Spagna: che fine ha fatto il 15-M?

A Puerta del Sol 4 anni dopo

di Lorenzo Pirovano e Angelo Boccato

Quattro anni fa, a Puerta del Sol a Madrid, sull’onda della Primavera Araba e del saggio di Hessel “Indignez-Vous” lasciava il segno il movimento 15M, destinato ad ispirare l’esperienza di Occupy. Da allora la Spagna ha assistito a quattro anni di maggioranza assoluta del Partido Popular, ammantata delle pratiche di austerity. Quest’anno, alle porte delle elezioni locali per Madrid e in vista delle elezioni generali di dicembre, in un contesto dove l’emergenza sociale non sembra spegnersi, questo anniversario ha una valenza particolare. Siamo stati tutto il giorno a Puerta del Sol per partecipare agli eventi del movimento e per chiaccherare coi suoi militanti.

Cosa abbiamo visto a Puerta del Sol

L: «Non ci zittiranno, la lotta continua nelle strade». Lo striscione fluorescente appeso alle vetrate della “Ballena” di Puerta del Sol è un grido rivolto ai passanti:a quattro anni da quei memorabili giorni il 15-m è vivo e non ha perso la bussola delle sue principali battaglie. Intorno a quelle frasi però ho raccolto immagini che sembrano lontane anni luce da quelle trasmesse in tutto il mondo durante quel maggio 2011. Poche decine di persone perlopiù trentenni sedute di fronte a un amplificatore, intente ad ascoltare le testimonianze dei militanti attivi nei vari quartieri della città. Non ci si riferisce quasi mai a quel che successe quattro anni fa, non c’è spazio per la nostalgia. Sembra quasi di assistere a un insieme di “stato delle cose” dove ognuno descrive le proprie attività, i propri risultati e quel che l’aspetta. Alla campagna “Invisibles” è dedicato uno spazio particolare, vuole raccogliere le storie e le denunce di miseria e povertà nei distretti cittadini per creare reti di solidarietà. Si conoscono tutti, tanti erano qui anche 4 anni fa.

A: In primo luogo, conta dire che la emozione e le aspettative erano molti forti. Puerta del Sol alla fine rappresenta in qualche modo un luogo della mente, dove il vento delle Primavere Arabe e il saggio di Hessel “Indignez-Vous!” hanno spirato un vento che poi si e espanso verso le esperienze di Occupy, esperienze non immaginabili senza il #15M. Da questo punto di vista, all’inizio della giornata trovare poche persone stupisce grandemente. Si parla di Invisbles e della lotta per la casa nei quartieri popolari, dello sforzo per il reddito minimo garantito di cittadinanza e di altri fronti….nonostante I numeri , il #15M va avanti, dopo 4 intensi anni e nel corso della giornata, quando si arriva a parlare della Ley Mordaza e con la performance teatrale di No Somos Delito , la partecipazione cresce, al pari della chiarezza che il movimento non si farà imbavagliare dale nuove leggi di sicurezza cittadina.

Dov’è finito il 15-M?

L: Ha detto bene uno dei presenti: il movimento si è spostato dalla piazza alle strade di quartiere, dalla rivendicazione all’impegno quotidiano, da una quantità alla qualità. Per questo non si parla più così tanto di 15-m, per questo oggi in piazza sono così pochi. Non esiste una dirigenza, l’organizzazione è minima ma mi assicurano che i risultati nei quartieri arrivano, arriveranno. Non c’è propaganda ne auto-promozione: si vede che indubbiamente il movimento è e resterà apartitico. La sensazione è che nel 2011 in Puerta del Sol ci si sia ritrovati guidati da una rabbia comune che è poi stata canalizzata in diversi modi e quindi non si è più assistito a dimostrazioni massiccie nelle piazze, ma alla costituzione di assemblee popolari locali che funzionano tutt’ora.
Chi era in piazza il 15 maggio 2011 non era necessariamente un indignado o un militante dei movimenti organizzatori della protesta. In molti furono attratti dalla novità, la voglia di cambiamento, l’attenzione che il mondo mediatico stava dimostrando per l’evento. Qualcuno di loro abbandonò subito dopo aver smontato la tenda, qualcun altro si è lasciato convincere e partecipa tutt’ora alle attività del 15-m. Alcuni militanti sostengono che parte del movimento iniziale ha scelto la via della politica istituzionale, “cercandosi una fetta di potere” in partiti come il Partido X, Podemos o il Partido Pirata.
“Quei giorni” rimangono indelebili nei ricordi di moltissimi madrileños, nessuno è disposto ad ammettere che ci si aspettava di più, che quel cambiamento tanto sperato non è stato raggiunto. Il tiro non si è abbassato, basti pensare che si sta ancora lavorando per far approvare il reddito minimo garantito universale.

