Se da oggi in poi basterà davvero il sospetto, o anche la certezza, di uno scontrino in taverna, privato, deviato su spese istituzionali per portare a dimissioni, allora oggi è il giorno in cui festeggiare.
di Angelo Miotto
Festeggiare molto e in maniera soddisfatta. Già possiamo immaginare come nella storia della nostra Repubblica, da oggi in poi, cadranno dimissioni a pioggia in ogni ordine e grado.
Il sidaco uscente di Roma, dimissionario, è stato bruciato sull’altare dell’odio viscerali anti Kasta?
Il peculato è un’accusa seria e serio è anche il fatto, se provato, che si spenda nel privato soldi pubblici, anche in taverna. Ma.
Ma molto più serio appare, non c’è dubbio che son pesi e misure diverse, il verminaio che corrode ed erode questo povero Paese da decenni, scoperchiato nell’inchiesta Roma Capitale.
Eppure molto più drammatica appare la disintegrazione del tessuto morale della politica, del mercimonio costante, dello scambio, della mafia, della corruzione, dei lobbisti costruttori, cementificatori, di soldi sporchi e sprechi costumi. Che schifo. E quanti danni.
Ecco perché, Marino dimesso, siamo qui ad aspettare di vedere quella pioggia di lettere di dimissioni come una pioggia liberatrice verso la nuova gerusalemme, quella che dipingono i fautori di una campagna scoperta ed evidente, mediatica e orchestrata fin dal midollo del partito del sindaco, nelle prossime occasioni che di certo non mancheranno.
La lettera di quasi-dimissioni di Ignazio Marino merita, in ogni caso -fan e detrattori di buona fede – di essere pubblicata. Ci sono parole pesanti dentro, se tornassimo a leggere l’italiano e non solo i titoli e le dichiarazioni/slogan da cinguettare su twitter. Vediamo insieme le fasi del periodare di Marino.
1.Incipit: riflessione, contesto, da dove venivamo prima di me, gli orchetti pigliatutto del clan fascista di Alemanno.
Care romane e cari romani,
ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme.
2. Rivendico il lavoro svolto: cambio di governo, taglio delle lobby, collaborazione al momento dello scandalo dell’inchiesta Roma Capitale
In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica.
3. Il mio impegno, una furiosa reazione e un lavorio rumoroso. Spettatori poco attenti e poco solidali e la macchina del fango. Marino è solo.
La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine.
4. Venti giorni. Se non ci avesse abituato a quelle che molti ormai chiamano per nome, superficialità e vanità, verrebbe quasi da pensare a un abile gioco di carte ancora non scoperte o a un annuncio in questo senso, per chi ha orecchie per intendere. Di oggi le speculazioni del mainstream (beninformato?) su faldoni in possesso del sindaco quasi dimissionato.
Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni.
5. Scontrini.
Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere.
Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città.
6. Il gran finale: la denuncia. Il sistema Roma, la mafia, il conosciativismo e il PD non tanto cieco, ma parte più che in causa. Che dice Il PD? Dopo la clava azionata da La Repubblica può dire solo che sono parole di un dimissionario ferito? E la Questione morale sarebbero gli scontrini, o solo quelli?
Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio.
In chiusura due cenni a due articoli pescati sui social. Il primo ci racconta bene le sabbie mobili di Roma per chi arriva da marziano: Marco Carta su Gli Stati Generali (è del 13 novembre del 2014, il che fa impressione). E l’altro di Alessandro Gilioli, che ci racconta Marino, che ha avuto l’occasione di conoscere da vicino.