Birdman

Regia di Alejandro Gonzalez Inarritu. Con Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, Andrea Riseborough, Zach Galifianakis. Golden Globe per la regia e per il protagonista (Michael Keaton), nove nominations agli Oscar. Nelle sale da oggi

Di Irene Merli

Riggan Thompson è una star hollywoodiana che ha conquistato il successo planetario con il ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato, una specie di uomo-uccello. A 60 anni, Riggan decide che la celebrità del passato non gli basta: vuole dimostrare di essere un bravo attore e sfuggire all’inevitabile oblio.

Così si lancia in un’impresa donchisciottesca: recitare, dirigere e scrivere l’adattamento teatrale di uno sfolgorante libro di Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. E rappresentare il tutto in uno storico teatro di Broadway.

Il film è ambientato durante gli ultimi giorni di prove fino alla serata della prima e si dipana in un labirinto di incontri e confronti del protagonista con il passato e il presente, con l’ex moglie dolce e materna, la figlia disincantata e in via di disintossicazione, l’amante curvilinea in fuga dal ruolo di sex symbol, l’amico produttore, una critica teatrale sadica e un insopportabile, presuntuosissimo attore di grande talento che litiga con tutto e tutti.

Ce la farà il vecchio supereroe a portare a termine la sua avventura on stage, senza alcun effetto speciale?

Birdman racconta tutto quello avviene dietro a una pièce teatrale, dal punto di vista tecnico ma soprattutto esistenziale. Parla del disperato bisogno d’amore che sta dentro ogni attore e non solo, della fragilità e della presunzione delle persone di spettacolo, della difficoltà di ammettere di non avere talento quando se ne è fatto il perno della vita. E della tragica incapacità di distinguere tra amore e approvazione. Chi meglio poteva rappresentare tutti questi dilemmi di un attore molto amato dal pubblico, ma poco apprezzato da colleghi e critici?

Inarritu scarnifica l’animo del suo protagonista con una serie di piani sequenza praticamente infiniti, al cui interno gli attori recitano senza interruzione come su un palcoscenico e vanno dentro e fuori dal teatro, dai camerini, dai corridoi, con brevi sortite in strada o in un bar. Non solo. La colonna sonora è un incalzante rullo di batteria jazz, che accompagna il crescendo d’ansia dell’improbabile troupe teatrale.

E Michael Keaton, abbandonata ogni sobrietà, incarna qui un uomo megalomane e disperato, scisso tra il povero diavolo e il supereroe, che dialoga con il suo doppio tenebroso e kitsch, vola sulle strade di New York, uccide con il pensiero un pessimo attore e diventa “virale” sul web per una corsa nudo sotto la pioggia.

Certo, anche il regista messicano non brilla per sobrietà, ma è il suo bello.

Mutua da Hitchcock ( il continuum di piani sequenza di Nodo alla gola) e da Altman (la messa in ridicolo corale della società dello spettacolo e l’adattamento da Carver, come in America oggi), mantiene il film a un ritmo vorticoso che non si ferma un attimo e gioca con lo spettatore.

Perché Birdman è anche un divertente trionfo di metacinema. Guarda caso, Michael Keaton deve la sua celebrità all’interpretazione dei due primi Batman (quelli di Tim Burton, i più amati dagli appassionati di fumetto e della saga cinematografica), quando parla con il suo doppio usa la cupissima, darkissima voce da Uomo pipistrello, ha più o meno l’età del protagonista e anche lui è stato ghettizzato a lungo per aver rifiutato di recitare in Batman 3, come è capitato a Riggan con il suo Birdman.

Ma ce n’è anche per Edward Norton (l’odioso attore di talento) che rifiutò la parte di Hulk negli Avengers, più volte citati nel film. E via così: a voi il piacere di scoprire altre citazioni e rimandi.

Birdman descrive la parabola di un uomo in cadura libera, tra tentazioni e crisi d’identità. Ma diverte, stupisce, eccede e fa riflettere. Soprattutto non annoia mai: scrittura brillante, attori superlativi e tanto, tanto coraggio di osare.

 

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