con l’EZLN nuovamente protagonista
Il primo Festival mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni contro il capitalismo, organizzato dal Congresso Nazionale Indigeno e dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, è stato un successo da diversi punti di vista.
Innanzitutto, la partecipazione delle componenti non indigene nazionali e internazionali è stata elevata, nonostante l’annunciata assenza della Comandancia dell’Ezln e, più in generale, degli Zapatisti che hanno deciso di lasciare gli interventi programmati ai familiari dei desaparecidos di Ayotzinapa. Poi, o forse soprattutto, è stato un successo per le prospettive che potrebbe produrre il dialogo tra gli organizzatori, la Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa e le varie collettività della Sexta, la rete nazionale e internazionale nata dopo la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.
Qui sopra, il lungo video con cui l’Ezln, tramite Radio Chimia,
ha ripreso e condiviso gli interventi che avrebbe dovuto fare durante il festival.
Un festival messicano
Certo, il portato di questo festival è molto più messicano che internazionale, ma non avrebbe potuto essere altrimenti vista la grande presenza del Cni e, soprattutto, dei genitori di Ayotzinapa. Per capire a pieno quello che sta accadendo, però, occorre fare alcune premesse.
La prima è che il Cni negli ultimi anni è in difficoltà: la crisi di questo percorso nato nel 1996, dopo la morte della comandanta Ramona e di don Juan Chavez, è andata crescendo. Quella successiva riguarda le Scuole Normale Rurali che hanno una matrice culturale marxista-leninista, affondano le loro radici negli anni ’20 del secolo scorso e sono federate nella Fecsm, la Federazione Studenti Campesini del Messico. Infine, occorre ricordare che il dialogo tra Ezln e Cni è iniziato nel 1996, mentre quello tra l’Esercito Zapatista e le Scuole Normali Rurali ha un solo momento di contatto, ed è il lancio dell’Altra Campagna nel 2006, proprio ad Ayotzinapa.
Dovrebbe risultare abbastanza evidente quindi che questa triangolazione di rapporti tra Ezln, Cni e Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa non è qualcosa di scontato quanto piuttosto un fatto inedito e intrigante. Storie diverse, rappresentative di anni di resistenza e attivazione sociale capaci di creare oasi di indipendenza e autonomia nel Paese, ma soprattutto rappresentative di diversi milioni di persone, che cercano di superare difficoltà e divergenze per organizzarsi sono una cosa potente.
Se poi, a questo dialogo a tre, aggiungiamo l’ampia rete messicana di aderenti alla Sexta possiamo pensare, vedere e capire come il gioco si faccia ampio, interessante e soprattutto radicale.
Non si sta dicendo che siamo in una fase pre-insurezzionale, però non possiamo che notare come realtà politiche, anche con una dimensione militare e rivoluzionaria (non solo l’Ezln ma per esempio anche la tribù Yaquì), e apertamente anti sistemiche federate tra loro, siano in qualche maniera un rapporto di forza molto atipico e difficilmente trovabile altrove.
Il grande lavoro politico dell’Ezln in chiave Messicana sta portando i suoi frutti: da un lato, l’Altra Campagna e la creazione della Sexta, dall’altro, il nuovo investimento nei rapporto con il Cni iniziato da oltre un anno.
Un festival oltre il festival
Il primo Festival mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni contro il capitalismo è stato anche questo, forse soprattutto questo, ma forse non solo.
La potenza di questo percorso ci viene sottolineata anche dalla repressione che ad esso sta seguendo. I pullman del Cni di ritorno da San Cristobal sono stati minacciati da diversi corpi di polizia, sono stati attaccati a sassate da uomini in borghese e poi fermati nuovamente da altri corpi di polizia.
Il 7 gennaio, a Città del Messico, la polizia, senza alcun mandato, ha tentato di sgomberare il Chanti Ollin, lo spazio che ha ospitato gli aderenti alla Sexta e i membri del Cni nella tappa del festival nella Capitale. Tentato di sgomberare perchè la rete sociale che con il festival si sta fortificando ha risposto riempiendo le strade attorno al Chanti Ollin e, nonostante alcuni feriti e diversi arresti, ha ripreso lo spazio sociale e culturale rioccupandolo.
Venerdì invece un ingente numero di forze dell’ordine ha sgomberato i campi recuperati e cioè delle occupazioni di terre compiute, vicino alle cascate di Aqua Azul, dalla comunità di San Sebastian Bachajon il 21 dicembre, per protestare contro la costruzione del nuovo aeroporto di Palenque e della nuova strada veloce Palenque-San Cristobal de Las Casas (entrambi i progetti sono inseriti in un dispositivo di “trasformazioni” territoriali con la scusa di creare un centro turistico internazionale). E si è trattato di uno sgombero violento.
Nel Messico ribelle, quindi, sembrano soffiare venti interessanti. E lo fanno anche grazie all’Ezln che, pur non essendo più la direttrice principale del cambiamento, ha saputo mettere in discussione il suo ruolo e tornare protagonista di questa nuova fase politica del Paese.
Sosteneteci. Come? Cliccate qui!