A: Il #15M continua il suo percorso e questo lo si puo capire dalla giornata del 15 e dalla manifestazione indetta per il giorno successive da Plaza de Cibeles a Puerta del Sol. Ma probabilmente qui si pone ancora la questione di Puerta del Sol come stato della mente. La esperienza dei campi, vista poi anche in movimenti come Occupy Wall Street e Occupy London era chiaramente destinata a restare temporanea, al pari della costante presenza di piazza. Ma nonostante questo e senza strutture gerarchice, su diversi fronti , dalle Mareas alle banche del tempo, alle banche alimentari, si continua ad andare avanti anche se si appare meno in piazza. Piazza come mezzo e non fine, da un certo punto di vista e impegno locale con assemblee popolari per mantenere un movimento vivo. Si parla meno di 15-M? Vero, ma questo (lo si capisce parlando con I partecipanti) non vuol dire che sia terminato; il movimento è cambiato. Sin dal loro inizio, gli Indignados sono riusciti a coinvolgere persone ben lontane da un modello di attivismo politico. Inoltre, non ci si lamenta, ma si va avanti, su vari fronti. Considerando le somiglianze tra dibattito sociale/politico tra Italia e Spagna, infine non posso che domandarmi la ragione per la quale nessun movimento affine ha preso piede in Italia; se si tratta del fatto che il M5S, come hanno scritto I Wu Ming, ha canalizzato la rabbia sociale verso la propria proposta politica o se vi sono ragioni piu radicate….

I rapporti con Podemos e gli altri partiti

L: Tutti sottolineano la natura apartitica del movimento e come “Podemos non è il 15-m e il 15-m non è Podemos”, qualcuno addirittura definisce Pablo Iglesias un “opportunista”, ma sotto sotto sono in tanti a sperare nell’exploit del partito viola. Il 15-m non vuole essere confuso come un soggetto della politica istituzionale (e ci riesce), ma allo stesso tempo fatica a ritagliarsi uno spazio per fare pressione sulle istituzioni. Secondo me una buona parte del movimento questa volta andrà a votare alle elezioni.

A: “Si se puede” è una frase che si sente piu volte nella giornata, ma non si tratta di un inno pro-Podemos come si potrebbe pensare. Il #15M non è monolitico, ma ha diverse anime, alcune delle quali si sono anche dirette verso il partito guidato da Pablo Iglesias o verso il Partito Pirata o il Partito X. Le visioni sono diverse, da chi dice “Con Podemos, ganeremos!” a chi invece vede nel partito anti-establishment una certa fonte di opportunismo nel catalizzare le energie di un movimento. La equazione 15M=Podemos in ogni caso viene respinta, nonostante sia molto presente nei media e nelle osservazioni sui movimenti spagnoli. Qui non si cerca rappresentanza politica indiretta, ma piuttosto si vuole incidere direttamente, localmente. La partita elettorale per Madrid è nel suo vivo ed è difficile immaginare attivisti nel locale muti nelle urne. In ogni caso, si può immaginare che voti diretti verso Podemos non verranno assegnati in maniera acritica o con libero mandato.

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