La fortezza che non regge

Per il Consiglio d’Europa sull’immigrazione
del 25 e 26 giugno ZaLab invita alla visione gratuita
di due documentari: “Limbo” e “Come il peso dell’acqua”

tratto da Zalab

La fortezza non regge e cerca disperata di rafforzarsi. I passaggi che bucano muri e frontiere dell’area Schengen si moltiplicano e si differenziano continuamente. I governi discutono di come bloccare l’invasione sulle coste sud italiane dalla Libia, ma nel frattempo aumentano del 300 per cento gli arrivi dalla Turchia nelle isole greche.

I nazionalisti bulgari e ungheresi progettano muri di centinaia di chilometri, mentre la frontiera via terra verso Slovenia e Friuli viene bucata ogni giorno di più. La guerra a sud sembra difficile da vincere, allora gli stati del nord iniziano a rafforzare le frontiere dentro Schengen: blocchi a Ventimiglia, controlli al Brennero, respingimenti interni secondo gli accordi di Dublino.

Il panico e la tensione crescono, arriva al cuore dell’Europa.

I cittadini guardano attoniti e in panico si chiedono: «Oddio come facciamo?» «Come si ferma tutto ciò?» E il cerchio si chiude, ripetendo in automatico lo stesso meccanismo. La risposta a quel panico è sempre la stessa: saremo più cattivi, affonderemo i barconi, useremo eserciti e intelligence, attueremo i rimpatri. La fortezza prova a rafforzarsi ed è destinata a non reggere.

Questo circuito vizioso può essere interrotto in un solo modo. Rinunciando alla strategia della fortezza e costruendo la via dell’accoglienza. Vie sicure e legali per chi ha diritto alla protezione e dialogo tra economia europea e migranti in cerca di lavoro.

«Ma come è possibile? Non ci sono soldi». È falso.

Stiamo spendendo miliardi per la fortezza, finanziando con mega-appalti strutture inefficienti di detenzione ed espulsione, sperperando denaro per piani di emergenza ogni volta che la fortezza non regge, cioè sempre.

«Ok, comunque non c’è spazio». Innanzitutto il mondo non ha intenzione di venire tutto in Europa. Anzi, i flussi di migrazione sono molto differenziati e coinvolgono tutti i continenti. In ogni caso in Europa spazi e risorse ce ne sono, proviamo a pensarci con attenzione. Chi alimenta la convinzione dell’assenza di spazio e risorse, ha il principale scopo di raccogliere consenso attraverso il più banale degli strumenti di demagogia democratica: la guerra tra poveri.

Esistono luoghi d’Europa, tantissimi luoghi d’Europa, che conservano e proteggono grandi privilegi. Quartieri centrali e residenziali di città ricche che non solo sono tenuti lontani da qualsiasi contatto con profughi e migranti, ma che spesso sono semivuoti, occupati da cittadini con un’età media abbastanza alta e spesso con un potere d’acquisto elevato. Nel frattempo i luoghi di accoglienza, spesso emergenziale, vengono allestiti o individuati in zone periferiche, povere e densamente abitate. In quei quartieri viene generato il panico e governato il consenso demagogico.

Questo meccanismo è una sorta di fortezza interna, che è probabilmente il fine ultimo più importante della fortezza esterna.

Un meccanismo ancora più evidente negli Stati del sud Europa e in Italia in particolare, dove le forti diseguaglianze sociali stanno svuotando ancora di più le città, portando tantissimi giovani a lasciare il Paese: discutiamo tutti i giorni del problema immigrazione e invece la vera emergenza è la continua fuga dei giovani “indigeni”, la bilancia migratoria è ormai ampiamente invertita: secondo l’ISTAT sono più gli italiani che partono degli stranieri che arrivano. E la causa è da ricercare nella fortezza interna, non in quella esterna.

Comprendere il funzionamento di questa fortezza interna è essenziale per avere il coraggio di rivedere quella esterna, avviando una strada diversa di gestione dell’immigrazione, che parta dalla riduzione di quella interna. Molti cittadini in questi giorni lo stanno facendo, attivando percorsi di accoglienza spontanea e contrastando le ipocrisie delle facili demagogie xenofobe.

Nei giorni del Consiglio d’Europa sull’Immigrazione, ZaLab sostiene tutti i movimenti di accoglienza e propone ai cittadini europei la visione di due film importanti per capire cosa succede intorno e dentro la Fortezza.
LIMBO

documentario di Matteo Calore e Gustav Hofer
La realtà dei CIE, centri di detenzione ed espulsione, avamposto della strategia dei rimpatri, tassello centrale delle politiche di rafforzamento della Fortezza.

COME IL PESO DELL’ACQUA

Documentario-teatrale di Andrea Segre, Stefano Liberti, Marco Paolini e Giuseppe Battiston (prod. RAI3 – RuvidoTV)
Il racconto della Fortezza attraverso le storie di tre madri migranti e di due grandi attori del teatro civile.

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