di Flavia Zarba, tratto da IRPI
Molti la usano, pochi ne parlano e nessuno l’ha vista. È la moneta virtuale che sta destabilizzando le banche ed entrando sempre più in voga. Qualche anno fa valeva pochi dollari. Oggi ne vale più di mille ed è utilizzata soprattutto per acquistare droga, armi, carte di credito rubate e false identità a livello transnazionale. Vediamo di fare chiarezza.
Che cos’è la moneta virtuale?
Si tratta di una peculiare moneta, gestita non da un ente centrale ma da un database ospitato da una rete di computer che tiene traccia delle transazioni crittografate e ne ammninistra gli aspetti più funzionali, come il suo valore in moneta tradizionale (con una modalità definita peer-to-peer).
Che cos’è il Bitcoin?
È solo una delle tante tipologie di moneta virtuale, è stata introdotta nel 2009 da Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo, si crede, che rappresentava un gruppo di persone rimaste tutt’oggi anonime.
Che differenza c’è tra la moneta virtuale e la moneta elettronica?
Non bisogna confondere la moneta virtuale con le altre valute di corso legale -il cosiddetto fiat money – come gli elettronic money o gli e-money. La terminologia non aiuta e si fa confusione, ma la moneta elettronica a differenza della virtuale è pienamente inserita nel circuito legale. Si tratta cioè delle carte di credito, di debito, prepagate, conti di tipo preparato (borsellini elettronici), servizi internet o phone banking, strumenti insomma che tutti noi usiamo
La moneta virtuale invece naviga in una zona franca dalla legge italiana…
Attualmente infatti non è regolata e le autorità finanziarie sconsigliano l’utilizzo delle valute virtuali, in tutte le loro forme. Il pericolo maggiore è legato al fatto che le valute virtuali si scambiano nel completo anonimato senza intermediari o sistemi di supervisione o controllo aprendo così le porte al riciclaggio di denaro sporco che viene così ripulito senza alcun controllo.
La pericolosità della moneta virtuale
Anonimato, assenza di sistemi di controllo, impossibilità di rintracciare il trasferimento della valuta : tutti fattori da cui intuire la pericolosità della moneta virtuale per l’economia legale, e che al contempo la rendono decisamente attraente agli occhi dei criminali.
Carlotta Zenere, ricercatrice del Centro Studi Antiriciclaggio & Compliance, spiega come “Non essendoci meccanismi di controllo ad opera della Banca Centrale, tutte le dovute garanzie si annullano con l’evidente rischio di favorire i reati di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Negli Stati Uniti ci sono stati due casi particolarmente emblematici conosciuti come ‘Silk Road’ e ‘Western Express International’: in entrambi e’ emerso l’uso di valuta virtuale per la compravendita di droga, false identità, carte di credito rubate e altri beni illeciti”.
Esiste una normativa astrattamente riferibile alla moneta virtuale?
Pur esistendo indiscutibili analogie con gli Istituti di Moneta Elettronica, regolamentati dal decreto legislativo n. 45/2012 occorre che le istituzioni indichino in modo dettagliato e preciso la regolamentazione del fenomeno di nuovo conio per evitare speculazioni o utilizzi criminosi.
La necessità di una normativa ad hoc
La moneta virtuale costituisce un innegabile punto di forza per i riciclatori di denaro, che possono agire indisturbati perché mancano leggi che regolamentino la moneta virtuale. Andrea Medri, CEO di The Rock Trading Ltd, il mercato valutario di scambio monete digitali nato nel 2007 e operante nel mondo Bitcoin da Giugno 2011 ha dichiarato a La Stampa che anche il mercato finanziario regolamentato ha fallito. «Basti pensare a quello che è successo a Cipro o in Argentina. Coi Bitcoin non va fatto un copia e incolla delle normative esistenti per trasferirle su un protocollo che è assolutamente innovativo, perché altrimenti il mercato si indebolisce».
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