È il goal di questa chiamata a colpire, a fianco di una bandiera greca: 1.600.000.000 €.
È la famigerata tranche da consegnare al Fondo monetario internazionale, che Tsipras e Varoufakis si sono negati a consegnare in vista del referendum, ma stiamo scrivendo mentre l’Eurogruppo in teleconferenza è ancora in corso.
Il ragionamento di Thom Fenney, il giovane britannico che ha caricato sulla piattaforma la brillante chiamata di persone per le persone è un segnale politico. Si arriverà a raggiungere un miliardo e seicento milioni di euro? Impossibile. Ma non è questo il punto.
Ma nel gioco dei gadget previsti per le singole donazioni (da una cartolina di Tsipras, a una bottiglia di Ouzo, cesti con prodotti tipici, una vacanza per due…) c’è un elemento di grande serietà: l’idea che la solidarietà fra persone, noi che leggiamo e quelle che vediamo fare la coda davanti ai bancomat, davanti alle farmacie, o per molti il convincimento che le politiche di una forza di governo come Syriza sia da aiutare nel sottrarsi alle geometrie finanziarie di un debito che è, lo ha scritto Luciano Gallino, illegale, illegittimo e soprattutto odioso. Odioso, nel significato corretto rispetto al debito, significa che i prestatori erano già al corrente al momento dellerogazione che non sarebbero mai più tornati in possesso del denato, ma lo hanno prestato ugualmente.
Vedere che ci si crede, che si accetta la sfida di arrivare laddove le alte istituzioni non sono più capaci di capire, è una boccata di ossigeno. Sono numeri irraggiungibili, ma il motore che scalda gli animi e che muove le coscienze è il senso del tendere a infinito, non pensare di essere sconfitti in partenza.
Ecco perché il sito crolla, perchè i numeri crescono, perchè in sette giorni vedremo fin dove potrà arrivare, ma soprattutto quanta consapevolezza di insieme avrà dato, a livello globale. Thom su Twitter si lamenta, in maniera soddisfatta, avvisa sulle sorti del caricamento pagina, ha risposto a decine di interviste e altre gliene piovono addosso, citato da BBc, come da The Guardian.
È, a pensarci, un’idea semplice e soprattutto è una metafora potente delle fondamenta che dovrebbe avere l’Unione europea: la solidarietà. L’unione, appunto, che fa la forza.