Around / Genova

Around nasce dall’incontro di due grandi passioni: la fotografia e il viaggio.
Ogni settimana, avvalendoci della guida inconsueta di un fotografo, vi porteremo in giro per il mondo alla scoperta di usi, costumi e curiosità di luoghi più o meno lontani.
Ad arricchire i nostri itinerari, alcuni scatti selezionati dal profilo Instagram dell’intervistato.
Good trip!

Anna Positano (Genova, 1981) è un’artista che lavora principalmente con la fotografia e il video. Dopo la laurea in Architettura, ha conseguito un Master in Fotografia presso il London College of Communication. Il suo lavoro indaga il paesaggio antropizzato, la dimensione del quotidiano e il rapporto tra lo spazio costruito e le persone. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale in gallerie private, istituzioni pubbliche e festival. Accompagna la sua ricerca artistica a lavori su commissione per architetti e riviste.

 

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Ascensore in via Venezia
Il mare dalla Passeggiata di via Nervi
Il porto commerciale
Il quartiere San Fruttuoso
Il Terminal Traghetti
Panorama da Oregina
Panorama da Spianata Castelletto
Panorama dalla Passeggiata di Nervi
San Lorenzo
Una serra dei Parchi di Nervi
Villa Bombrini a Cornigliano
Vista dal Tetto di Palazzo Rosso
Vista del centro di Genova, zona San Vincenzo
Vista del quartiere Marassi e del Biscione



Descrivici Genova.
Genova per me è una bagascia, nel senso che è sbagliata, bella e crudele. Ogni volta che mi arrabbio perché qualcosa qui non funziona e vorrei andarmene, trovo uno scorcio, un panorama, una luce e un modo di vivere che mi trattiene. Per me è perdersi, finire il fiato prima di essere arrivati in cima, consumare le suole e guardare in su. È flânerie a piedi e stare fermi in coda, vertigini e claustrofobia. Genova è gialla e grigia. È anche tetti visti dall’alto, sporco per terra e mugugno. Speculazione edilizia da mille anni e disastri ambientali. Vecchi avvinazzati nelle bettole dei vicoli e prostitute in orario di ufficio. Ma è anche sapere sempre dove sei, perché se vai in discesa prima o poi c’è il mare.

Cosa vedere in città?
Vista la complessità e la varietà, provo a fornire un elenco incompleto e discutibile dei posti che mi piacciono. Luoghi per:
amanti del bello da cartolina: Boccadasse, un piccolo golfo in città;
amanti del genere o esploratori urbani: Lungomare Canepa, che non è esattamente un lungomare. Da percorrere in macchina e a piedi;
amanti del porto vero e non turistico: Passeggiata della Lanterna, con vista sul porto commerciale;
amanti dell’architettura o esploratori urbani: il Biscione, un complesso edilizio lungo 1km sulla collina di Quezzi progettato da Daneri e Fuselli;
amanti dell’architettura e dei giardini: Museo Chiossone, progettato da Mario Labò;
amanti dell’arte contemporanea: Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce;
amanti dell’arte un po’ più vecchia: Museo di Palazzo Rosso, con un ascensore che porta sul tetto;
amanti della città dall’alto: Spianata Castelletto, vista con granita anche se non è genovese;
amanti della città dall’alto, più in alto: il Parco delle Mura, al Righi;
amanti del caratteristico: Sottoripa, vicino al Porto Antico, per mangiare fritture e panini;
amanti e basta: Isola delle Chiatte al Porto Antico, al tramonto.

Quali quartieri visitare per entrare nel mood genovese?
Il centro storico è fondamentale per capire la città. Non vale usare il navigatore, perché tanto ci si perde lo stesso. La città dall’alto si vede da Castelletto, un quartiere residenziale in collina che si affaccia sul centro storico. Su da Castelletto si arriva a Oregina, dove il concetto di speculazione edilizia è perfettamente formalizzato. A Ponente c’è Cornigliano, un quartiere dove c’erano le acciaierie, consigliato per gli esploratori urbani e amanti del genere. A Levante c’è Nervi, coi suoi parchi vicino al mare e la passeggiata sulla scogliera.

Passando alla gastronomia, quali sono le specialità da gustare?
Da vegetariana propongo alcuni piatti senza animali. La focaccia è il nostro cibo da strada. Un cibo molto semplice è la farinata, fatta con la farina di ceci e cotta nel forno a legna. Si può mangiare così o con le cipolline, lo stracchino, i carciofi. Si trova nelle sciamadde ovvero rosticcerie tipiche e in alcuni ristoranti, ma solo d’inverno. Nelle sciamadde fanno anche il polpettone e la torta di bietole, che è una delle mie preferite. Al ristorante si possono provare trofie/gnocchi/trenette al pesto (“accomodate” arriveranno con aggiunta di patate e fagiolini) oppure i pansoti al sugo di noci.

