io scrivo il tuo nomeSull’assenza che non desidera
Sulla nuda solitudine
Sui sentieri della morte
Io scrivo il tuo nomeSul rinnovato vigore
Sullo scomparso pericolo
Sulla speranza senza ricordo
Io scrivo il tuo nomeE per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per nominarti
Libertà.Paul Eluard