Un progetto per procedere al recupero della dimensione umana delle vittime
di Redazione
Il progetto della giornalista bosniaca Dženana Halimović, “These are the faces of thousands who died in Srebrenica”, prodotto da Radio Free Europe, ha portato fino ad oggi alla raccolta di 2.400 fotografie corredate da dati anagrafici.
Come spiega l’autrice, mentre i nomi delle prime vittime della guerra in Jugoslavia sono rimasti scolpiti nella memoria storica, con il prolungarsi del conflitto le individualità delle vittime furono trasformate in numeri, come accadde con uno degli ultimi atti finali, il massacro di Srebrenica.
Questo progetto vuole procedere al recupero della dimensione umana delle vittime, presentandone uno a fianco all’altro i volti. Una raccolta di fotografia che per ora raccoglie meno di un terzo del numero totale delle vittime e che si scontra anche con mancanze materiali: travolte dalle avvenimenti atroci di quei giorni molte delle moglie, sorelle e figlie degli uccisi non riuscirono a portare con sé delle foto dei loro cari che non avrebbero mai più visto.
La carrellata delle fotografie racconta di vite spezzate in una settimana di luglio di venti anni fa. Foto di giovani al servizio militare, foto di anziani, foto di bambini uccisi da adolescenti, foto sbiadite di identità cancellate.
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