di Dimitris Serafis*
Solo quarantaquattro dei sessantanove imputati erano presenti ieri, durante il primo giorno del processo ad Alba Dorata. Gli altri si sono appellati al diritto, sancito dalla legge greca, di essere rappresentati solo dai loro avvocati e quindi non essere fisicamente presenti in aula. Così, il gruppo dirigente del partito nazionalista, voleva minimizzare l’importanza del processo. Fuori dal tribunale – e controllati da un forte schieramento di polizia – si sono svolti due presidi. Da una parte, il presidio degli studenti, dei lavoratori, delle organizzazioni degli immigrati, delle organizzazioni antirazziste e antifasciste, della sinistra, che sostengono le vittime del gruppo fascista; dall’altra parte, pochi membri di Alba Dorata, capeggiati dalla figlia del leader, Ourania Michaloliakou.
Sono state diverse le denuncie di alcuni attacchi da parte dei membri del partito nazionalista ad alcuni testimoni, fuori dal tribunale. Tre persone sono state ferite e ricoverate in ospedale. Dentro l’aula il processo è stato fermato e rimandato al 7 maggio, perché, secondo quanto affermano i media greci, l’avvocato di uno degli imputati non si è presentato in udienza. I fatti indicano che questo processo sarà uno dei più importanti dell’ultimo decennio in Grecia, dato che è una delle poche volte in cui gli “albadorati” verranno processati e, sopratutto, perché è la prima volta che si risponderanno delle accuse a loro carico non come singoli, ma come organizzazione.
Il capo d’imputazione principale nei confronti del partito nazionalista è quella della costituzione di un’organizzazione di stampo criminale. Secondo il consiglio giudicante le accuse non costituirebbero un processo politico alle loro idee, a differenza di quanto, invece, dal 2013 continuano a ripetere gli imputati e le loro parti difensive.
In questo contesto, si è esaminata la struttura dell’organizzazione che viene definita dai giudici come gerarchica. Al vertice della piramide c’è il segretario generale di Alba Dorata, Nikolaos Michaloliakos e, intorno a lui, gli altri parlamentari che sono stati eletti nel 2012. Fra loro, Christos Pappas, che per molti è il vero cervello ideologico del partito nonché il cosiddetto “vice comandante” della banda, sotto di lui si sono Ilias Kasidiaris, il referente con la stampa, e Ioannis Lagos, parlamentare dell’area circostante al Pireo, dove è stato accoltellato il rapper antifascista Pavlos Fissas e sono stati attaccati i sindacalisti membri del PC Greco. Tutti sono processati insieme agli altri dirigenti e membri del partito nazionalista tra cui spicca il nome di Giorgos Roupakias, l’assassino di Pavlos Fissas.
Aggressione nei confronti di ‘nemici eterni’
Solo per quanto riguarda i fatti più recenti, la lista dei “nemici eterni” vittime di un’aggressione è davvero lunga. L’ondata di violenza è iniziata con il fatto che ha dato inizio al processo contro il partito: l’omicidio del musicista Pavlos Fissas, che nel 2013 è stato prima attaccato da un gruppo di affiliati all’organizzazione e, poi, accoltellato da Roupakias nel quartiere ateniese di Keratsini. Pochi mesi fa, si è registrato un attacco contro i sindacalisti, membri del PC greco, nella zona industriale del Perama. Alcuni dei sindacalisti sono stati portati in ospedale con gravi ferite alla testa. Il 17 gennaio 2013, è stato trovato il corpo di Sachzat Lukman, immigrato ucciso durante un’imboscata degli “albadorati” in zona Petralona nel centro d’Atene. Anche alcuni pescatori egiziani nella zona del Pireo hanno riportato gravi ferite dopo un attacco. Altre aggressioni sono state sferrate, ad Atene e in altre grosse città città, ai danni di uno studente di una scuola in Palaio Faliro, di alcuni migranti nei pressi del mercato cittadino della capitale, contro gli edifici dei centri sociali. Infine, non dobbiamo dimenticare l’attacco criminale contro l’allora studente, membro della sinistra, Dimitris Kousouris che, nel 1998, è stato finito in coma dopo un’aggressione dell’ex vicecomandante di Alba Dorata, Antonis Androutsopoulos detto “Periandros”.
La collaborazione con la Polizia.
