Around / Berlino

Around nasce dall’incontro di due grandi passioni: la fotografia e il viaggio.
Ad arricchire i nostri itinerari, alcuni scatti selezionati dal profilo Instagram dell’intervistato.
Good trip!

A Berlino con Michele Brancati
Michele Brancati nasce a Reggio Calabria nel 1977. Dopo gli studi in cinema e fotografia presso il DAMS di Bologna, approfondisce l’ambito del fotogiornalismo presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano sotto la guida del fotoreporter Hannes Schick.
Attualmente vive tra Berlino e Colonia.

 

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Descrivici Berlino in poche battute.
Berlino è tante cose assieme. Intanto è una metropoli con grandi spazi verdi dove potersi abbandonare tranquillamente ai propri pensieri. È una città con un carattere di sospensione molto forte che esorta alla meditazione e nello stesso tempo è un luogo in cui il passato è ancora troppo presente. Queste sensazioni si intensificano passeggiando nel quartiere di Alt Treptow al confine con Neukölln, a pochissimi metri dal muro.

Cosa consigli di visitare a chi è in città?
Il Funkhaus, in passato sede della Rundfunk della DDR, adesso spazio per artisti di tutto il mondo, dove anche io ho avuto un piccolo studio fotografico.
Il Monumento sovietico a Treptower Park, nel quartiere Alt-Treptow.
Il quartiere turco di Neukölln dove, il martedì e il venerdì, si può anche fare un giro al mercato.
Il quartiere Kreuzberg frequentato soprattutto da artisti e punk.

Il nome di un museo, di una libreria e di un ristorante.
Museo di Martin-Gropius-Bau dove organizzano numerose mostre di fotografi internazionali.
Motto. Uno spazio molto particolare in cui è possibile scegliere tra tanti libri autoprodotti.
Lavanderia Vecchia. Un  locale nel cuore del quartiere turco. I proprietari sono tedeschi ma hanno una forte passione per la cucina italiana.

Un’usanza tipica?
Una cena leggera e veloce: l’AbendBrot. Consiste nel cenare con pane integrale, formaggi, pomodori e cetrioli.

Che tipo di storie ti piace documentare?
Ho iniziato la mia attività come fotoreporter, occupandomi di immigrazione al confine tra Slovacchia e Ucraina e fotografando alcuni centri di accoglienza. In seguito il mio interesse si è spostato su tematiche più intime. Da diverso tempo sto lavorando sulle coppie di fatto (Esistere di fatto. Narrazione di famiglia ndr) e da quando è nato mio figlio Jacopo, sto provando a raccontare la sua crescita e il nostro rapporto.

Raccontaci qualcosa in più su Jacopo.
Da circa due anni il mio principale lavoro è quello di papà. Ad un certo punto mi sono detto che forse era necessario lasciare traccia di questa nuova avventura. E così è nato un lavoro molto intimo, dove ho messo in rilievo distanze e vicinanze del rapporto fra padre e figlio. Il progetto ha vinto il premio MICamera al Savignano Festival 2014 ed è in mostra (fino al 15 febbraio ndr) al Centro Italiano di Fotografia a Bibbiena. La storia è in divenire. Ogni giorno scatto immagini utilizzando macchine compatte a pellicola. Indipendentemente dall’esito, sarà un bel regalo per Jacopo.

Dal punto di vista professionale quali differenze hai riscontrato tra l’ambiente italiano e quello tedesco?
Prima fra tutte la serietà con la quale i tedeschi affrontano il proprio lavoro. Qualche giorno fa ho inviato una e_mail a Zeit Magazine, uno dei più importanti giornali tedeschi. Nel giro di poche ore ho ricevuto una risposta. In Italia se ne avessi ricevuta una, sarebbe stata probabilmente automatica.

Un settimanale tedesco interessante?
Die Zeit. Lo leggo sempre soprattutto per migliorare il mio tedesco.

www.michelebrancati.it
instagram.com/michele.brancati/

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