Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità
di Alice Bellini
«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».
Tiziano Terzani
In un antico villaggio nelle montagne, in una tersa notte di luna piena, un giovane corse dal saggio del suo popolo e, disperato, gli chiese da dove provenisse tutta quella luce che, nonostante fosse notte, inondava la valle e non lasciava che i suoi figli potessero finalmente addormentarsi.
Il giovane era stanco e frustrato. I suoi piccoli non facevano che piangere e dimenarsi, ogni volta per un motivo diverso. Erano mesi che non riusciva a riposare e il suo corpo, sempre più deperito, chiedeva disperatamente tregua.
“Cos’è tutta questa luce che non li lascia dormire?! Qual è la causa di tutto questo male?”
Il saggio, senza proferir parola, prese il giovane e lo condusse fuori dalla propria abitazione. Poi, alzò un dito verso il cielo e indicò la grande luna che argentea splendeva là in alto, attorniata da bellissime stelle. Chiara e lucente era lì, alla portata di tutti, inequivocabile, come la verità.
E il giovane stupito rispose: “Il tuo dito?! È il tuo dito la causa di tutto questo? È il tuo dito a generare tutti questi problemi a me e alla mia famiglia? Il tuo dito che crea tutta questa sofferenza? Ah, vecchio maledetto! Domani ti denuncerò ai capi del villaggio e chiederò che ti venga amputato! Così finalmente tutti i miei problemi spariranno!”
Con fare soddisfatto e agguerrito più che mai, il giovane se ne tornò alla sua casa.
Il vecchio, come sempre, non disse nulla. Guardò la luna. Era bella e così grande. Poi afflitto abbassò lo sguardo e lentamente se ne tornò nella sua capanna, chiedendosi se prima o poi sarebbe mai arrivato qualcuno che, al suo indicar quel satellite così bello, non si fermasse al dito, ma si spingesse oltre, verso quel che c’era in cielo.
Antico proverbio cinese