Un uomo bruciato vivo

Florina Cazacu l’ho conosciuta il giorno del funerale del padre, Ion Cazacu, bruciato vivo dal suo datore di lavoro, un imprenditore che gestiva squadrette di immigrati in nero, Cosimo Iannece.

Ero arrivato in Romania in aereo, lavoravo a Radio popolare era il 2000, e il nostro impegno era quello di raccontare questa storia così atroce e assurda che si era consumata il 14 marzo a Gallarate, prima e poi nel reparto grandi ustioni di Genova in una vera e propria Passione di Ion Cazacu, accudito dalla moglie, Nicoleta fino alla sua morte, il 16 aprile del 2001.

Di quel giorno, il giorno del funerale a Rumnicu Valcea, una cittadina sulle sponde dell’Olt a centottanta chilometri da Bucarest, ricordo la gentilezza della famiglia, il dolore, tanto dolore, quella donna – Nicoleta – così forte dietro un viso gonfio di lacrime e la disperazione delle due figlie, Alina e, appunto, Florina. Flo, come la chiama la sua mamma. Due ragazze alte, dai capelli neri, le figure esili.

Gli anni sono passati, i processi, le sorprese anche sgradevoli legate a codici e codicilli, e non ci siamo mai persi di vista con la famiglia Cazacu. L’imprenditore omicida condannato prima a trent’anni, ebbe la pena ridotta a sedici, poi, dopo averne scontati dieci, fuori per quei conteggi che solo nei tribunali della libertà, seguiti i codici, sono comprensibili, ma non agli occhi di una famiglia che ha perso padre e marito.

Florina ha scritto un libro, su suo padre. Chiarelettere lo pubblica (120 pagg, 9€) e la notizia ha, per me, un doppio significato. Perché leggere di quei giorni in una conversazione fra Flo e Dario Fo aiuta a ricostruire un periodo, una storia, ma anche un paradigma di cosa sia ancora oggi il pericolo sempre in agguato in chi esalta la retorica del disumano, quella che cerca di scatenare in tempi di crisi facili mal di pancia e ristrettezze economiche contro ‘i diversi’, gli stranieri.

E perché è una cosa importante, questo il secondo motivo, che una figlia riesca e possa scrivere di suo padre, del dolore, del distacco, come in un lavoro importante di passaggio e consegna a noi che leggiamo e alle generazioni di figli e padri futuri.

Ho chiesto a Flo di usare le sue parole per esprimere il perché profondo di questo libro e lei, gentile come tutte le donne di casa Cazacu, ha scritto. Lascio i maiuscoli così come li ho ricevuti perché hanno significato per lei, quindi vanno rispettati.

Il libro è nato dalla tremenda voglia di far luce su quello che accade in quella maledetta sera di marzo 2000. Anche se mio padre in quel mese di agonia ha testimoniato per il giudice della CORTE D’APPELLO D’ASSISE DI MILANO non fu abbastanza per condannare   COSIMO IANNECE per omicidio premeditato. Si dice che le sentenze devono essere accettate, mai io non sono mai riuscita farmene una ragione alla riduzione da 30 a16 anni di carcere per l’assassino di mio padre. Sono stati anni difficili quelli che seguivano dopo 2003, anni pieni di angoscia, incertezze ma anche tanti sensi di colpa.

Forse non avevamo fato abbastanza per far emergere la verità, forse dovevamo mettere più impegno…Il tempo invece mi ha fato capire che non potevamo cambiare niente, che l’unica sconfitta era la GIUSTIZIA.

Avevo visto morire mio padre due volte: una volta per mani dell’assassino e la seconda per mani di chi avrebbe dovuto tutelarci, LA GIUSTIZIA. Ma da garantista convinta penso e ripenso che in qualche modo la verità va raccontata. Cosi decido di mettere giù le prime righe di quello che doveva diventare un libro. Ma questo non basta e cosi decido che ho bisogno dell’aiuto di un professionista. Quando DARIO sente le mie intenzioni accoglie con molto entusiasmo l’idea di aiutarmi. Conosceva bene la vicenda tragica della mia famiglia .Così quello che si sarebbe dovuto fare nell’aula del TRIBUNALE e non è stato fato si fa con il nostro dialogo. Ma la sete di giustizia non e l’unico motivo. Il desiderio di svegliare la coscienza della gente spesso indifferente ma anche la coscienza, ammesso che esista, di chi ha il dovere istituzionale, etico e morale di provvedere sul diritto delle vittime e sulla garanzia della pena. Il protagonista negativo del nostro libro, UN UOMO BRUCIATO VIVO, Cosimo Iannece gode di assoluta libertà dal 2010, cioè dopo 10 anni di carcere. Mi sto chiedendo: così poco vale la vita di un essere umano?

 

Qui alleghiamo il Pdf di un articolo, una lunga intervista che realizzai ai bei tempi di E il Mensile alla mamma di Florina, Nicoleta e dove potete leggere anche i particolari processuali di questa indegna vicenda.

Il libro è un fiume in piena, di parole e sensazioni, emozioni e commozione, iltutto orchestrato dalla geniale favella di Dario Fo.

 

Grazie Florina, ancora una volta grazie.

 

 

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