Sembra che Alba Dorata abbia più di un appoggio all’interno degli ambienti di polizia. Nelle elezioni del 2012, Alba Dorata è risultata essere il partito più votato fra i membri della polizia antisommossa. Inoltre, ci sono diverse sono denunce secondo cui dei poliziotti pur essendo vicini al luogo in cui Pavlos Fissas è stato assassinato nel 2013, non avrebbero agito per evitare il pestaggio. Sono anche noti i casi di gente fermata e arrestata dalla polizia antisommossa che è stata torturata in carcere dai agenti che con orgoglio dicevano: “Alba Dorata siamo noi”. Nel 2001 membri di Alba Dorata hanno attaccato manifestanti nel centro di Atene, nascondendosi dietro alla polizia. Nel 2008 Alba Dorata ha attaccato, con l’aiuto della polizia, manifestanti a Patrasso, durante la rivolta seguita all’assassinio di Alexis Grigoropoulos da parte di um membro delle forze di polizia.d
Perdita di consenso.
Potremmo dire che il processo ha indebolito la rete sociale che votava in favore di Alba Dorata. Dall’11% dei suffragi ottenuti alle elezioni europee del 2014, il partito è sceso al 6% dei voti delle elezioni nelle elezioni nazionali del 2015. Inoltre, dopo il processo, gli attacchi sono diminuiti. Ma la minaccia esiste ancora. Il pericolo è che, da una parte, il partito ha ancora una volta, dopo cinque elezioni, una forza parlamentare, e dall’altra, come tanti dicono in Grecia, la rabbia sociale espressa tante volte, durante gli anni dei Memoranda. Il timore è che Alba Dorata possa controllare questa rabbia se Syriza dovesse essere sconfitta nei prossimi negoziati con l’Unione Europea.
La strada per il consenso: Patriottismo e antieuropeismo.
La strada per la ricerca del consenso elettorale passa dal patriottismo e dall’antieuropeismo.
Oggi i membri di Alba Dorata si fanno chiamare i “nazionalisti greci” e rifiutano appellativi come “fascista” o “nazista” perché sostengono che i loro progenitori stavano dalla parte di chi ha combattuto contro il fascista Mussolini e il nazista Hitler durante la Seconda Guerra mondiale. È un chiaro appello al patriottismo grego e una presa di distanza dai partiti nazionalisti e fascisti che stanno crescendo in tutta Europa.
L’altro fronte prova a presentare il movimento come la vera forza dell’antiausterità schierata contro tutti coloro che hanno imposto misure distruttive alla società greca negli ultimi anni. Si fa un appello al popolo greco, insomma, mentre si continua a ignorare che i parlamentari del partito nazionalista hanno più volte votato provvedimenti che favorivano la politica dei Memoranda: in favore delle privatizzazioni, come la privatizzazione della Banca dell’Agricoltura Greca, in favore della riduzione del minimo delle tasse che pagano gli armatori Greci, in favore della chiusura della TV pubblica Greca.
Condanniamo o aspettiamo il fantasma?
Tante sono state le volte in cui il fascismo si è rinforzato durante gli anni della crisi. Tanti hanno detto durante gli anni della crisi, che la Grecia in questi cinque anni di austerità e di Memoranda sia diventata simile alla Repubblica di Weimar. E forse, da un certo punto di vista, questo è vero. In un paese dove circa due milioni persone sono dissoccupate, tra cui il sessanta percento sono giovani, c’è veramente una società totalmente divisa. E Il fascismo, in questi anni della crisi, ha provato a legalizzare il suo volto.
Come durante la Seconda Guerra mondiale anche ora i fascisti cercano di presentarsi come “Eroi” perseguitati dal sistema del potere. Pretendono di rappresentare, non solo in Grecia, la vera “eroica” soluzione in un mondo che sta passando la più forte crisi dopo quella degli anni Trenta. Dallo slogan “un migrante al lavoro tre Greci dissocupati” che era uno degli slogan centrali di Alba Dorata in Grecia, al “La casa prima agli italiani” dei gruppi di destra in Italia, il fascismo prova a organizzare quartieri nelle città, creando una corrente non solo ideologica, ma che avrà anche radici nel popolo. Sono state tante le volte che i fascisti e i nazisti sono stati condannati dai tribunali, ma ciò non gli ha impedito di ripresentarsi come salvatori al governo. Il dilemma è vero e presente. Questo processo, non è solo un processo storico, ma mette alla prova anche la nostra umanità.
*Dottorando della Panteion Università delle Scienze Sociali e Politiche d’Atene
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