L’alba di una nuova storia

Per la prima volta, due scalatori hanno raggiunto la vetta della parete Dawn Wall. E non necessariamente perché sono stati “i più forti, i più bravi, o i più folli”

Tanti, quasi tutti, dicevano che era impossibile. Come tante, troppe cose sembrano essere impossibili a questo mondo. Passiamo la vita a parlare di ciò che vorremmo e, spesso, mai un giorno a cercare di ottenerlo. E l’impossibile non diventa che una scusa, dai confini sempre più grandi e fagocitanti. Perché la paura di fallire è un mostro dalle teste sempre più grandi e numerose.

Tanti, quasi tutti, hanno cominciato a dire che forse era possibile solo quando il coraggio gli è stato spiattellato in faccia. E allora non hanno più potuto negare che la forza di un sogno, la potenza della determinazione e l’assoluta certezza che la felicità non stia tanto nel farcela fisicamente, ma nel farcela a provarci e a dare spazio ai propri progetti è in grado di abbattere qualsiasi impossibilità e qualsiasi paura.

Jorgeson and Caldwell getting ready to climb

Uno spot pubblicitario da anni recita «Impossible is nothing» e non è per essere retorici, ma in effetti è proprio così, se solo ci si pone in un ordine d’idee libero e rispettoso. Libero e rispettoso nei nostri confronti. Libero e rispettoso nei confronti altrui. Libero e rispettoso nei confronti della propria umanità.

E così, restando umani, consapevoli della loro totale insignificanza di fronte a una cattedrale di roccia gigantesca non solo nelle misure, ma nel mito stesso, Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson hanno scritto un pezzo di storia non solo dell’arrampicata, ma dell’uomo, raggiungendo la cima del Dawn Wall, la grande facciata del monolito meglio conosciuto come El Capitan, Il Capitano, icona dello Yosemite National Park.

Diciannove giorni, novecento metri, le loro mani, i loro piedi, il granito perfetto, intatto, inviolato. E una montagna dentro, non tanto di roccia, ma di consapevolezza. Consapevolezza che tutto era incerto, tranne una cosa: la loro volontà. Consapevolezza che tutto quello dipendeva solo ed esclusivamente da loro, ma che questo non significava nemmeno essere invincibili.

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Sono stati i primi a scalare in free climbing quella cupola così maestosa, sogno di intere generazioni di climbers. E non necessariamente perché sono i più forti, o i più bravi, o i più folli. Semplicemente perché sono stati i più umani. Perché sono stati gli unici, dopo centinaia di voci che affermavano il contrario, a pensare che sarebbe stato estremamente difficile e doloroso e snervante, ma non per questo impossibile.

Non hanno avuto la pretesa di spingersi oltre i limiti, ma non sono nemmeno rimasti al sicuro dentro la loro zona di comfort.

Si sono spinti al limite. Si sono dati una possibilità. Hanno lasciato che la loro mente si aprisse a nuove soluzioni. Hanno avuto pazienza e la forza di affrontare un probabile fallimento senza nessuna paura di sembrare poi deboli, o stupidi, o vulnerabili. Perché chi sogna e prova anche solo un po’ a rendere quei sogni realtà ce l’ha fatta in partenza e non sarà mai né uno stupido, né un debole, né un vulnerabile, ma solo qualcuno che è riuscito ad essere umano nel senso più puro della parola, trovando quell’equilibrio perfetto tra umiltà e folle aspirazione.

«I limiti sono sempre esistiti e sempre esisteranno, solo che ogni giorno cambiano. Non si affrontano con un passo lungo, a mio avviso l’approccio è prima di tutto mentale. A volte basta modificarlo per aprirsi nuove possibilità, come avviene sulla roccia. In ogni caso è bene sapere che più in alto ce ne sarà uno nuovo, perché il limite è per definizione oltre l’orizzonte. Per intravederlo bisogna avere la capacità di sognare». Lo ha detto Manolo in un’intervista pubblicata qualche giorno fa su Il Fatto Quotidiano. Perché ogni realtà esterna è frutto di uno stato mentale interno. E questo non vale solo per la roccia.

Tra arrampicatori si dice spesso che l’arrampicata è una metafora di vita. Il Dawn Wall, il Muro dell’Alba. E allora non posso che sperare – sognare – che non sia che l’Alba di un nuovo pezzo di storia.

Una storia segnata non dal terrore e dalla violenza e dalla forza intesa come potenza soverchiante, prepotente e opprimente, ma da uno stuolo di pionieri, che esploreranno l’orizzonte del sogno senza dimenticarsi la libertà e il rispetto, senza perdere di vista il limite, ma senza nemmeno la paura di avvicinarlo, senza perdere il coraggio di un abbraccio, né quello di aprire la mente a nuove idee, con curiosità e senso di appartenenza, senza alcuna altra pretesa se non quella di scoprire se qualcosa di buono è possibile.

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