Tornado in Iraq: una questione di soldi

E dunque  il Corriere della Sera ha sganciato una rumorosa “bomba” (termine appropriato…) sul tavolo politico italiano: il Ministero della Difesa ed il Governo starebbero considerando l’ipotesi di effettuare bombardamenti in Iraq

di Francesco Vignarca
Vignarca.net

 

Azione diretta di guerra possibile grazie ad uomini e mezzi già dispiegati in loco da mesi, per le missioni di supporto ai curdi ed al Governo locale in funzione anti-ISIS. Il Corriere è netto nella propria presa di posizione rilanciando addirittura richieste di intervento precedenti: “La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis”.

A stretto giro, e con il classico scarno comunicato, la Difesa ha smentito qualsiasi decisione già presa (data invece quasi per scontata dal Corriere) pur lasciando aperta qualche “porticina” parlando di “ipotesi da valutare insieme agli alleati”. Non c’è dubbio che il dibattito politico divamperà soprattutto su un punto, quello della necessità di un passaggio parlamentare in merito ad un eventuale impiego della nostra forza militare. Passaggio di voto che il Corriere della Sera, in questo suo odierno scatto guerrafondaio, arriva addirittura a ritenere non necessario… In realtà sono i precedenti (si pensi al dispiegamento di forze di Afghanistan sotto il Ministro La Russa) e la natura stessa dell’attuale missione in Iraq, come detto nata da un voto ed una decisione di mero “supporto” ai combattenti curdi, a richiedere un esplicito passaggio alla Camera ed al Senato. Ricordiamo che il dispiegamento di questi mesi, originato dalla “emergenza Daesh” dell’estate 2014, è avvenuto da parte del nostro Paese prima con una piuttosto opaca fornitura di armi e poi con l’invio in lodo di istruttori e mezzi militari. Non è possibile, e lo stesso Ministero della Difesa lo ha ripetuto con forza nelle passate settimane, cambiare la “destinazione d’uso” della missione senza un passaggio formale ed esplicito con voto Parlamentare.

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