Sia che un fanatico religioso faccia una strage in Europa o che un occidentale venga rapito o ucciso in un paese arabo, anche di Medio Oriente si torna inevitabilmente a parlare. Dalle argomentazioni che sento si deduce che la tendenza a generalizzare sembra aver scalzato definitivamente il buon senso collettivo.
“Siamo in guerra”, diceva una vaneggiante Fallaci e seppur con rammarico devo ammettere che il clima che si respira oggi non é molto lontano da quello di un film americano con tutti i crismi.
Nel 2014 Il Pew Research Center pubblica i risultati di uno studio sulla percezione dei musulmani in Europa e l’Italia guadagna il palmares di paese piú islamofobo con un 63% di intervistati che si dichiara a sfavore della presenza di musulmani nel proprio paese.
Piú o meno nello stesso periodo l’Ipsos rende noti i risultati di un’altra ricerca dalla quale emerge che gran parte degli italiani “percepisce” che i musulmani presenti oggi in Italia siano pari al 20% della popolazione totale, mentre i dati ufficiali parlano di un misero 4%.
Non è un mistero che i media abbiano il potere di influenzare la nostra percezione della realtà ma lungi da me il voler formulare qualsiasi tesi complottistica, tra l’altro molto di moda in questo periodo storico. Le notizie seguono la logica del dover essere “appealing” e attirare il maggior numero di pubblico possibile, ma perchè focalizzarsi così a lungo sulle manifestazioni anti-vignette di Charlie Hebdo da parte di musulmani in giro per il mondo e ignorare quasi del tutto quelle numerose di indignazione che si sono tenute, negli stessi paesi, a seguito dell’uccisione dei vignettisti?
Premesso che manifestare contro chi ha offeso qualcosa in cui si crede fermamente è un sacrosanto diritto di tutti, musulmani compresi, ma perchè di una manifestazione in Palestina si parla solo quando viene bruciata una bandiera francese e non quando questa viene fatta sventolare in segno di solidarietà?
All’indomani dei sanguinosi fatti di Parigi i palestinesi di Ramallah hanno sfilato per la città con bandiere francesi e palestinesi dietro lo striscione “La Palestina è con la Francia contro il terrorismo”.
Anche nella martoriata città di Gaza numerosi palestinesi hanno partecipato a una veglia davanti il centro culturale francese; simili manifestazioni di solidarietà si sono tenute a Istanbul, Cairo e Beirut, mentre a Madrid, città stessa vittima di un brutale attacco terroristico, centinaia di musulmani hanno manifestato dietro lo striscione “Not in our name”.
Al telegiornale di queste notizie nemmeno l’ombra e sui giornali italiani, e solo alcuni, si meritano al limite un trafiletto.
Insomma, a meno che non ci sia un fanatico religioso di mezzo i musulmani non fanno notizia ma poi quegli stessi mezzi di comunicazione si allarmano per la crescente intolleranza della popolazione italiana e non solo.
I recenti sondaggi evidenziano un deterioramento dei rapporti con i credenti di religione musulmana in tutti i paesi dell’Unione, Francia in testa .
Non ho le competenze adatte per ipotizzare una soluzione a quella che sarà una problematica sempre più europea ma fa riflettere ciò che Goethe scrisse circa 200 anni fa rispetto al già difficile rapporto tra questi due mondi così lontani eppure così vicini: “Chi conosce se stesso e gli altri riconoscerà che quì oriente e occidente non sono più separabili”.
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