All’indomani dell’ennesima strage nel Mediterraneo abbiamo preso a prestito i volti, gli sguardi, i sorrisi di alcune delle persone incontrate in questi anni, tra Lampedusa e la Sicilia. Per ricordare a chi si commuove per un giorno – o nemmeno quello – che vittime e migranti sono prima di tutto persone.
“Tuo figlio abbia nome slavo/ ché qui ogni capello viene contato/ ché qui bene e male sono distinti in base al nome e ai lineamenti”, scriveva Wislawa Szymborska, poetessa polacca, all’indomani di Auschwitz, enumerando i vagoni piombati che trasportavano nomi “sbagliati”.
Samira, Natnael, Abu Akar. Victoria, Ahmed, Aregai. Hanno nomi, volti e sguardi, le persone che attraversano il Mediterraneo. Hanno sogni. Lasciano terre e città. Alcuni sono partiti con il mare tranquillo, alcuni sono stati aiutati da pescherecci e mercantili. Tanti li ha salvati Mare Nostrum, la missione umanitaria-militare che tra la fine del 2013 e il novembre 2014 ha soccorso oltre 150mila persone, con un costo medio di circa 700 euro per ogni vita umana salvata.
In questi giorni in cui si avvicina il 70esimo della Liberazione e della fine della seconda guerra mondiale in Europa, ci si chiede come si farà a continuare a ricordare quando sarà morto anche l’ultimo testimone.
Ci sono ancora, i testimoni dei naufragi nel Mediterraneo. Della politica scellerata di un’Europa che ha deciso di dare più valore a frontiere e passaporti che alla vita di uomini, donne e bambini.
“Considerate se questo è un uomo”, scriveva Primo Levi nella poesia che apre il suo libro più celebre. Si rivolge a noi. A “voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case”.
E continua enumerando le sciagure di un uomo – se è un uomo – “che non conosce pace”, che “muore per un sì o per un no”.
Nessuno ci convincerà mai che per un passaporto sbagliato è normale morire. O che la vita di una persona vale meno di 700 euro. O che l’Europa, quella che 70 anni fa è uscita dall’incubo del nazifascismo anche grazie alla resistenza civile e morale di tanti suoi cittadini, oggi non ha spazio per accogliere rifugiati e migranti. Persone.
[Elaborazione grafica tratta da Internazionale, numero 1096 del 2 aprile 2015]