Pioggia di poesie

Un collettivo di poeti cileni ha riempito il cielo di Milano di parole di libertà

di Silvia Benedetti

“Ho carezzato, di notte, la scorza del tronco.
Il cielo è un coro di lumi:
il suo canto scivola sulle strade del mondo”.

Queste parole del “Notturno”, scritto dal poeta italiano Antonio Prete, sono tra le migliaia di versi piovuti su Piazza del Duomo, al tramonto, sabato 26 settembre. Milano è così diventata la settima città al mondo ad assistere all’inusuale ed intensa performance del collettivo cileno Casagrande, un gruppo di giovani poeti, convinti che la cultura, e in particolare la poesia, salveranno l’umanità dai dolorosi traumi della storia.

Poco prima del calare del sole, con il rame dorato della Madonnina ancora sfiorato dall’ultima luce del giorno, un elicottero ha iniziato a sorvolare le guglie del Duomo e ha fatto piovere, a più riprese, su una folla incredula un’infinità di poesie di ottanta autori italiani e cileni.

“E’ un regalo che il Cile offre all’Italia per ringraziarla dell’ospitalità che ci ha riservato durante l’Esposizione universale,” spiega il giovane direttore del Padiglione cileno all’Expo di Milano, Guillermo Ariztía.
Dopo Santiago del Cile (2001), Dubrovnik (2002), Guernica (2004), Varsavia (2009), Berlino (2010) e Londra (2012), la città lombarda è stata scelta per un nuovo “bombardamento di pace”, parole al posto delle bombe del passato, un modo per riportare a galla la storia, riscrivendone tuttavia i passaggi più cruenti con versi nuovi.

“Tutti i nostri progetti nascono al tavolino di un bar. Siamo amici, seguiamo tutti una carriera letteraria, abbiamo creato insieme un gruppo musicale (“Los muebles”). Per tutti questi motivi, il lavoro creativo è parte integrante della nostra quotidianità,” dichiara Julio Carrasco, uno dei membri di Casagrande che, il 26 sera, sull’elicottero, assieme ad altri tre poeti, lanciava poesie verso la Piazza del Duomo.

Una quotidianità che va tuttavia sempre a scavare nei recessi più dolenti della storia, anche di quella più recente, anche di quella ancora parzialmente irrisolta. “Questa iniziativa è nata nel 2001 con l’idea di ‘sganciare poesie’ sul Palazzo di La Moneda, la sede del governo cileno bombardato da Pinochet, in quello che è stato il primo atto della dittatura militare che ha dissanguato il nostro Paese. E’ stata un’azione molto politica con cui abbiamo voluto sottolineare, in maniera inedita, le violazioni dei diritti umani perpetrate dai militari. Un modo, anche, di alleviare il dolore di migliaia di cileni che hanno sofferto durante questo traumatico processo storico,” dichiara Carrasco.

Dopo Santiago, l’iniziativa di Casagrande è stata replicata attraverso il mondo, in città che, pur in condizioni e in tempi totalmente diversi, hanno tutte sofferto per la guerra e per un’aviazione nemica che le ha sorvolate con il preciso obiettivo di distruggerle.

I membri di Casagrande amano ripetere che fanno parte del collettivo per il “piacere delle vertigini”. Un piacere pienamente condiviso a Piazza del Duomo dove a rincorrere i ‘poemi volanti’ sono stati anche quei giovani che forse non hanno mai acquistato un libro di poesie, o turisti stranieri infervorati anche se incapaci di capire i versi che ricevevano in dono dal cielo.

“Il piacere delle vertigini che evochiamo spesso si riferisce al fatto che la maggior parte delle iniziative artistiche che realizziamo sono di una tale complessità che non possono non provocare questa sensazione in noi. Assieme ai bombardamenti di poesie abbiamo realizzato anche tante altre performance che provocano le vertigini: abbiamo, ad esempio, installato un Pinochet gonfiabile di 12 metri di altezza attaccando così sedi istituzionali cilene; dipinto la forma gigante di quattro aerei Hawker Hunter vicino a La Moneda per ricordare l’11 settembre 1973…” precisa il poeta cileno.

I testi scelti per questa “Pioggia di poesie” a Milano sono stati quasi tutti scritti da autori che fanno parte della nuova generazione di poeti in Italia e in Cile, autori, per la maggior parte, sotto i 40 anni. Una scelta deliberata in modo da “impregnare il progetto di un’idea di futuro”, aggiunge Carrasco.

Per il resto, come spiegano i membri di Casagrande, al di là delle “condizioni climatiche eccellenti” e un vento leggero e generoso, la performance italiana si è svolta come le precedenti: le reazioni entusiaste della gente, la corsa disordinata e corale per afferrare le poesie, la generosità di alcuni che hanno condiviso il loro “bottino di versi” con qualche sconosciuto meno fortunato, la totale assenza di poesie per terra dopo la “pioggia”, avvicinano la folla di Milano a quelle di Londra, Santiago o di Varsavia… Così, questa iniziativa ha messo anche in rilievo un senso simbolico di uguaglianza e di somiglianza in un’umanità disparata e separata dal tempo e dalla distanza ma simile nelle sue reazioni davanti all’arte, alla poesia e, forse, anche davanti agli orrori della guerra.

“Penso che la poesia esista per riformulare domande antiche. In altre parole, la poesia serve a reimpostare le domande che si sono fatte le persone di ogni epoca storica e che riguardano l’essenza stessa dell’essere umano: chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando…” conclude il poeta Julio Carrasco.
Se la poesia non può sempre offrire risposte a questi interrogativi, ci ricorda per lo meno della loro esistenza e ci trasforma, grazie alla consapevolezza che fa scaturire in ognuno di noi, “in persone migliori”.

“La pioggia di poesie a Milano ha rappresentato un incontro di pace, amicizia e cultura tra il Cile e l’Italia. Anche perché ‘El Amor de Chile’ – così si chiama il nostro Padiglione all’Expo in onore ai versi di Raúl Zurita, uno dei principali esponenti della poesia cilena contemporanea – riflette la tradizione di un Paese che ha sempre intrecciato storia e creazione letteraria,” dichiara Lorenzo Constans, Commissario generale del Cile all’Expo di Milano.