testo e foto di Sara Creta, Melilla
Melilla.
Città Europea in Africa, è situata nella parte orientale della costa mediterranea del Marocco a soli 100 km dal confine con l’Algeria. Melilla forma una sorta di semicerchio affacciato sul mare lungo il suo diametro e la cui superficie è parti a 12,3 Km2 e abbracciata lungo il suo confine di terra dalla provincia marocchina retrostante di Nador. Città fortezza e presidio in terra africana ha da sempre svolto un ruolo chiave nel mediterraneo. In cima ad una scogliera – costituendo quella che oggi è la ciudad vieja – per secoli è rimasta chiusa in se stessa, assediata dagli abitanti berberi della regione limitrofa del Rif e popolata da militari e funzionari. Spagnola. Il desiderio è espresso dalla corona, ma anche dalle condizioni e dalle capacità tecniche e militari dei sui vicini che non sono mai riusciti a conquistarla.
Storia di una città euro-marocchina.
Il 1985 fu l’anno segnato dalla Ley de Extranjeria che definiva libertà e diritti per gli stranieri residenti in Spagna. Con il trattato d’adesione firmato dalla Spagna nel 1991, Melilla diventa spazio Schengen. La frontiera di Melilla diventa barriera esterna dell’Unione e il suo controllo diventa d’interesse comunitario. Impermeabile e fortificata, la città euro-marocchina viene protetta da un reticolato che impedisce l’ingresso e entrare nella città autonoma spagnola diventa sempre più complicato. I migranti cominciano, infatti, ad «accumularsi» in prossimità dell’enclave, costretti a nascondersi nei pendii boscosi del monte Gurugù, che sovrasta la città dal lato marocchino.
La frontiera.
L’investimento maggiore e l’impatto più forte per la popolazione cittadina che ha visto crescere negli ultimi anni un vero e proprio muro invalicabile. Due alte reti parallele di 6 metri ciascuna, inclinate entrambe verso l’esterno, all’interno delle quali è stallato un labirinto di cavi d’acciaio in grado di intrappolare chiunque. Sensori elettrici e camere notturne integrano il lavoro quotidiano di centinaia di agenti. Vigilano e sorvegliano, da una parte e dall’altra del perimetro.
Il confine permeabile.
Un complesso amalgamare di scontri e alleanze si presenta in questa linea di contatto e di confine: Spagna e Marocco; Cristianesimo e Islam; Europa e Africa; territorio UE e non UE; il Nord prospero e il sud impoverito; ex colonizzatore e colonizzato. Una vasta gamma di fattori geografici, storici, politici, sociali, culturali ed economici sono in gioco sul paesaggio di confine tra la Spagna e il Marocco. La potenza simbolica estrema di queste numerose convergenze e divergenze fornisce sfide. Esiste oggi, in questo fazzoletto di terra dell’Europa Africana una permeabilità selettiva della frontiera e del suo effetto di filtro differenziato. Da un lato il suo bordo sta diventando più permeabile al flusso di merci e capitali, grazie alla logica della globalizzazione e del libero scambio. D’altra parte è impermeabile al flusso di alcuni tipi di migrazione.
L’invasione che non c’è.
Il governo spagnolo utilizza la sfida dell’immigrazione irregolare come arma per rafforzare la politica securitaria con misure di sorveglianza intensificate. Secondo l’Associazione Andalusa a Difesa dei Diritti Umani (APDHA), nel 2014 i migranti che hanno tentano l’ingresso dalla porta di Melilla sono stati 4952. E oggi nell’enclave entrano soprattutto i siriani, in arrivo dalla vicina Algeria, che li fa passare dalla frontiera tra Oran e Oujda, chiusa “teoricamente” dal 1994.
Il vicino marocchino.
Dall’altro lato della fisarmonica ottagonale che difende il perimetro dell’enclave di Melilla, il monte Gourougou e le foreste di Bolingo e Zoutia. Ammassati nei boschi del promontorio che sovrasta il porto e la vecchia fortezza, o nascosti nella vicina Nador, decine di maliani, nigeriani, congolesi ma anche senegalesi e guineani aspettano l’occasione per varcare le temibili frontiere dello spazio Schengen, saltare la Valla. I dodici chilometri di recinzione che ‘custodiscono’ Melilla, si sono fatti sempre più serrati e oggi il Marocco ha costruito una quarta barriera di lame e filo spinato.
Irregolarità alle porte d’Europa.
L’esistenza e le identità vengono cancellate dai respingimenti, dagli accordi illegali e dalle violenze. I migranti diventano ostaggi delle politiche di esclusione, restano immobili, evadono il tempo dell’attesa fuori dalla fortezza che non li riconosce. Transitano tra il Marocco che li ‘accoglie’ con la nuova politica di regolarizzazione lanciata dal regno e la Spagna che pratica le devolución en caliente – i respingimenti irregolari, una stretta alleanza per la lotta all’immigrazione irregolare.
“Il diritto della Spagna di proteggere le sue frontiere, non gli da carta bianca per abusare dei migranti. Le deportazioni illegali e l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti della Guardia Civil non sono giustificati”. Diverse organizzazioni internazionali, tra le quali anche Human Right Watch e il consiglio d’Europa chiedono di investigare sulle pratiche di violenza utilizzate per respingere i migranti nelle zone di frontiera tra il Marocco e la Spagna.
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