The real price of your mobile phone

Un documentario svela i costi umani e ambientali dei nostri smartphone

di Chiara Catenazzi

Guardiamo il nostro stmartphone circa 150 volte al giorno. Nel mondo vengono venduti 57 telefoni al secondo, 1,8 miliardi in un anno. Ci sono più cellulari che spazzolini sul pianeta. Numeri e fatti che indicano una rivoluzione, l’avvento di una nuova religione, come dice Martin Boudot, l’autore di questo documentario realizzato insieme a Jules Giraudot e prodotto da PRÈMIERES LIGNES. La qualità di questa inchiesta, che dimostra una grande abilità esplorativa, ha valso a questo videoprogetto il premio per il miglior reportage investigativo della prima edizione dei DIGawards.

Siamo talmente abituati a convivere con i frutti della tecnologia che forse non ci siamo mai chiesti cosa realmente abbiamo tra le mani. Questo documentario sceglie di indagare sul costo umano e ambientale dei nostri smartphone, su chi e come veramente guadagni da questa produzione di massa: colossi quali Apple, Samsung, Nokia, LG.

Smontando un cellulare emergono gli effetti della globalizzazione, soprattutto quelli più devastanti. Questa indagine ci porta in Cina dove le grandi multinazionali abbattono i costi di produzione e assemblaggio, ci porta dentro alle fabbriche dove i bambini lavorano di notte per un salario da fame.

Ma il viaggio non si ferma qui, segue le tracce del coltan, minerale fondamentale per le batterie dei nostri apparecchi tecnologici e arriva nella Repubblica Democratica del Congo, Nord Kivu per la precisione, terra di un recente conflitto e di sfruttamento dei minatori che rischiano la vita ogni giorno. L’estrazione di materie prime essenziali per la produzione dei nostri apparecchi tecnologici ha anche un enorme costo ambientale: questo documentario racconta la triste realtà di Baotou, Mongolia, dove il saccheggio dei metalli magnetici provoca un inquinamento tale da trasformare l’intera area in un cimitero. Non si possono poi dimenticare le difficoltà di smaltimento dei telefonini usati e scartati con una velocità sempre crescente, indispensabile alla società dei consumi.

L’indagine è approfondita, la documentazione e l’analisi dei dati sono accurate e precise, ma il suo punto forte è forse quello di saper cogliere il lato umano dei fatti attraverso l’osservazione, l’ascolto e le interviste, di saper raccontare le storie delle persone che realmente pagano il prezzo dei nostri telefoni.

L’autore rivolge la domanda fondamentale della sua inchiesta a se stesso, al pubblico ma anche direttamente ai responsabili di tutto questo, gli amministratori delle multinazionali che fanno affari con la tecnologia: sono consapevoli degli effetti? Il sorriso impassibile e taciturno di Bill Gates, considerato un filantropo, è emblematico della totale insensibilità del mondo delle grandi industrie a questi temi.

Il problema è enorme, anche perché non si limita ai soli telefoni cellulari ma comprende una vastità di oggetti tecnologici con i quali conviviamo e dei quali non potremo più fare a meno. Ma il messaggio finale di questo reportage è importante: siamo responsabili della scelta di ciò che acquistiamo e i piccoli gesti di tante persone possono fare la differenza. Il boicottaggio nasce in questo caso dalla consapevolezza che ci si può opporre a chi non produce in modo etico.