Una libreria, uno spazio culturale e un mercato.
Falso Demetrio in via San Bernardo è una libreria molto curata e Ilaria, la padrona, è sempre disponibile. Hanno libri nuovi e usati.
Il Teatro Altrove è un esperimento di gestione collettiva di uno spazio culturale molto bello. C’è musica il giovedì e nel weekend, il cinema in pellicola il lunedì, una stagione teatrale e un piccolo ristorante in cui si beve e si mangia bene, tutto a prezzi contenuti. Da qui trasmette anche Radio Gazzarra. È in piazzetta Cambiaso, alla Maddalena nei vicoli proprio sotto via Garibaldi.
Il Mercato Orientale, in via XX Settembre, è quello a cui sono più affezionata perché vado lì da una vita per fare la spesa. È un po’ decadente, ma sta lì il suo fascino. Si trova di tutto e per tutte le tasche.

Un detto, una curiosità, un’usanza.
Un detto che mi ha sempre divertita è “A l’é a bella de Torriggia: tutti a vêuan e nisciûn s’a piggia” (è la bella di Torriglia, che tutti vogliono e nessuno se la prende). Quando una cosa sembra più attraente e desiderata di quanto in realtà non sia.
Una curiosità che racconto ai forestieri è che sul muro sinistro della cattedrale di San Lorenzo si trova una piccola scacchiera in verticale. Pare che sia legata alla presenza dei Templari a Genova, ma trovo più divertente la versione inventata del mio compagno: è una metafora dell’uomo che gioca a scacchi con la Morte.
Meno macabra è l’usanza di inzuppare una striscia di focaccia nel caffellatte o nel cappuccino a colazione. L’idea può essere rivoltante, ma in verità è un mix da provare.

Partendo da Genova, suggeriscici un itinerario da percorrere per godere delle bellezze della provincia.
Il Levante genovese per me è la base se uno non è mai stato qui, e tra Aprile e Maggio non è particolarmente affollato. Per cominciare, una bella passeggiata da Bogliasco, lungo via Mazzini, giù fino alla scogliera di Pontetto. Poi in auto si va a Sori, procedendo verso l’entroterra e si sale a Sant’Apollinare (SP 71 e poi indicazioni per Sant’Apollinare). Da qui si gode di una vista sul mare e si cammina in mezzo alle fasce incolte attraverso una stradina ripida e sterrata. Se è l’ora di pranzo ci sono un paio di ristoranti, ma anche un panino vista golfo ha il suo perché. Rimanendo nelle alture, c’è una bellissima passeggiata a San Rocco di Camogli, che arriva fino a Punta Chiappa. Ci si può fermare a un certo punto, perché la passeggiata è lunga. Sulla strada del ritorno suggerisco una cena da Rosa a Sussisa, una trattoria alla buona dove provare i pansoti al sugo di noci e le tipiche focaccette di Recco.

Veniamo alla tua professione. Cosa ti piace raccontare e a chi o cosa è rivolta la tua ricerca?
La mia ricerca parte dall’interesse che ho per le città, a partire da Genova, che è piuttosto singolare. Mi piace esplorare i luoghi a piedi per scovarne le pieghe, indagare i lati nascosti, apparentemente banali e bizzarri della quotidianità. Cerco il vernacolare, l’entropia e l’aspetto postmoderno dei luoghi antropizzati, anche se a volte è difficile rappresentarli solo con la fotografia. Mi piace parlare con le persone che non conosco e farmi i fatti loro.

Parlaci del tuo ultimo progetto.
Il mio ultimo progetto, a cui lavoro sistematicamente da due anni, si chiama Right Here (www.righthereproject.com). Si svolge per tappe, di città in città, e diventa specifico rispetto al territorio in cui lo realizzo. Durante un periodo di residenza in loco, chiedo ad alcuni abitanti di portarmi a visitare i loro luoghi preferiti, quelli legati alla loro biografia e alla vita quotidiana. Durante la visita, fotografo il contesto e prendo nota di quello che mi viene riferito. Attraverso i percorsi che gli abitanti stabiliscono individualmente, disegno una mappa della città, segnando i posti in cui mi hanno portato e fornendo una descrizione sulla base di quello che loro mi hanno detto. Alla fine giro un video in cui gli abitanti si raccontano. L’idea è quella di tradurre la complessità del territorio attraverso mezzi diversi e la collaborazione di chi li abita.

www.theredbird.org
instagram.com/theredbirdp

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