#70Liberazione: la musica

Diverse iniziative commemorano la Resistenza a suon di musica nel suo settantesimo anniversario

di Francesca Rolandi

Prospettive alternative per commemorare una ricorrenza importante come il settantesimo anniversario del 25 aprile, unendo nel ricordo i valori di cui la resistenza si è fatta portatrice e l’impeto liberatorio che segnò i festeggiamenti.

Tra le iniziative che si muovono in questa direzione è da segnalare in primo luogo “Liberi anche di cantare e di ballare”, nata grazie alla collaborazione tra Radio Popolare, l’Arci, l’istituto storico Insmli e l’Anpi. Partendo dal ricordo dell’esplosione di entusiasmo che attraversò le città italiane alla notizia della liberazione dai nazi-fascisti e dei festeggiamenti spontanei che si diffusero, il progetto è una sorta di chiamata pubblica ad organizzare la sera del 24 aprile occasioni per ballare e cantare, in piazze, cortili e strade.

Se ogni genere di iniziativa musicale sarà benvenuta, il minimo comune denominatore è solo uno: intonare allo scoccare della mezzanotte la canzone “Bella ciao”. Simbolo dell’iniziativa è anche una versione di questa canzone simbolo, donata dal trombettista Paolo Fresu. Come ricordato durante la conferenza stampa, l’idea è nata dal ricordo di un evento rimasto a lungo ancorato nella memoria dei milanesi: la festa della fraternità che il sindaco Antonio Greppi volle organizzare il 14 luglio 1945 in una Milano ancora in macerie e attraversata da profughi e sradicata di diversa origine e destinazione.

La scena musicale italiana, inoltre, non ha fatto esclusivamente da colonna sonora della liberazione ma ha anche essa stessa rielaborato la memoria della resistenza, un tema esplorato nelle opere di diversi artisti.

Un legame privilegiato che sarà sottolineato anche dalla manifestazione Materiale resistente, durante la quale si alterneranno su un palco di Correggio alcuni tra i nomi più significativi della scena musicale italiana che hanno trattato temi resistenziali. Si tratta della seconda edizione di questo progetto musicale, che, esattamente 25 anni fa, aveva coinvolto in un grande concerto i nomi di spicco dell’epoca, sperimentando un nuovo modo di celebrare i temi resistenziali.

E a una riflessione sull’esperienza resistenziale che sostituisca a una versione stereotipata è dedicato anche il progetto Breviario partigiano, composto da un libro e un film, opera prima di una formazione proveniente in parte dalle ceneri dei CCCP e CSI – Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Francesco Magnelli, ma non Giovanni Lindo Ferretti – e in parte da apporti nuovi – Angela Baraldi e Simone Filippi.

La riflessione che sta alla base del progetto nasce anche da una circostanza personale della storia familiare di Massimo Zamboni: la scoperta della verità sul nonno, fascista che fu ucciso dai partigiani, che diventa un simbolo delle rimozioni operate dalla monumentalizzazione del passato.

Si tratta di progetti che possono fungere da stimolo allo sviluppo di una narrazione diversa della resistenza, meno incentrata sulle battaglie e le performance militari, e più sulla vita tutti i giorni e la storia culturale della lotta di liberazione. Che renda il passato più comprensibile ai nostri contemporanei.