Arte , sport e media: parkour, graffiti, media e comunicazione, animazione per bambini, workshops per sei giorni a Gaza
di Cristina Mastrandrea, da Gerusalemme
28 dicembre 2014 – Gaza è pronta ad accogliere i 20 ragazzi/e italiani/e che aggiungeranno nei prossimi giorni la Striscia di Gaza, per scambiare e condividere sapere e conoscenza con i giovani di Gaza. Il Festival di svolgerà dal 28 al 5 Gennaio.
Una rassegna di attività culturali, sportive e di animazione che coinvolgeranno per 7 giorni i giovani di Gaza e i ragazzi italiani .
Il Festival è organizzato dal Centro Culturale VIK di Gaza City, insieme a numerose associazioni locali in collaborazione con altrettante associazioni italiane ( MOMU, FortografiSenzaFrontiere, Associazione Nazionale Filmaker, Fotograficamente e UISP ), numerosi formatori di scuole, Università e Istituti e gruppi di Milano e Bergamo ( Zam, Lambretta e Milano in Movimento).
Parkour, arte e graffiti, media e comunicazione, animazione per bambini nelle scuole sono le attività e i workshops che si svolgeranno durante i 6 giorni di Festival che si concluderà con un evento finale rivolto a tutta la popolazione, all’insegna di sport, eventi musicali e culturali.
“ La partecipazione al progetto è una piccolissima goccia di solidarietà in un mare di macerie. Metteremo a disposizione la nostra professionalità ma siamo consapevoli che lo scambio con i gazawi sarà molto di più di un semplice workshop ma uno scambio di esperienze” Valerio Nicolosi, del gruppo Media e Comunicazione
“ Siamo venuti per portare nella striscia altre visioni e pratiche del parkour e questo scambio è la naturale prosecuzione di un percorso cominciato con l’incontro in Italia nel 2012 e 2013 dei giovani del team Pk Gaza” Federico Gato Mazzoleni del gruppo Parkour.
Il FESTIVAL fa parte di un largo progetto di Scambi Culturali che ogni anno prevede la formazione e lo scambio di conoscenza tra le nuove generazioni dei paesi del mediterraneo per cercare di colmare le carenze educative e formative nonché le difficoltà e l’impossibilità di apertura verso il mondo esterno che i giovani di Gaza sono costretti a subire da anni, a causa dell’occupazione israeliana.
“Il Festival è un’occasione importante per i giovani e per tutta la popolazione di Gaza, sono 8 anni che non fanno passare delegazioni internazionali così grandi dal valico di Erez” dice Meri Calvelli
La Striscia è un carcere a cielo aperto di circa 45 km, chiusa da mare e da terra, dove vivono circa 1,8 milioni di palestinesi. La popolazione cerca di risollevarsi dall’ultima operazione militare nella quale hanno perso la vita oltre duemila palestinesi, la maggior parte civili e molti bambini.
“L’ultima aggressione scatenata sulla striscia, denominata “Margine Protettivo” di luglio/agosto 2014, ha cercato di distruggere per l’ennesima volta le speranze e le volontà della popolazione, che si è vista crollare addosso tutta la città, senza poter fermare il disastro preannunciato e continuato – ci spiega Meri Calvelli, organizzatrice del Festival e coordinatrice del Centro Italiano Vik di Gaza – Un lungo ed inutile gioco sadico, imposto sui cittadini di Gaza ai quali non è permesso muoversi e condurre una vita “normale””.
Mentre la Striscia si prepara a qualche giorno di festa, il clima negli ultimi giorni si è fatto sempre più teso con Israele.
Per la prima volta dopo la fine di Margine protettivo, nella notte del 19 Dicembre, l’aviazione israeliana ha bombardato a sud di Gaza alcuni presunte basi di Hamas poche ore dopo il lancio di un razzo lanciato da Gaza a sud di Israele senza fare vittime.
La popolazione di Gaza vive costantemente nel timore di un altro conflitto ed è sempre più messa a dura prova. Per la maggior parte del giorno viene a mancare l’energia elettrica, circa 100mila palestinesi sono ancora senza un tetto dove dormire e la ricostruzione tarda ad avvenire.
Nonostante tutto, Gaza e i suoi giovani, attendono con entusiasmo il Festival, considerato anch’esso una forma di resistenza pacifica all’assedio. Un momento importante di scambio di conoscenza e formazione ma anche di condivisione tra culture differenti. Uno spiraglio e una finestra aperta verso il mondo esterno al quale per il momento non possono accedere.