di Marcello Sacco, da Lisbona
Era il 9 febbraio 2012: il Portogallo attraversava faticosamente il primo anno del suo programma di assistenza finanziaria e l’allora ministro delle Finanze portoghese Vítor Gaspar, poco prima di una riunione dell’Eurogruppo, scambiava due parole con l’omologo Schäuble. Una telecamera riesce a captare il dialogo, e quel fuorionda, presto diffuso da diversi canali televisivi europei, farà imbestialire il ministro tedesco, il quale esigerà regole più severe riguardo alla presenza di telecamere presso sedi istituzionali. Su internet si trovano le versioni sottotitolate sia in portoghese che in tedesco, e non mancano saggi di body language tra supplicante e supplicato.
In sostanza Schäuble dice che – alla fine del piano triennale, e soprattutto dopo le grandi decisioni sulla Grecia – se ci sarà da fare qualche aggiustamento per i portoghesi, si farà.
Gaspar ringrazia e l’altro risponde: “Di nulla”. Poi aggiunge che il vero problema sta nel fatto che buona parte del Parlamento e dell’opinione pubblica tedeschi non credono alla serietà delle misure adottate in Grecia.
Oltre a notare che all’epoca era un uomo d’apparato, l’economista ed ex vicepresidente della Bce Papademos, a presiedere un governo greco di unità nazionale, non possiamo oggi non registrare che questo dialogo (o bacio) rubato tra Gaspar e Schäuble resterà a futura memoria come il controcanto ideale alla notte del 12 luglio scorso. Forse la carta portoghese, sia a breve che a lungo termine, risulterà vincente, chi può dirlo? Ma già, in Portogallo, qualcuno che di certo non appartiene alla sinistra nostalgica di Panagulis parla di greci “con le palle” e di portoghesi codardi. Parafrasando il motto cucito sulla bandiera dei cugini brasiliani: ordine e remissività (in cambio di remissione).
D’altronde la destra di governo lo andava ripetendo sin dalle primissime trattative con Tsipras: il poco che i greci stanno ottenendo con grande clamore lo abbiamo ottenuto anche noi (vedi la flessibilizzazione delle mete del deficit) con discrezione e pacche sulle spalle. Il ministro portoghese che sussurra inclinato sul suo interlocutore non rivela semplice gentilezza nei confronti di un anziano collega inchiodato alla sedia a rotelle da un attentato. È l’altro esempio di come si parla, sottovoce, davanti ai poteri forti europei ed extraeuropei (si veda la presenza del Fmi a una riunione dell’Eurogruppo, una di quelle cose a cui ci stiamo pericolosamente abituando). È l’altra Europa senza Tsipras.
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