Cosa abbiamo imparato a due anni dal 10 giugno del 2013
Potremmo scrivervi mirabolanti parole per una operazione di marketing che qualsiasi giornale farebbe di questi tempi. Cose del tipo:
– due anni di vita e oltre 3.000 articoli pubblicati.
– 40 collaboratori stabili in tutto il mondo
– centinaia di firme diverse, molte delle quali si sono offerte spontaneamente
– nessun soldo per nessuno dai direttori ai collaboratori estemporanei
– il punto precedente non è che sia un bene, ovviamente
– visibilità nei maggiori festival di cultura e giornalismo e alternativa di stili di vita.
– …
Insomma potremmo usare il marketing, ma perché chiamarlo tale, quando invece tutti i punti qui sopra descritti sono veri?
Tutti veri.
Mantenere un gruppo ormai numeroso compatto sulle ali dell’entusiasmo, nessuno viene retribuito fin dall’inizio, per due anni non è un’operazione scontata. E infatti, nello stile che ci contraddistingue, raccontiamoci la verità. Il sorriso sulle labbra non ci impedisce di dirvi che è faticoso.
Che ci sono momenti in cui siamo stanchi e altri dove pensiamo che sia difficile sopravvivere.
Però c’è una soddisfazione che scarica energia, ogni volta che accade: è quando senti i nuovi e vecchi collaboratori o partecipanti al progetto dalle prime ore dichiarare il proprio sentimento per questa impresa collettiva.
Ci sono le soddisfazioni e ci sono i mal di pancia: per esempio che il fatto di dover far coesistere questo nostro e vostro giornale con un primo lavoro che ci permetta di vivere
rende tutto molto più complesso. Non abbiamo una redazione, abbiamo mezzi digitali per consultarci, ma non è la stessa cosa.
Ci mancano ancora i nostri long form a scroll narrativi. Ci abbiamo provato e rigorosamente con il fai-da-te perché soldi non ne abbiamo, ma non abbiamo nemmeno la possibilità di dedicare tutto il tempo necessario.
Però abbiamo il nuovo laboratorio sulla città, Q Code Town, i nostri dibattiti con Q Code café (grazie a Polifemo della Fabbrica del Vapore di Milano), abbiamo il nostro logo da due anni in giro fra feste del giornalismo e diritti umani, letteratura e cinema, perché crediamo nel confronto, nell’esperienza raccontata, nello scambio di idee continuo. Crediamo nella cultura.
Due anni, quindi grazie a tutti, ma proprio tutti, tranne che.
Tranne che a quelli che ci hanno bucato il sito facendo sparire molti articoli e foto che stiamo faticosamente ricaricando.
Potremmo dire Q Code isola di buona informazione, una patria per chi chiede e crede ancora che si può informare ed esprimere un punto di vista sul mondo. Il giornalista multitasking che sa di tutto qui non si troverebbe bene, perché in pochi mesi capirebbe che non si può scrivere di tutto e avere un’opinione di tutto senza incappare in una pericolosa china che fa scivolare verso l’indeterminatezza delle fonti, lo sbiadire del carattere di un pezzo.
Q Code Mag va avanti con fierezza, sempre a testa alta, e adesso è il momento di andare a vedere se c’è qui fuori nel mondo rutilante dell’offerta scontata una maniera per convincere i lettori che l’informazione seria e controllata non può vivere sempre gratuitamente.
E che dare un euro e passa ai giornali che criticate, anche sul web, non ha più senso se non finanziate quelli che vi piacciono.
Due anni, adesso viene il difficile. Ma la sfida è fonte di adrenalina buona e il riscontro dei lettori è sempre un buon viatico per affrontare la strada che ci aspetta.
Evviva Q Code Mag, allora.
Auguri a tutti noi!