di Marina Nebbiolo, tratto da Melting Pot
“Under the bridge” aveva annunciato l’operazione di sgombero la scorsa settimana, l’affiche invitava gli occupanti dell’accampamento ad abbandonare il posto entro 48 ore per motivi sanitari, pericolo di epidemia, rischio contagio alla popolazione e altre bibliche minacce.
La tendopoli sotto il métro in superficie, tra Barbès et La Chapelle, ospitava dall’estate scorsa qualche centinaio di immigrati, tappa obbligatoria per chi arriva a Parigi dall’Italia, Sudanesi, Tunisini, Marocchini, Eritrei, … e spesso vuole ripartire verso Calais o altrove.
Per mesi la Ville de Paris, non ha proposto alcuna soluzione in attesa di una decisione di governo. Quel governo che manda la polizia con le ruspe a smantellare i campi improvvisati e massacrare di botte gli immigrati a Calais.
L’unico impegno che si è presa la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, è quello di fare pulizia e di restituire alla ville Lumière lo charme cha la distingue, mandando la polizia alle 6 del mattino davanti a decine di giornalisti, fotografi, reporter che assistevano all’operazione ’sanitaria’ organizzata da prefettura e amministrazione socialista: gli immigrati radunati e circondati dalla polizia in assetto antisommossa, in uno spazio grande come un cortile, in attesa di essere prelevati e caricati sugli autobus blindati. Messi in fila, saltano fuori le discutibili “liste” preparate, giovedì scorso, dalla Mairie, comune del 18 arr.ment e da alcune associazioni di aiuto agli immigrati insieme alla polizia durante un sopralluogo per decidere chi andava dove, chi era in transito verso Calais o i paesi nordici e chi aveva diritto all’accoglienza e poteva fare domanda d’asilo. In passato, alcuni immigrati eritrei avevano ottenuto l’asilo, gli altri sono stati invitati a denunciare chi potrebbe farsi passare per eritreo.
La messa in scena poliziesca nel suo spettacolare apparato insieme agli immigrati e agli efficienti sostegni umanitari che si incaricano di ridistribuire provvisoriamente gli immigrati nei vari centri di accoglienza avviene nell’indifferenza generale dei passanti
Gli abitanti e qualche commerciante, quelli che in questi mesi di ’coabitazione’ hanno aiutato quotidianamente fornendo cibo, coperte e servizi indispensabili alla persona, chiedono notizie sulla sorte degli accampati.
I militanti presenti all’appuntamento organizzato per le 7 del mattino vengono allontanati dal ’luogo delle operazioni’. Le associazioni di solidarietà in questo caso si sono rassegnate a garantire con la presenza “che non ci siano problemi”. Insomma tutto è filato liscio come l’olio. Lo smantellamento del campo sarà senz’altro “seguito da una pronta offerta di ospitalità, di cure se necessarie nelle migliori condizioni possibili”.
Intanto a Calais, nei pressi dell’Eurotunnel, un altro campo e un immobile che ospitavano in tutto circa trecento persone, sono stati sgomberati dalla polizia lo stesso giorno nelle stesse ore.
Circa 3.000 immigrati si sono installati provvisoriamente, vivendo in condizioni catastrofiche e inumane, a Calais e nei dintorni della zona portuale in attesa di passare in Inghilterra.
Il 21 maggio la prefettura ha battuto un infausto record: fermare 1200 immigrati nascosti in 300 camion nel giro di 24 ore. Circa 100-200 immigrati riescono comunque ad evitare controlli o rastrellamenti e raggiungere l’Inghilterra ogni giorno.
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