Parole per una strage

Due poesie, di Michela Dazzi e Gigi Gherzi, scritte pensando alle vittime del Canale di Sicilia.

Quando arrivano notizie come quella di domenica 19 aprile ognuno di noi reagisce.
Con gli altri, la forza e la debolezza del social network, con se stesso. Abbiamo scelto queste due di Michela Dazzi, scrittrice, e Gigi Gherzi, drammaturgo. Postate su Facebook (non credo che si conoscano) creavano una sorta di bolla che per un attimo riusciva a farci entrare in un mondo di parole/sentimento così strane rispetto alle parole della pancia e urla sgraziate che spesso attraversano quella piazza virtuale.
Ve le proponiamo.

(am)

 

 Michela Dazzi.

Mi sono svegliata nel buio per chiedere perdono
le mie paure non bastano più
anch’io sono morta con voi
anime del mare
trasparenti come un sogno
avevamo creduto in un mondo diverso
invano abbiamo assieme sperato
molto semplicemente annegare
mentre cerchi un rifugio
e la vita che fugge non la hai ancora vissuta
anche tu sei cresciuto in un grembo materno
hai succhiato quel latte di fame
traversato il deserto delle anime sole
avresti diritto a una riva accogliente
io ti chiedo perdono per il mare dei bianchi coralli
per il sole che continua a brillare
sopra terre divise
confinate nella libertà del male
nella sabbia cristalli di sangue
quell’onda riporta al profondo l’ultimo sogno
la colpa di esistere ha il colore dell’acqua

la foresta di pietra

 

 

Gigi Gherzi

Fatti vedere
anima persa,
anima vagante,
ti farò sedere,
ti cucinerò cibo buono,
ti disseterò con vino,
farò tintinnare
il bicchiere di cristallo,
in letizia, per noi,
darò sollievo
ai tuoi muscoli intossicati
ti avvolgerò
di una luce calda
apparecchierò la tavola
di gesti e pensieri,
pensati per te,
che non voglio più
il tuo petto gonfio,
le lacrime bloccate,
il peso sul cuore,
ti invito,
senti che il pane
è di nuovo profumato.
Resteremo lì,
come la sera davanti al mare,
stupefatti
per l’incessante muoversi
delle onde,
delle anime del mondo.

 

 

 

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