di Giulia Bondi
Luigi Pirandello scrive in caratteri fini e precisi. Poche frasi lapidarie e teatrali. Giuseppe Verdi ha una grafia più svolazzante, e in una nota sulla busta rivela timori, forse legati all’enorme ammontare del suo patrimonio: “Copia conforme a questo documento porto sempre con me”.
Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italia, scrive, sempre a mano, alla moglie Anna quando ancora non conosce, ma in parte presente, il proprio tragico futuro: “È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese”.
Lina Cavalieri, “divina” del teatro italiano, dopo una vita di sfarzi lascia disposizioni per funerali “semplicissimi e improntati a quella sincerità che esula sempre dalle cerimonie fastose”. Angelo Fortunato Formiggini, editore satirico, conclude con due frasi paradossali (“Siate rassegnati alla mia sorte, non fate recriminazioni. Non guastatemi le uova nel paniere”) l’ultima lettera ai suoi prima di gettarsi dalla torre Ghirlandina di Modena in segno di protesta contro le leggi razziali del 1938.
È uno sguardo inedito sulla storia d’Italia quello che propone la mostra “Io qui sottoscritto: testamenti di grandi italiani”, esponendo alcune decine di “ultime volontà” di artisti, letterati, uomini di stato e di chiesa, tirati fuori dai cassetti e dagli archivi dei notai di tutta la penisola a cura del Consiglio nazionale del Notariato.
La mostra, accompagnata da un catalogo che agevola la lettura e la comprensione (non sempre è facile orientarsi nelle grafie dei testamenti, per la maggior parte olografi cioè manoscritti), si può visitare a Modena, nel Palazzo Comunale in piazza Grande, fino al 18 ottobre, mentre tra l’8 e il 10 novembre sarà visibile a Milano, all’interno degli spazi aperti al pubblico del Congresso nazionale del Notariato che si svolgerà a FieraMilanoCity.
L’idea nasce da Massimiliano Levi, che per il Consiglio nazionale del notariato è direttore della comunicazione. Esposta per la prima volta a Roma nelle celebrazioni del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, la mostra è uscita di nuovo dai bauli per il Festival Filosofia di Modena, dedicato al tema “ereditare”.
“Ho trovato un libro dedicato ai testamenti degli italiani, di Salvatore Matteis. Ma la ricerca tra le carte l’abbiamo iniziata a scatola chiusa, senza sapere cosa avremmo trovato, mobilitando e trovando la collaborazione di tanti archivi locali, da Milano ad Agrigento”, racconta Massimiliano Levi. “Immaginavo, e speravo, che i testamenti contenessero insegnamenti per le nuove generazioni.
La mostra è stata visitata a Modena da studenti di 50 classi e per noi i loro commenti positivi, nel libro delle firme, sono il più grande risultato”. Anche per i visitatori adulti, già 2700 a Modena che si aggiungono ai circa 10mila dell’esposizione romana, sono tante le storie e le sfaccettature da scoprire, davanti alle righe lasciate da grandi personaggi.
Nella società dell’eterna giovinezza e dell’istante, è affascinante il punto di vista di chi scrive guardando in faccia l’imminenza, o la possibilità, della propria morte. Disposizioni patrimoniali, legati benefici, desideri legati all’organizzazione del funerale, ma anche, in molti casi, testamenti spirituali, in cui le persone sottolineano gli ideali che le hanno guidate in vita, e che sperano sopravviveranno alla propria morte. Ed è anche l’occasione per scoprire personaggi locali, ma di respiro nazionale, come l’antifascista modenese Odoardo Focherini, morto nel campo di Flossenburg dove era stato imprigionato a causa della sua attività di salvataggio dei perseguitati razziali nell’Italia del regime fascista.
Informazioni su quando visitare la mostra a Modena, e poi a Milano, sulla pagina Facebook Io qui sottoscritto.