Festival Italia – Gaza 4

Arte, sport e media: parkour, graffiti, media e comunicazione, animazione per bambini, workshops per sei giorni a Gaza

GAZA – Il primo Festival di scambio Italia Gaza si è chiuso con una partecipazione straordinaria dei giovani gazawi. Circa 300 i ragazzi e le ragazze della Striscia che hanno partecipato ai workshop di video e fotografia, parkour, arte e graffiti e, tantissimi i bambini nel gruppo di animazione. Il gruppo fotografia, del quale ho fatto parte come trainer, ha puntato a far capire agli studenti che
il fotogiornalismo è anche raccontare storie fuori dall’emergenza e dalle bombe e che è importante partire dall’elaborazione di un’idea e dalla costruzione di un racconto.

L’idea da sviluppare, decisa insieme ai ragazzi, è stata quella di raccontare una Gaza diversa che vive e resiste. Siamo andati al porto, nei campi rifugiati Shaati, lungo la spiaggia e nel mercato di Gaza City. Ogni studente aveva il compito di realizzare un racconto per immagini partendo da questi luoghi e situazioni. Abbiamo poi fatto un editing creando un unico lavoro multimediale.

Il gruppo di video ha realizzato 3 brevi fiction, quest’ultimo è stato il tipo di linguaggio preferito dagli studenti del corso. Il parkour ha continuato gli allenamenti con i ragazzi dei gruppi Parkour Gaza, Spider Gaza e 3run Gaza. Il gruppo di animazione ha lavorato con i bambini concentrandosi sul “gioco dei mimi”, mentre i writers hanno realizzato diversi murales in giro per la Striscia di Gaza e un gruppo ha recuperato materiale dalle discariche per realizzare opere d’arte che raffigurano e denunciano l’assedio.

Il Festival ha chiuso il sipario con un evento finale dentro al teatro Rashad el Shawa vicino al Parlamento, dove è intervenuto il Ministro della Cultura, e hanno partecipato tantissimi gazawi nonché tutti i partecipanti ai gruppi di formazione. Una festa che ha avuto inizio cantando “bella ciao”, qui a Gaza considerato il vero inno nazionale italiano.
A seguire una rappresentazione del gruppo dei bambini vestiti da farfalle come metafora della rinascita di un paese, ma ancora danze tipiche palestinesi, esibizioni dei gruppi di parkour, rappers, brackdancers e un saluto finale a tutti con l’augurio di replicare questa esperienza al più presto.

 

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Il Festival è stato un momento di grande partecipazione ed entusiasmo, i giovani gazawi li abbiamo trovati pieni di energia e con la voglia interfacciarsi con il mondo, curiosi di vedere cosa sta dietro al muro. “Lo scopo del progetto – ci dice Meri Calvelli – era quello di continuare a guardare quello che succede dentro Gaza, ad entrare nella Striscia e riportare fuori quello che significa questo assedio. Uscire da questa gabbia e liberare Gaza è importante per noi e per tutto il mondo”.
Oltre all’esperienza umana unica, questo momento ha permesso ai ragazzi di comprendere diversi punti di vita, di superare barriere culturali ed aprirsi allo scambio e alla condivisione, di tornare ad essere curiosi ma soprattutto di esprimersi liberamente.

Gaza è bellissima, ha una grande energia chiusa in pochi km di terra, sarebbe bene che il mondo venisse qui a vedere con i proprio occhi. Quello che ci ha colpito di più è la dignità di questo popolo che nonostante l’oppressione continua a resistere, nonostante la distruzione e l’assedio è un luogo dove la gente vuole andare avanti e credere ancora in un futuro.

Partecipare al Festival è stato il nostro contributo e il nostro modo di sostenere questo popolo, di rompere l’assedio che non permette al popolo di Gaza di comunicare con il mondo.

 

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