Nepal a secco: turismo e ricostruzione in ginocchio

Il blocco dei carburanti alla frontiera con l’India, voluto dagli oppositori alla nuova costituzione e supportato da Delhi, mette a rischio stagione turistica e ricostruzione post-terremoto

di Emanuele Bompan , da Kathmandu

Il Nepal è all’asciutto. Da sabato 27 settembre il paese himalayano sta razionando la distribuzione del carburante a causa di un blocco commerciale al con file con l’India, l’unico paese da dove lo stato himalayano importa rifornimenti. Alle porte di Kathmandu lunghe file di camion e bus rimati a secco bloccano le strette arterie che collegano la capitale con il resto del paese. Ad ogni stazione di rifornimento ci sono file lunghe 3-4 kilometri, iniziate già nel pomeriggio di sabato. Uno scenario apocalittico.

Sono 76 ore che sono in fila per la benzina. Non mi sono mosso di un metro». Dunbar Sing siede a bordo del suo taxi, bloccato in una colonna infinita di auto. «Presto, se non arriva la benzina, sarà il caos».

«Le cose sono completamente fuori controllo» spiega Deepak Baral, un portavoce della compagnia petrolifera statale, Nepal Oil Corporation. «Al momento cerchiamo di dare priorità alle emergenze. Ma non sappiamo come evolverà la situazione»

Dietro il blocco commerciale, non dichiarato ufficialmente dal governo indiano, ci sarebbe l’insoddisfazione da parte di alcuni gruppi politici filoindiani del Terai (la zona delle pianure del Nepal) che protestano contro la divisione territoriale prevista dalla nuova costituzione nepalese, firmata lo scorso 20 settembre.

Dall’inizio di quest’anno oltre 40 persone hanno perso la vita in proteste contro la nuova costituzione che secondo i critici non garantirebbe uguale rappresentanza alle comunità del Terai, Madhesi e Tharu, oggi una rilevante componente della nazione nepalese. Una posizione supportata anche dall’India, che non fa segreto di gradire poco il documento costituzionale approvato.

Secondo il governo di Kathmandu ci sono riserve di carburante per massimo dieci giorni, ma in molti casi varie aree del paese sono già rimaste a secco. All’aeroporto Tribhuvan International di Kathmandu numerosi passeggeri hanno visto cancellati alcuni voli dopo che è stato vietato il rifornimento allo scalo nepalese.

Nei villaggi cominciano a scarseggiare alcuni beni, dato che molti camion sono fermi. Nel distretto di Sindhulpalchok, uno dei più colpite del terremoto del 25 aprile scorso, migliaia di persone sono accampate lungo le strade polverose in attesa di autobus o una moto per un passaggio per rientrare a casa.

Intanto il governo nepalese ha mandato in missione a Delhi il suo ministro del commercio Sunil Bahadur Thapa, per cercare di negoziare un accordo e riaprire i confini quanto prima.

Delhi nega ogni responsabilità. «Non abbiamo alcun ruolo nel blocco alle frontiere», spiega un portavoce del ministero degli esteri indiano. Secondo i giornali locali di Kathmandu le proteste delle popolazione del Terai sarebbero soprattutto nella “terra di nessuno” tra le dogane nepalese e indiana, in particolare nella città di frontiera di Birgunj.

Il blocco, sostengono numerosi intervistati, potrebbe danneggiare seriamente il processo di gestione dell’emergenza post-terremoto e della ricostruzione. «Credo che le ambasciate internazionali chiedano chiarimenti all’India», spiega Adnan Singh , traduttore. «Se si vuole aiutare il Nepal questa situazione deve finire.

Secondo Pippa Bradford, direttrice paese del World Food Program, l’agenzia logistica delle nazioni unite per la sicurezza alimentare, impegnata , al momento il programma di supporto per la consegna alimentare via aerea non avrà impatti. «Quello che ci preoccupa sono numerosi camion su cui facciamo affidamento per l’ultimo miglio di consegna su strada», ha spiegato la Bradford a Famiglia Cristiana.

Numerosi disagi per i turisti arrivati nel paese per la stagione dei trekking che dura da settembre a fine novembre. «Il Nepal è di nuovo aperto per i turisti. Anzi devono venire numerosi, perché tramite il turismo si aiuta la ricostruzione del paese», spiega Niraj Shrestra, operatore turistico dell’agenzia Rural Heritage. «Però il blocco rischia di mettere a repentaglio i pochi viaggi che siamo riusciti ad avere».

La speranza per molti è che il dialogo prevalga. Il Nepal non è in grado di sostenere a lungo un blocco di questo tipo in un momento già così difficile per paese.