Sono passati settanta anni da quando la mattina del 6 agosto 1945 alle 8.15 il bombardiere B29 della US Air Force sganciava sulla città giapponese di Hiroshima la prima bomba atomica nella storia dell’umanità.
di Bruno Giorgini
Una immane strage, oltre 80.000 persone muoiono in un batter di ciglia praticamente arse vive e/o spappolate dall’enorme onda d’urto, mentre altre migliaia moriranno poco a poco nel corso del tempo per effetto delle radiazioni, e i bambini nasceranno spesso afflitti dalle più varie patologie e handicap, con una proliferazione impressionante di tumori. Una potenza talmente distruttiva nello spazio e così prolungata nel tempo non si era mai vista, e il mondo ne fu attonito, tanto più che l’orrendo teatro della crudeltà venne replicato di lì a poco bombardando Nagasaki. L’enorme quantità d’energia scatenata nell’esplosione è dovuta alla rottura dell’atomo, cioè dei legami (forze elettromagnetiche) tra elettroni a carica negativa e nucleo positivo che tengono insieme il sistema atomico, in senso stretto “bomba atomica”, e/o alla rottura del nucleo atomico, cioè dei legami (forze nucleari), che tengono insieme i protoni positivi e neutroni nel nucleo, la cosidetta fissione che a cascata produce l’esplosione nucleare (la bomba atomica si può pensare come l’innesco dell’esplosione nucleare). L’idea teorica viene da Einstein quando scopre l’equivalenza tra la massa M di un corpo e l’energia E (), mentre le ricerche sulle particelle e i legami nucleari sono essenzialmente sviluppate dai cosidetti “ragazzi di via Panisperna” a Roma, guidati da Enrico Fermi, con tra gli altri Amaldi, Majorana, Rasetti, Bruno Pontecorvo.
In breve diventano uno dei gruppi di punta a livello mondiale acquisendo conoscenze che sono la premessa necessaria alla costruzione della bomba. Nell’agosto del 1939 Einstein firma con Leo Szilàrd, fisico ungherese, una lettera al Presidente degli Stati Uniti (SU) Franklin Delano Roosevelt, invitandolo a varare un progetto per la costruzione di un ordigno atomico-nucleare dall’immane capacità distruttiva. Cosa spinge Einstein che aveva sempre proclamato un credo pacifista, fino a scegliere la nazionalità svizzera proprio perchè neutrale, a proporre addirittura la creazione di una nuova arma, uno strumento di morte e sterminio con una potenza distruttiva quale mai si era vista nella storia umana? Per di più si tratta della prima arma le cui conseguenze distruttive e patologiche si prolungano nel tempo e nelle generazioni. La radioattività oltre una certa soglia produce milioni di mutazioni nella sequenza genetica dell’individuo, per cui esiste un’alta probabilità che alcune possano essere degenerative e/o cancerogene.
Certo al tempo di Einstein questo impatto biologico non era ancora noto nella sua pienezza, seppure già si ipotizzasse una influenza delle radiazioni sulle insorgenze tumorali. Eppure Einstein, lo scienziato più noto al mondo e di riconosciuta autorevolezza morale firma la lettera, dove tra l’altro in qualche modo prospetta l’ipotesi che l’intera comunità scientifica democratica e antinazista si mobiliti mettendosi al servizio del governo USA, cosa che Einstein aveva sempre rifiutato assumendo l’autonomia della ricerca rispetto alle autorità politiche e statuali come fondamentale se non necessaria per una scienza libera e votata alla verità. Ma su tutto fa premio la necessità assoluta di battere il nazismo che, secondo molti scienziati, avrebbe potuto in tempi brevi costruire la bomba atomica. Einstein sapeva che la maggioranza dei ricercatori tedeschi aveva aderito al nazismo o almeno manifestato simpatie al regime, e che in particolare Heisenberg, uno dei fondatori della meccanica quantica, possedeva tutte le capacità teoriche e organizzative per una impresa di questo genere, tanto che Wilson, poi premio Nobel, si propose come volontario ai servizi alleati per andarlo a uccidere. Infine probabilmente Einstein era in possesso di informazioni sulla soluzione finale che Hitler intendeva dare alla questione ebraica, la ghettizzazione, la shoa e il genocidio. Comunque sia il progetto Manhattan prese un avvio stentato per poi nel 1942 decollare sotto la direzione scientifica di Oppenheimer e sotto il controllo dell’esercito, con alcuni tra i più valenti ingegneri, matematici, fisici ecc del tempo come Fermi, Feynman, Van Neumann, Bethe, Bloch, Chadwick, Compton, Segrè, Teller e centinaia d’altri. Fu una vicenda con molte leggende come quella di Feynman che per scommessa usciva dal complesso firmando e rientrava di nascosto evitando i controlli delle sentinelle, oppure quella rispetto alle gare di calcoli complessi tra Feynman a mente, Fermi col regolo calcolatore e Van Neumann con il primo calcolatore elettronico, il primo calcolatore elettronico, da cui Feynman usciva quasi sempre vincitore.
