Una certa idea

Un nuovo sito, la stessa linea editoriale, ancora più impegno e determinazione

L’8 gennaio 1973 iniziò il processo contro Bernard Barker, Virgilio González, Eugenio Martínez, James W. McCord Jr. e Frank Sturgis. A loro si aggiunsero E. Howard Hunt e George G. Liddy. Tutti, eccetto McCord e Liddy, si dichiararono colpevoli, e tutti furono condannati per cospirazione, furto con scasso e intercettazioni telefoniche.

Si parla dello scandalo Watergate, dal nome dell’albergo di Washington dove aveva sede il comitato elettorale del Partito Democratico Usa, intercettato illegalmente da una rete direttamente riferibile all’allora presidente Usa Richard Nixon, repubblicano.

Dalle prime indiscrezioni fino alla condanna finale, che comportò le dimissioni di Nixon, il bandolo della matassa venne tenuto dal Washington Post, che con il grande lavoro dei suoi reporter Carl Bernstein e Bob Woodword scoperchiò il verminaio della politica Usa.

Per onorare questa data abbiamo scelto l’8 gennaio per il lancio del nuovo sito di Q Code Magazine. No, non ci siamo montati la testa. Il nostro vuole essere solo un omaggio, non un confronto. Un omaggio alla nostra idea di giornalismo, un modello da seguire, un’idea da difendere.

Perché restiamo convinti che il giornalismo ha un senso se è libero e indipendente, se denuncia più che commentare, se racconta i fatti e tiene vigile l’opinione pubblica su quello che potrebbe accadere, senza limitarsi al commento del fatto quando è ormai accaduto.

Un giornalismo consapevole che “non ci sono poteri buoni”, o comunque consapevole che il nostro mestiere è quello di fare le pulci al potere, sempre e comunque, nell’interesse dei cittadini e dei lettori.

Per questo, un anno e mezzo fa, abbiamo fondato Q Code Magazine. Per questo continuiamo a lavorarci ogni giorno, anche se nessuno di paga per farlo. Ed è bello scoprire che lungo il cammino siamo diventati sempre di più, comunità di lettori e scrittori, come la sognavamo all’inizio.

Professionisti, non missionari

E’ dura, molto dura. Il lavoro va pagato, sempre. Nessuno lo sa meglio di noi, che ci mettiamo l’anima, lavorando per campare come tutti. Solo che nel momento drammatico che vive una certa editoria, una certa idea di giornalismo, che sembra essere uscita dai radar dei lettori e degli editori, non ci resta che resistere.

Lo facciamo ogni giorno, lo faremo ancora di più e meglio da oggi. Torneremo a chiedervi di sostenerci, con il tesseramento, comprando i nostri monografici in download a pagamento, per frequentare i nostri Q Code Café e con mille altre iniziative che vi proporremo.

E senza rassegnarci all’idea che prima o poi qualcuno abbia la volontà di investire in questo progetto. Perché non siamo missionari, ma professionisti che investono il loro tempo in una certa idea di giornalismo. Sperando di trovare sempre più lettori che credono alla stessa idea e la vogliono difendere e praticare con noi.



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