Aggiornamento: a poche ore dal voto in Parlamento per il Riconoscimento dello Stato di Palestina, la decisione è stata rinviata. Pubblichiamo comunque, e nella sua versione originale, l’intervista di Q CODE MAG in previsione del voto.
A poche ore dal voto previsto in Parlamento, Q CODE MAG parla del valore del riconoscimento con Hani Gaber, Rappresentante del Nord Italia della Missione diplomatica palestinese in Italia
Qual è la sua previsione sul voto di oggi?
Auspico che vengano votate favorevolmente le tre mozioni presentate che chiedono al Governo di riconoscere la Palestina. In parlamento si discuterà anche la mozione della Lega che mi stupisce perché un partito che dice di credere così tanto nell’autonomia di un popolo non promuove l’autonomia di un altro popolo.
In realtà la Lega non dice di essere contro al riconoscimento, ma considera questi atti fughe in avanti che non aiutano il processo di pace
Sì, ma di fatto non credono che sia il momento e il modo giusto per questo atto. Eppure il riconoscimento non mette in crisi i negoziati ma pone sullo stesso piano gli interlocutori. E il riconoscimento della Palestina non mette in dubbio quello di Israele. Il riconoscimento non è un atto contro Israele, è importante anche per Israele ad arrivare a una soluzione di due popoli due stati.
Crede davvero che le mozioni avranno abbastanza voti favorevoli per passare?
Sicuramente potremo contare sui voti dei partiti che hanno presentato le tre mozioni favorevoli: SEL, 5 Stelle e PSI. Anche buona parte del PD è favorevole.
Non ci sono posizioni ufficiali e unanimi del PD, ma non sembra che la linea del partito sia per il riconoscimento
Il PD fa parte del Partito socialista europeo che ha votato a favore della mozione europea. In più in questi mesi ho incontrato tanti circoli del PD e parlamentari che si sono per il riconoscimento. Quindi ho la sensazione che la base sia per il sì, oggi vedremo come si esprimerà il partito.
Ma, di fatto, cosa potrebbe portare la votazione favorevole del Parlamento?
In Italia è già presente una delegazione di politici palestinesi ma un conto è riconoscere l’ANP, un conto uno Stato. Se tutti i Paesi che non ancora riconoscono la Palestina – e sono la minoranza nel mondo, ma sono i più influenti – prendessero una posizione chiara e forte, questo aiuterebbe la Palestina a sedere a pieno titolo nell’ONU, un passo ulteriore dopo aver ottenuto lo status di Stato Osservatore. È evidente, però, che un vero riconoscimento ci sarà quando Israele riconoscerà la Palestina con Gerusalemme Est capitale e si ritirerà dai territori occupati. E i riconoscimenti dei differenti Parlamenti in Europa già stanno mettendo pressione a Israele che non può non tener conto dell’opinione pubblica internazionale.
Molti parlamenti si sono espressi in favore di un riconoscimento, ma ad oggi solo la Svezia ha, dall’interno dell’UE, riconosciuto ufficialmente la Palestina. Pensa che in Europa si stia muovendo qualcosa o ha l’impressione che sia paralizzata e non riesca a prendere decisioni concrete?
Il problema dell’Europa è che non ha una politica estera e di difesa unitaria e ancora si trova a fare i conti con un senso di colpa nei confronti di Israele. Ma sono dell’idea che questo sia un inizio per ristabilire la giustizia e la dignità che i palestinesi si vedono negati da anni. È nell’interesse di tutti, anche di Israele.
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