Molte leggende e un risultato finale, la prima esplosione di un prototipo di cui Fermi da buon fisico sperimentale volle misurare la potenza in senso stretto a mano, ovvero al momento dell’esplosione egli si alzò oltre il muro di protezione tenendo teso tra le due mani un foglio di carta per verificare se l’onda d’urto fosse sufficiente a romperlo. Poi vennero le bombe di Hiroshima e Nagasaki, sganciate per ordine del Presidente repubblicano Truman, e finirono le leggende.
Per molti i geniali scienziati del progetto Manhattan avevano in realtà contribuito a un crimine di guerra e/o contro l’umanità di proporzioni inaudite.
Tanto più che un folto gruppo di scienziati, tra cui Max Born, uno dei massimi del ‘900, pur essendo antinazisti rifiutò di lavorare al progetto Manhattan rifugiandosi in Inghilterra, oppure come Occhialini, altro grande fisico italiano, andando in Brasile. E ancor oggi si discute se Majorana, il più geniale della covata di Fermi, non sia scomparso nel 1938 proprio avendo intravisto la terribile violenza cui il suo, e degli altri, lavoro scientifico apriva la porta. Qualcuno ha parlato di una scienza che aveva perso la sua innocenza, ma in realtà la scienza fin dalle origini si è intrecciata e ha interagito con la politica, la guerra, l’economia.
Popper sottolinea che nella polis l’origine della democrazia e della scienza è comune, entrambe fondate sul metodo dialettico e sul dubbio, mentre Aristotele scopre che la geometria è more ethico fondata, e Simone Weil dichiara la geometria essere figlia della rivolta operaia. Ma prima di dire la mia opinione in merito, vorrei aggiungere alcune cose a questa molto approssimativa narrazione.
Il bombardameno nucleare di Hiroshima e Nagasaki segnò anche l’inizio della guerra fredda e non sono pochi a dire che fu innanzitutto un avvertimento all’URSS.
L’Unione Sovietica era rimasta indietro anche per l’ottusa scellerata scelta di Stalin di mandare in campo di concentramento i migliori ricercatori nel campo, tra cui Landau un assoluto genio. Poi nel 1950 arrivò dall’ Italia Bruno Pontecorvo, comunista che scelse la patria socialista, dando un contributo fondamentale a tutta la ricerca sovietica in campo nucleare. Così l’URSS costruì la bomba, e l’equilibrio strategico tra USA e URSS si ricostituì dando luogo a quell’equilibrio del terrore e/o della deterrenza nucleare su cui si è retto il mondo almeno fino al 1989. Nel mezzo rimasero condannati a morte i coniugi Rosenberg, ebrei e comunisti, assassinati – ogni esecuzione seppure di stato è sempre un assassinio – perchè considerati colpevoli di avere trasmesso piani della bomba oltrecortina, ipotesi poco credibile ma la guerra fredda esigeva le sue vittime. Nel mezzo rimane l’atollo Eniwetok sperduto nel Pacifico, che racchiude le scorie radioattive dei test nucleari in atmosfera effettuati dagli USA dal 1948 al 1962, a quel che si sa 67. Il materiale doveva essere riciclato, invece è ancora lì, e sulla camicia di cemento che lo circoscrive sono state rilevate alcune crepe, a dir poco inquietanti. Intanto le nazioni nucleari sono diventate 9 o 10, oltre a USA e Russia, superpotenze, Cina, Francia, Gran Bretagna, Israele, India, Pakistan, Corea del Nord, mentre la denuclearizzazione si è fermata. Forse viceversa le armi nucleari stanno riprendendo piede, nonostante l’accordo recente riguardante l’Iran.
A tutt’oggi comunque sono ancora migliaia le testate attive, mentre i vettori a lungo raggio e intercontinentali sostanzialmente sono sviluppati da USA, Russia e Cina.
Abbastanza per cancellare la nostra civiltà dalla faccia della terra. Ma ritornando al progetto Manhattan, credo che l’invenzione e costruzione della bomba nucleare abbia fornito alla specie umana la possibilità di suicidarsi, cioè un grado di libertà che nessuna specie vivente ha mai avuto. Una grande libertà che comporta un grande rischio, il cosidetto olocausto nucleare. La civiltà umana e forse la vita della specie dipendono da come questo grado di libertà verrà usato nella dinamica evolutiva per generare un’ethica della fratellanza e della cooperazione. Mentre il cambiamento climatico avanza, e qualcuno parla anche di possibile olocausto climatico.