Grecia, racconti opposti

I media, mainstream e indipendenti, verso la battaglia del referendum

di Dimitris Serafis

Il dilemma: “Sì o No” alle proposte delle istituzioni internazionali. La prima volta dopo 41 anni che il popolo greco avrà la possibilità di votare in un referendum. E non sarà una decisione semplice.

Secondo gli ultimi exit-poll il “Sì” e il “No” prendono entrambi dal 43 fino a 47%.

Una società divisa, non solo adesso, ma da tanti anni. All’interno del Paese c’è davvero una ‘guerra’ politica e comunicativa fra il governo e l’opposizione per incolparsi a vicenda del caos attuale e per convincere l’opinione pubblica greca ed europea delle proprie ragioni. Dall’estero arrivano continue minacce al popolo greco e piani – segreti o no – per far cadere il governo, come denunciano alcune testate internazionali. Chi ha paura della decisione del popolo greco?

“Voglio annunciare ai dipendenti dell’azienda che gli stipendi saranno pagati solo stasera in piazza Syntagma. Per chi verrà”. Così il Sig. Farmakis, ex candidato nel partito di destra di Samaras, e Consultant Director della società Agilis SA, ha annunciato sul suo profilo Twitter che avrebbe pagato gli stipendi solo ai dipendenti che si sarebbero presentati al presidio del 30 giugno a favore del “Sì”.

Dopo le denunce, anche da parte dei suoi amici, ha detto che “stava solo scherzando”. Come è scritto nel sito web dell’azienda Agilis SA, sono appena state vinte due grandi commesse che valgono 4.3 miliardi di euro. Chi è il committente? La Commissione Europea. È solo uno degli esempi dei capi e delle società che minacciano i loro dipendenti per spingerli a votare a favore del “Sì” al referendum del 5 luglio. La lista è davvero lunga e notizie in questo senso si susseguono ogni giorno più numerose.

Il vice ministro del Lavoro greco ha già istituito dei numeri di telefono dell’Ispettorato del Lavoro, ai quali i dipendenti possono denunciare le eventuali pressioni dei capi e delle aziende a favore del “Sì”.

Nei sei telegiornali greci delle televisioni private, la trasmissione del presidio per il “NO” del 29 giugno è durata in media solo otto minuti, mentre la trasmissione del presidio a favore del “SÌ” del 30 giugno è durata quasi 46 minuti.
“Meno male che esiste la TV pubblica, la EPT”, dichiarano i sostenitori del “NO”, infatti la tv pubblica ha garantito la copertura di entrambi i presidi. Alcuni esempi della copertura mainstream: il telegiornale di MEGA TV ha pubblicato reportage con immagini dei pensionati davanti alle banche del Sud Africa nel 2012, facendole passare per code di cittadini greci. Il telegiornale ΣΚΑÏ non ha trasmesso il presidio a sostegno del “NO”, ma ha pubblicato banner sul suo sito web con titoli minacciosi come: “Vogliamo avere medicine? Sì! Sì alla Grecia. Sì all’Europa”.

Va detto che i proprietari di MEGA TV e di ΣΚΑÏ, i signori Vardinogiannis e Alafouzos, sono imprenditori in tanti settori economici: le costruzioni, il settore marittimo, quello assicurativo, il calcio e il governo greco ha dichiarato, tra le sue proposte durante le negoziazioni, che vorrebbe aumentare del 12 percento le tasse alle aziende che hanno profitti che superano i 500mila euro annui.

Non bisogna essere degli esperti per capire che i media mainstream fanno l’interesse dei loro editori. Ma gli altri? Come in ogni ‘guerra’, non c’è solo una parte.

In ogni angolo della sfera pubblica greca, si stanno rivelando sforzi mediatici per rompere il velo dell’informazione a senso unico. Una galassia di media indipendenti, che si batte per trovare lo spazio per un’altra narrazione, si organizza per informare un mondo che non trova voce. Sintetizzato da una lettera mandata da un membro della redazione del media indipendente toperiodiko.gr dove, in questi giorni, portano avanti il progetto “Postcards from Greece”, pubblicando lettere per informare in patria e all’estero su quello che accade.

Il testo della lettera: Amico mio, non so che cosa farò quest’estate, se andremo su un’isola. L’unica domanda a cui rispondo con tutta la mia sicurezza, in questo momento, con “Sì” o “No”, è lo stesso “Sì” o “No”. E rispondo un “No fino alla fine”, perché a quello appartiene il mondo a cui io appartengo, e a cui appartengono anche quelli che per la paura voteranno “Sì”. È chiarissimo. Se fossi qui, lo vedresti con i tuoi occhi. Il “Sì”, deciso con consapevolezza, è il viso della società che odiamo. Quel viso che vorrebbe schiacciarci come le formiche che si avvicinano alla porta. Firmato Giorgos.

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