Le vie del sale

Il progetto “Vie del sale / un percorso lungo 100 anni” si propone di raccontare i tre tracciati (partenti rispettivamente da Pavese, Piacentina, Piemontese) che nei secoli hanno permesso alla preziosa materia prima di raggiungere le destinazioni più lontane dalla costa. Il percorso verrà raccontato in presa diretta sui social network e confluirà in un libro.
Q code magazine ha intervistato Alberto “Abo” Di Monte, autore del progetto

di Francesca Rolandi

Come è nata l’idea di portare avanti un progetto sulle vie del sale?

Due anni fa ho percorso a piedi il tratto della Via Francigena a nord dell’appennino, a partire dal Colle Gran San Bernardo. L’estate successiva mi sono cimentato sulla Via del Sale percorrendo a piedi, con quattro giorni di cammino, gli ottanta chilometri circa che separano Varzi da Camogli, la pianura padana dal mare.
Cosa separa le due esperienze? La lunghezza differente anzitutto, un ambiente e quindi un mosaico di paesaggi profondamente diverso, la storia e lo “stile” di camminata, l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Quello che, nella mia esperienza, separa con più precisione le due “vie” è il carattere spirituale della prima da quello laico di quest’ultima.
La Via del Sale, in assenza di ospitalità pellegrina e di un organico sistema di cura e valorizzazione del percorso, resta un trekking orfano della fioritura di pubblicazioni, gruppi organizzati, luoghi di accoglienza, che caratterizza il successo dei cammini europei.
L’idea di riannodare i fili del sentiero che collegava (col commercio del sale) mare ed entroterra, pianura e montagna, regioni e popoli, nasce così. C’è una carenza di attrezzi ibridi, a cavallo tra manualistica e narrativa, per accompagnare nell’antica “via del sale”, nuovi viandanti.

Con quali media pensate di raccontarle?

Il progetto nasce con un crowdfounding ospitato dalla piattaforma “produzioni dal basso” a questo indirizzo.
Sto raccogliendo poco meno di duemila euro per permettere a tre viaggiatori di percorrere in simultanea i tre percorsi principali del complesso intreccio di mulattiere e sentieri della “via” e di lasciare in eredità ad un’associazione amica un gps con cui tracceremo il sentiero principale per facilitare gli escursionisti che verranno.
Il viaggio sarà proposto in presa diretta attraverso un blog e due noti social network (quello con la lettera e l’altro con l’uccellino) per parole ed immagini. Una volta tornati dalla settimana di cammino, e riordinato il materiale, inizierà la scrittura vera e propria del volume, oggi in fase di studio.

Che cosa sono le vie del sale oggi? Qual è l’identità di questo Appennino?

Le Vie del Sale sono sentieri di cresta e di costa, strade sterrate e pietrose, mulattiere più o meno impervie dell’appennino ligure.
All’incrocio di quattro regioni (Emilia, Liguria, Lombardia e Piemonte) le “terre alte” s’incontrano in una mescolanza di vicende storiche, tradizioni, opportunità di valorizzazione turistica ma ancor prima territoriale e naturalistica.
In potenza una riscoperta assolutamente sostenibile e contemporanea di un patrimonio “fuorirotta” e per troppo tempo snobbato (non che questo sia sempre negativo) tanto dai grandi circuiti escursionistici, quanto dal turismo sensibile ma orientato da una parte alle rotte esotiche, dall’altra alle altitudini alpine.
L’apertura di un percorso nel mezzo di una radura, di un bosco o di un crinale, avvicina da sempre luoghi altrimenti lontanissimi. Come questo abbia influito nel susseguirsi dei fatti culturali delle “terre alte”, sarà uno dei temi di un testo che intende riepilogare “ad oggi” una vicenda lunga mille anni.

Quanto nel vostro lavoro emerge o emergerà l’elemento antropico? Penso ad esempio alle stratificazioni storiche, allo spopolamento degli ultimi decenni e alle prospettive future

Questo è tutto da scoprire. È recentissimo il tentativo dell’amministrazione di Carrega Ligure, un paese della provincia di Alessandria posto a circa mille metri d’altitudine lungo il tracciato, di cedere per pochi euro alcune case di un abitato in via di rapido spopolamento.
Non è il primo né il più noto dei tentativi che, un po’ in tutta la penisola, puntano a intercettare l’interesse di nuovi abitanti per località tagliate fuori non solo dalle nuove vie di comunicazione e commercio, ma dallo stesso immaginario dell’angusta dicotomia città/montagna.
Non sappiamo quali scoperte ci riserverà questo viaggio per tre paia di gambe, di certo la spinta a risocializzare la passione per il tragitto del “sale della terra”, è una pista da battere per confrontarsi con i fenomeni di abbandono e spopolamento a partire da soluzioni “dal basso”, per tutti, e soprattutto locali.
Di qui in poi sarà compito dei lettori indossare gli scarponi e farsi portavoce della riscoperta.

È possibile sostenere il progetto dalla piattaforma Produzioni dal basso e seguire il progetto sul blog Via del sale

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