L’incontro tra arte e nuove tecnologie ha dato vita ad un’avanguardia artistica immersiva di incredibile portata e potenzialità: Il Video Mapping. Per QCT
di Laura Massaroli
Tentare di trovare una definizione e indicare poche parole che possano racchiudere e delimitare questa tecnica è difficile, perché è frutto di un lungo percorso di ricerca in ambiti artistici diversi, tra cui visual, sound design e arte performativa. I connotati principali, quindi, sono trasversalità e multidisciplinarietà. Il suo significato più profondo può essere colto, forse, dall’utilizzo del termine ‘Architectural Dressing’. Perché questo fa il Mapping: riveste di nuova luce e fa prendere una nuova vita ad un’architettura, che sia la facciata di un palazzo, di una chiesa, di una casa. E tutto questo attraverso una tecnica di videoproiezione.
Si tratta di una particolare forma di realtà aumentata e il suo scopo è proprio quello di modificare la prospettiva, la percezione che lo spettatore (anzi, gli spettatori perché l’intento è di creare visioni performative collettive) ha della superficie, la superficie fisica e reale che sta guardando, attraverso addizioni e sottrazioni.
E’ così: si fa luce su elementi architettonici magari poco considerati e notati che vengono così nuovamente distinti oppure, al contrario, si introducono nuovi componenti, personaggi tridimensionali che animano la facciata rendendola viva. L’attenzione rivolta a queste innovative forme artistiche, per le arti digitali, è testimoniata dai numerosi festival che promuovono queste sperimentazioni non solo all’estero, ma anche in Italia.