Asmarina, tra colonialismo e migrazione

La prima del documentario dedicato
alla comunità eritrea-etiope italiana e milanese
ha fatto registrare un bel sold out alla sua prima proiezione

Martedì sera, al cinema Beltrade, a Milano, la fila per entrare era lunga. In coda tanti giovani e tante persone di origine africana, in particolare eritrea, che passavano tranquillamente da un saluto in italiano a due chiacchiere in tigrino. Per il Festival del Cinema Africano d’Asia e di America Latina inaugurato il giorno prima, era in programma Asmarina – Voci e volti di un’eredità postcoloniale e la prima proiezione assoluta del film ha richiamato così tanto pubblico da lasciare alcune decine di persone fuori, deluse

All’interno, invece, in una sala gremita da circa 200 paganti, i registi Medhin Paolos e Alan Maglio si godevano finalmente i primi frutti del loro lungo lavoro iniziato almeno un anno e mezzo fa. «In realtà – racconta Alan – l’idea era nell’aria da più tempo. Io e Medhin siamo amici da oltre dieci anni ormai». Fotografi entrambi, lei, nata in Italia da genitori eritrei, è anche musicista e attivista della rete G2. Lui, invece, è di Cologno Monzese e ha scoperto la zona di Porta Venezia e la comunità eritrea-etiope che la abita negli anni dell’università.

«Questo film è un tributo a quei luoghi e a quella gente, che da allora non ho mai smesso di frequentare» spiega.

Per Medhin, invece, il documentario è stato una scoperta. «Volevo fare ordine e ho capito – confida – che il mio desiderio di condividere le mie memorie con quelle di altre persone era ben più diffuso di quanto pensassi. E così alla fine, nel film, la mia storia non l’ho nemmeno raccontata». Al suo posto però ce ne sono moltissime altre. Tutte diverse, tutte a cavallo tra Italia ed Eritrea, tutte raccontate dai due registi in modo intimo, mai forzato, con un tono diaristico, attraverso tante e splendide fotografie.

«Ci sono scatti di autori e immagini tratte dagli album di famiglia della gente comune» spiega Alan. «Non facciamo distinzioni: in entrambi i casi stiamo parlando di memoria». Ma anche di storia, quella con la S maiuscola che, aggiunge Medhin, «abbiamo scelto di raccontare attraverso tante piccole storie».

Così, sullo schermo del Beltrade, martedì sera, sono passati tanti volti, si sono alternate tante voci e sono comparse le figure di persone diverse per età, luoghi di nascita, esperienze di vita e progetti futuri: i tanti eritrei emigrati in Italia negli anni sessanta e settanta, quando per venire in Europa bastava un biglietto aereo e non era necessario pagare dei trafficanti migliaia di dollari; gli italiani nati in Eritrea da genitori arrivati in Africa durante il colonialismo;

gli attivisti che hanno sostenuto la lotta per l’indipendenza dell’Eritrea organizzando grandi raduni politici a Bologna negli anni ‘80 e quei giovani che dall’Eritrea indipendente, guidata dal dittatore Isaias Afewerki, oggi fuggono e arrivano in Europa sui barconi.

Alan Maglio e Medhin Paolos

Alan Maglio e Medhin Paolos


Nel buio della sala, di fronte agli occhi attenti di un pubblico molto partecipe, hanno fatto la loro apparizione i profughi eritrei, mai ripresi in volto, che dalla fine del 2013 passano per Milano a centinaia sulla rotta per il Nord Europa e i tanti loro connazionali che si sono mobilitati per aiutarli. A trovar posto nei 68’ del documentario anche i ricordi di Lalla Golderer e Vito Scifo, autori già nel 1983 di «Stranieri a Milano», un libro fotografico dedicato alla comunità habesha che, di «Asmarina» è stato in qualche modo precursore e ispiratore. Il titolo all’opera invece lo ha regalato Giuseppe, meticcio nato ad Asmara da un soldato pugliese e da una donna eritrea, rimpatriato in Italia nel 1963 senza esserci mai stato prima e senza nemmeno sapere chi fosse suo padre. È lui, all’inizio del film, a spiegare ad Alan e Medhin che «Asmarina» è il titolo di una canzone cantata da Mimmo Carolei negli anni trenta e dedicata alla bellezza delle donne della capitale eritrea.

Il colonialismo del resto, spiega Alan, «è un tema che aleggia su tutto il documentario».

Così come quello della migrazione, anzi, delle migrazioni, quelle che hanno reso Porta Venezia quella comunità vivace, stratificata e complessa che è oggi.

Asmarina – Voci e volti di un’eredità postcoloniale verrà proiettato oggi, alle ore 17.00 allo Spazio Oberdan nell’ambito della 25^ edizione del Festival del Cinema Africano d’Asia e di America Latina. Ingresso gratuito in collaborazione con Naga. Saranno presenti i registi.

 

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