di Alfredo Somoza
La fase finale della trattativa sulla Grecia è destinata ad entrare nella storia della costruzione (?) europea. La voglia di vendetta dell’ala dura dello schieramento nordeuropeo, cappeggiata dal Ministro delle Finanze tedesco Schäuble, ha tenuto duro quasi su due ipotesi che chiamare provocazione è dir poco. La prima era l’uscita per 5 anni della Grecia dall’euro, ipotesi assolutamente senza base giuridica, e la seconda quella di trasferire in Lussemburgo, in una banca controllata dalla Germania, 50 miliardi di cartolarizzazioni greche tra proprietà e opere d’arte come “garanzia”. Oltre i limiti della decenza, e questo in un negoziato tra paesi che dovrebbero essere partner.
Attraverso l’hashtag “ThisIsACoup” si è riversata la rabbia di chi rifiutava il tentativo di umiliare un piccolo paese ad opera di chi per anni e anni ha foraggiato, tollerato e perdonato la vecchia classe politica greca, che oltre a mentire sui conti dello Stato, ha solo rispettato al 20% le riforme sottoscritte per incassare 240 miliardi di aiuti.
L’accordo è stato alla fine siglato, e con buona probabilità porterà alla fine della Siryza che abbiamo conosciuto e che ora, se non verrà discusso il tema della ristrutturazione del debito, è vicina all’ennesimo fallimento. Alexis Tsipras, che in un momento concitato del negoziato notturno si sarebbe sfilato la giacca offrendola ai partner in parte del pagamento, si ritiene soddisfatto perché, dice, “abbiamo evitato il piano per uno strangolamento finanziario e per il collasso del sistema bancario, abbiamo ottenuto l’alleggerimento del debito e finanziamenti a medio termine ed evitato il trasferimento dei nostri beni all’estero”. E non sono obiettivi da poco, ma nella logica di un accordo al ribasso per la Grecia, che è vero che sconfigge i falchi che pretendevano la cacciata della Grecia a prescindere, penalizza fortemente Tsipras che dovrà ora cambiare maggioranza e che ha subito il commissariamento della gestione economica del paese con il probabile ritorno della Troika.
La notte dei lunghi coltelli a Bruxelles lascia diversi morti e feriti sul campo. Da Angela Merkel, messa sotto tutela da Schäuble, a Mario Draghi, apostrofato in malo modo dal super-ministro tedesco.
La Francia di Hollande si salva ai tempi supplementari, essendosi impegnata sul serio perché un qualsiasi accordo si raggiungesse, mentre chi esce con le ossa rotte è il PSE. Il triste ruolo di Gabriel, di Shultz, di Renzi per citare solo tre “pezzi da 90” del partito del socialismo europeo sarà ricordato a lungo. Insignificanti politicamente, allineati culturalmente con i conservatori, incapaci di esprimere un pensiero proprio.
Dovremo capire quali spazi di libertà ci sono ancora nell’Europa che verrà, se sarà tollerato pensare diversamente dagli ortodossi tedeschi, se la democrazia avrà ancora valore, se la politica ha ancora senso. L’accordo che chiude, per ora, la vertenza greca pone più problemi di quelli che ha risolto. Forse ora anche il cittadino disinformato ha capito che il Re, cioè l’Europa, è nudo.
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